Buzzurro, razzista e maschilista, oltre che bianco, l’elettore di Donald Trump?
Il Wall Street Journal – foglio, come si dice, autorevole – parla dell’elettore medio di Donald Trump e ne traccia un quadro devastante.
Si tratta, scrive, di un bianco (e va bene: votano, possono votare i bianchi, no?), buzzurro, razzista e maschilista!
Evviva.
Un modello di superficialità indigeribile, questa frettolosa analisi (se tale si può definire).
In primo luogo, perché qualifica in questi simpatici termini una larga fetta di elettori, una bella fetta di americani.
(Se si aggiungono ai tifosi ‘buzzurri’ di Trump quelli ‘bigotti’ di Ted Cruz dove arriviamo quanto a percentuali di improponibili, per un WSJ con la puzza sotto il naso, cittadini?)
Poi, perché non considera la realtà, il fatto – che va emergendo sempre di più – che un notevole numero di laureati e di esponenti della classe ‘colta’ si dichiarano disponibili a votare il magnate nuovayorchese.
Il quale, inoltre, va acquisendo simpatie anche tra le donne (evidentemente, stando al WSJ, tra quelle bianche, razziste e maschiliste).
Fatto è che Trump non si presenta in modo univoco e facilmente qualificabile.
Fatto è che non poche sono le sue sfaccettature (e anche le contraddizioni).
Si tratta ovviamente di un oggetto estraneo – un UFO? – trasversale, per alcuni aspetti perfino ‘sinistrorso’…
Quello che in gergo, in politichese, gli americani definiscono un ‘maverick’ che nessuno in America chiama ‘fascista’, come di contro capita a Cruz sentirsi chiamare.
Per dare un’idea per qualche verso più precisa (possibile farlo? possibile senza essere rozzamente tranchant?) dell’elettore ‘trumpiano’ si guardi alle caratteristiche che lo distinguono dall’elettore ‘cruziano’.
La prima?
E’ una persona che di religione e temi etici si occupa poco (Cruz, invece, è il puro rappresentante degli evangelici e della ‘religious right’).
E’ un elettore sui generis, che spesso in precedenza non è andato a votare per differenti ragioni solitamente non ideali o ideologiche (i ‘cruziani’, ideologicamente più agguerriti, se non vanno a votare è perché rifiutano il candidato per loro non ortodosso emerso vincente da primarie e convention).
E’ un deluso che spera in una ‘rivoluzione’ (il ‘cruziano’, ancora una volta semplificando brutalmente, è un nostalgico) e ‘odia’ politicanti e partiti.
E’ un cittadino che non si pensa ‘di destra’ tout court, anzi.
E si potrebbe nel confronto continuare con ‘sottodistinzioni’)…
E’, guardando ai democratici – significativo oltremodo che i dati emersi da primarie e caucus abbiano dimostrato che i repubblicani ai seggi in questa circostanza sono molti di più rispetto al 2012 mentre i dem di meno! – ancora i ‘trumpiani’ appartengono, in maggioranza, a quella larga fascia di cittadini (molti ispanici oramai integrati compresi) che temono fortemente l’immigrazione.
Al limite, non si riconoscono – non si riconoscono più? – nel ‘politically correct’ imperante a sinistra.
In ipotesi – qualcuno l’ha avanzata da subito – un ticket GOP Trump/Cruz, una unione tra ‘buzzurri’ e ‘bigotti’, avrebbe serie chance?
Come si dice, tutto è possibile, ma v’è da dubitarne.
(Scrivo quest’ultima riga e subito penso che sia un vero azzardo pronunciarsi oggi in merito.
Le cose cambiano, gli avvenimenti storici intervengono a spazzare via i quadri e i pronostici.
Se Bernie Sanders si proponesse come indipendente…
Se una brokered convention GOP bocciasse Donald e lo costringesse ad uscire…
Se…
Se…
Se..
Vale comunque e sempre la vecchia massima attribuibile a Rino Tommasi: “Solo chi ha il coraggio di fare previsioni può sbagliarle”.
Ma, nelle righe precedenti, ne ho fatte?)