Come e se Gary Johnson può determinare l’esito della general election
Gary Johnson, Libertarian Party, il terzo incomodo.
Ma se quattro anni fa l’ex governatore non è andato oltre l’uno per cento (in totale, un milione trecentomila voti circa) perché a novembre dovrebbe/potrebbe essere in qualche modo preso in considerazione?
Ha forse una minima possibilità di affermarsi anche in un solo Stato e di portare a casa delegati?
Semplice la risposta al primo quesito: perché in non rarissime situazioni, in Stati nei quali poche migliaia di voti fanno la differenza, la sua sola presenza può determinare la vittoria dell’uno piuttosto che dell’altro tra il repubblicano e la democratica e la conseguente diversa attribuzione dei voti elettorali relativi.
Per dare un’idea, nel 2000, la Florida – determinante ai fini della vittoria di George Walker Bush – fu conquistata dal futuro presidente repubblicano per poco più di cinquecento voti popolari mentre l’allora candidato verde Ralph Nader, nello Stato con capitale Tallahasse, otteneva, del tutto inutilmente, un mucchietto di suffragi molti dei quali, lui assente, sarebbero probabilmente andati ad Al Gore.
Occorre pertanto ribadirlo: in alcune circostanze anche una manciata di voti sottratta dal terzo incomodo può influire.