Il ‘Dilemma del rivoluzionario’ e quello ‘del riformatore’
“Il ‘Dilemma del rivoluzionario’ sta nel fatto che la maggior parte delle rivoluzioni scoppiano per opposizione a ciò che viene ritenuto un abuso di potere.
Ma quanti più obblighi vengono rimossi, tanto è maggiore la forza che deve essere impiegata per ricreare un senso del dovere.
Di conseguenza, spesso, il risultato di una rivoluzione è un incremento del potere centrale: e questo è tanto più vero quanto più vasta e profonda è stata la rivoluzione.
Il ‘Dilemma del riformatore’ è esattamente il contrario.
Quanto più viene estesa la possibilità di scelta, tanto più difficile diventa tenerla sotto controllo ed entro limiti prestabiliti”.
(Henry Kissinger, ‘On China’, 2011, trattando di Mao Zedong e Deng Xiaoping).
Difficile, a mio modo di vedere, a questa stregua, considerare ‘canonica’ la Rivoluzione Americana.
Fu necessario dopo “ricreare un senso del dovere”?
Ebbe per conseguenza “un rafforzamento del potere centrale”?
Quanto al secondo punto, certamente no, tanto impalpabili risultarono gli ‘Articoli di Confederazione’, il primo tentativo di regolare l’amministrazione del neonato Paese.