“Grazia preventiva”? Una sconvolgente ma possibile ipotesi
Voci insistenti a Washington.
Voci conseguenti ancora una volta alla contrapposizione senza scampo tra Donald Trump e i suoi avversari, che solamente ‘politici’ sarebbe molto limitatamente definire.
Siamo – ben lo sappiamo e va oggi ribadito – all’odio e ad un palpabile desiderio di vendetta nei confronti di un uomo che, come mai in precedenza accaduto, ha rappresentato per i democratici un ostacolo “volgare”, culturalmente estraneo e, del tutto indigeribile, per lunghi momenti, vincente.
Voci che si riferiscono alla – da non pochi ritenuta necessaria vista la defenestrazione novembrina – Grazia per lo stesso fra non molto ex Presidente, per i suoi familiari, per i suoi avvocati difensori…
Una Grazia “preventiva”.
(Nel 1974, Gerald Ford concesse la concesse al predecessore, dimissionario a causa dello ‘Scandalo Watergate’, Richard Nixon ed è questo precedente che viene alla mente).
Orbene, Donald Trump potrebbe in teoria (sarebbe una difficilissima prima volta e provocherebbe un finimondo) dimettersi appena dopo il 14 dicembre (giorno nel quale il Collegio dei Grandi Elettori nominerà il Presidente).
Gli subentrerebbe il Vicepresidente Mike Pence, ad ogni effetto e con tutti i poteri a quel mentre Capo dello Stato fino alle ore 12 del 20 gennaio 2021.
Pence – prendendo su di se una responsabilità storicamente unica (e quanto accettabile?) – opererebbe conseguentemente.
L’atto – non potrebbe essere altrimenti – sarebbe successivo all’entrata in carica e pertanto la definizione “preventiva” che se ne dà fa riferimento all’intesa Trump/Pence al riguardo che deve precedere la successione.
Non vorrei essere nei panni di un Pence a questo modo operante per tutto l’oro del mondo!