Cattolici USA oggi
Ricordate?
1928, Alfred Smith, primo cattolico in grado di farlo, conquista la nomination democratica e corre per White House contro il repubblicano Herbert Hoover?
Tuoni e fulmini.
È un ‘papista’, si grida.
Ove fosse eletto governerebbe il Papa, si sostiene.
E perde.
Non solo per queste ‘accuse’ certamente.
1960, il cattolico John Fitzgerald Kennedy arriva alla Convention democratica e il vecchio ex Presidente Harry Truman gli si oppone specificando “Non è il Papa (‘Pope’) che mi preoccupa, è il papà (pop)!”, con riferimento ai trascorsi poco limpidi di Joseph Kennedy ma evitando di calcare la mano sull’appartenenza religiosa di John.
I tempi sono cambiati e in tutta la conseguente campagna nessuno attaccherà Kennedy in proposito.
Dipoi, molti i cattolici proposti dall’asinello per i più svariati incarichi.
Dall’asinello.
Non dall’elefantino.
Restano per lunghi decenni i repubblicani su posizioni di retroguardia quanto al cattolicesimo.
Restano ‘wasp’: ‘white, anglo-saxon, protestant’.
‘Protestant’!
‘Col tempo maturano le nespole e la canaglia’, recita un antico adagio (non che i GOP siano canaglia, per carità, si fa per dire), e le cose, venendo in qua, mutano.
Si arriva al punto che – incredibilmente (non tanto) convergendo le posizioni ‘destre’ degli evangelici in particolare (colonna portante repubblicana in molti Stati) con quelle cattoliche in fatto di forte opposizione all’aborto, ai matrimoni gay, alle cosiddette ‘riforme liberal’ che sempre più prendono piede tra i democratici – un cardinale di Santa Romana Chiesa partecipa benedicente alla Convention GOP mentre non pochi tra quanti ai tempi venivano bollati come ‘papisti’ proprio dai repubblicani si fanno largo nel partito trovando spazio e possibilità.
E, arrivando all’oggi, al clima esasperatamente ‘politically correct’ che ha pervaso i dem, occorre che il fatto di appartenere alla Chiesa di Roma comporti l’essere messi sotto attenta osservazione, se non accusa, proprio da buona parte degli aderenti al partito che fu di Alfred Smith e di John Kennedy!
Accade – per testimoniare con i fatti – che in Senato esponenti democratici di peso mettano in dubbio l’indipendenza di una autorevole candidata a un posto di Giudice Federale in Nebraska in ragione della sua religione.
“Le cose cambiano”, diceva David Mamet.
Quasi sempre in peggio!