Eliminare Caucus e Primarie?
2012: guardiamo alla storia recente.
Una situazione analoga nell’opposto campo.
Un Presidente in carica (Barack Obama, democratico) in cerca di una seconda candidatura e quindi – per il processo dai partiti USA, attraverso mille difficoltà e affrontando infinite resistenze, adottato – di delegati alla Convention a lui connessi.
Vince, nella circostanza, Obama, ufficialmente, cinquantasei tra Caucus e Primarie.
(Ai cinquanta Stati va aggiunto il Distretto di Columbia e, formalmente, i Territori di Guam, Portorico, Virgin Islands, Samoa Americane e il Comitato dei Cittadini all’Estero).
Invero, però, i dirigenti locali di Connecticut, Delaware, New York e Virginia, nell’occasione specifica, decidono di non programmare le rispettive consultazioni definendo il Presidente il loro candidato e assegnandogli senza possibili opposizioni i delegati di competenza.
(Occorre, a questo punto, ricordare che, su scala minore quanto al numero di Stati, qualcosa del genere si era già visto con Bill Clinton nel 1996 e con George Walker Bush nel 2004).
Tutto ciò detto e ricordato, credo debba suonare un campanello d’allarme oggi – nel mentre tre sfidanti (per carità, decisamente poco appoggiati e assolutamente battibili: Bill Weld, Joe Walsh, Mark Sanford) si propongono in casa repubblicana in alternativa a Donald Trump – il fatto che già tre Direttivi locali GOP (South Carolina, Nevada e Kansas), mentre altri ne parlano, abbiano operato per eliminare dalla scelta dei loro delegati il voto popolare.
E questo in specie ricordando come il processo Caucus Primarie sia stato sostanzialmente voluto proprio dai repubblicani che lo adottarono, certo non diffusamente, a partire dalle elezioni datate 1912.
Alte le rimostranze dei tre citati competitori dell’incumbent President.
Vedremo se e quanto avranno seguito almeno nell’impedire che altri Comitati locali dell’Elefantino scelgano la contestabile strada che South Carolina, Nevada e Kansas hanno fin qui percorso.