Convincere prima i propri elettori è una necessità
Ok, gli ‘swing voters’.
Gli elettori che di volta in volta possono cambiare la preferenza non essendo duri e puri sostenitori dell’uno o dell’altro partito.
Ok, gli ‘swing States’.
Gli Stati come l’Ohio (l’esempio più calzante) che di volta in volta, non essendo radicalmente blu o rossi, possono esprimersi a maggioranza per l’una o l’altra parte spostando i loro Grandi Elettori.
Determinano gli uni e gli altri l’esito novembrino.
Solo però nel caso in cui il partito che ne cerca il consenso sia stato in grado nella circostanza di radunare e convincere in prima battuta l’intero possibile schieramento dei ‘suoi’.
È accaduto che in questa indispensabile e fondamentale azione gli uni e gli altri abbiano fallito.
È accaduto in particolare allorquando il candidato infine prescelto, lungi dall’unire, abbia diviso.
L’ultima volta nel 2008 tra i repubblicani visto che John McCain non fu accolto dalle frange GOP più conservatrici che preferirono astenersi.
Per non parlare dei due casi decisivi storicamente (le divergenze furono davvero profonde) riguardanti i
– democratici nel 1860 (la spaccatura interna ha grandemente favorito la vittoria di Abraham Lincoln)
– repubblicani nel 1912 (l’uscita dal GOP di Teddy Roosevelt causò l’arrivo a White House di Woodrow Wilson).
Sono Donald Trump e Joe Biden due candidati unificanti o meno?
Quanto al Presidente uscente, sappiamo che alcuni repubblicani ‘alla vecchia maniera’ poco lo sopportano.
Quanto allo sfidante, sappiamo della frazioni di sinistra radicale (i ‘sandersiani’ per capirci) che non sanno se appoggiarlo fino in fondo.
Tutto da vedere il futuro svolgimento.