Composto, efficace, a Nashville, Donald Trump
Contrariamente alle aspettative, seguendo i suggerimenti di Bill Stepien (suo relativamente nuovo capo staff), Donald Trump, ieri a Nashville, Tennessee, ha affrontato con ben differente tono e probabile (lo vedremo) maggiore efficacia – in particolare nei confronti di quella parte degli elettori/spettatori che al termine del primo dibattito erano apparsi confusi e contrariati per la sua aggressività – rispetto al precedente il secondo confronto televisivo con Joe Biden.
Confronto ben diretto – tanto che il tycoon alla fine lo ha riconosciuto – dalla da lui in precedenza temuta anchorwoman Kristen Welker.
Non che il comunque per natura meno incisivo Joe Biden abbia sfigurato totalmente, no.
Erano però i riflettori necessariamente puntati sul Presidente.
Per quanto la politica estera non fosse tra i temi previsti in scaletta se ne è parlato a proposito dei rapporti (condannati dal democratico perché condotti con un dittatore e comunque a suo modo di vedere inconcludenti) intercorsi tra The Donald e il capo nordcoreano Kim Jong-Un (il quale, a detta dell’incumbent, non aveva voluto in precedenza incontrare Obama “perché non gli piaceva”).
Naturalmente, si è parlato del Covid (impossibile evitarlo con la pandemia in atto).
Delle questioni relative alle tasse del Presidente e dei discutibili (secondo i repubblicani) comportamenti del figlio di Biden, Hunter.
Delle questioni climatiche.
Della immigrazione…
Sempre, restando ad ogni proposito i due contendenti distanti su posizioni ben note.
Aspettiamo di conoscere le reazioni degli elettori/spettatori ben ricordando che assai raramente un dibattito tra i candidati a White House ha causato stravolgimenti decisivi.
Di certo, comunque, a qualche fine elettorale sarà servito.