I poteri del Presidente e del Congresso in caso di guerra
Il 25 giugno del 1950 la Corea del Nord Comunista attaccò la Repubblica della Corea del Sud.
L’ONU condannò l’invasione e con una votazione del Consiglio di Sicurezza conclusa con nove voti favorevoli e nessuno contrario convocò i propri membri per andare in aiuto della Corea aggredita.
(Come mai, per inciso, l’Unione Sovietica, alleata e sostenitrice della Corea del Nord, non oppose il veto alla delibera che dava il via all’intervento militare, fra le altre Nazioni, degli Stati Uniti?
Semplicemente perché sei mesi prima aveva abbandonato il predetto Consiglio di Sicurezza a seguito del rifiuto opposto alla sua richiesta di garantire un seggio nel consesso alla Cina Comunista).
Quel che conta ai fini della storia americana è quanto occorse in seguito.
Il Presidente Harry Truman, senza chiedere al Congresso la Dichiarazione di Guerra, autorizzò lo schieramento di truppe USA in Corea e inviò la VII Flotta a proteggere Taiwan.
Era la prima volta che gli Stati Uniti entravano in un conflitto senza seguire le disposizioni costituzionali procedurali in merito.
Essendo l’esempio di Truman dipoi seguito da altri Presidenti in occasione di successive crisi, occorse meglio regolamentare la materia.
Lo si fece il 7 novembre 1973 adottando – dopo votazioni congressuali, veto presidenziale e successivo ‘Override – la ‘War Powers Resolution’ che concerne, illustra e determina i poteri del Congresso e del Capo dello Stato appunto in caso di guerra.