1820, 1920, 2020
‘USA 2020’.
Fascino incredibile.
Dovremo aspettare il 3030 (!) per avere qualcosa di simile, che si avvicini.
Due, ovviamente e ‘poeticamente’ del tutto inferiori, le precedenti Presidenziali con finale 20.
La prima – si votava ancora per più giorni e settimane – tra l’1 novembre e il 6 dicembre 1820.
Resta per alcune unicità.
Il Presidente in carica e in cerca di conferma, James Monroe, non aveva avversari (mai più successo).
Per evitare che fosse scelto dai Grandi Elettori all’unanimità, uno tra loro dirottò il proprio voto su John Quincy Adams.
Altrimenti Monroe avrebbe pareggiato (raccogliendo la totalità nel Collegio) il Padre della Patria George Washington.
E fu l’ultima circostanza nella quale il Presidente eletto apparteneva alla generazione che aveva partecipato alla Rivoluzione contro gli Inglesi.
La seconda, il 2 novembre 1920 (dal 1848 si votava in un solo giorno), seguiva la fine della Prima Guerra Mondiale e l’approvazione dell’Emendamento che finalmente concedeva il voto alle donne (cinquant’anni dopo l’altro che aveva dato ai maschi neri quel diritto!).
Fra la immagini che restano di quel 2 novembre la foto al seggio della moglie del candidato repubblicano Warren Harding di lì a poco Capo dello Stato.
Era quella – e stava volgendo al termine – l’era nella quale gli ‘Ohioans’, i nati nell’Ohio, vincevano ripetutamente le elezioni.
Nella circostanza, il vincitore Harding e lo sconfitto democratico James Cox erano entrambi ‘Ohioans’!
E si pensi che il Running Mate di Cox – con lui ferocemente battuto – era nientemeno che Franklin Delano Roosevelt.
La sola volta nella storia che un candidato Vice perdente sarà dipoi in grado di arrivare (quattro i mandati vinti e tre quelli completati prima di lasciarci le penne) personalmente a White House.
Ecco, confrontando le due votazioni, nel 1820 correva un cavallo di razza, mentre nel 1920 la competizione riguardava due Dark Horse e il futuro cavallo di razza era in qualche modo nascosto, nelle retrovie.
E nel 2020?