Il Grande Slam’ tennistico nasce negli USA, a New York
Corre il 1933.
Nel quartiere nuovaiorchese di Forest Hills, nel West Side Tennis Club, da 2 al 10 settembre, sono in programma gli U. S. National Championship.
È questa la cinquantaduesima edizione del torneo oggi open e denominato dal luogo di attuale effettuazione ‘Flushing Meadows’.
Tra gli iscritti, il ‘canguro’ Jack Crawford.
Grande in patria – dove ha vinto più volte i Campionati in singolo, doppio e misto – è riuscito quest’anno a trionfare anche al Roland Garros parigino e a Wimbledon.
Dovesse vincere anche nella Grande Mela metterebbe a segno un colpo mai riuscito prima: riportare nello stesso anno tutti e quattro i tornei tennistici più importanti.
È il favorito, Crawford, anche se sta girando il mondo da tempo infinito (e si pensi che solo il viaggio in nave dall’Australia alla Francia porta via ben più di un mese).
È parlando di lui che, mutuando (come già successo per il golf) il termine dal ‘bridge’, i giornali scrivono che, dovesse vincere ancora, metterebbe a segno ‘un Grande Slam’.
E cosa diavolo combina l’australiano?
Arriva in finale.
Perde il primo set.
Vince il secondo e il terzo.
È ad un passo dalla meta e dall’essere conservato.
E proprio a questo punto, cede.
Di schianto.
È vero, di fronte ha un vero campione che tale però si confermerà negli anni seguenti.
È l’inglese Fred Perry che negli ultimi due set lo annichilisce.
6/0 6/1 il mortificante risultato.
Deve rinfoderare la racchetta il buon ‘canguro’.
Devono gli USA e ancora Forest Hills aspettare cinque anni per vedere un altro giocatore impegnato per il completamento del Grande Slam.
Si tratta di Don Budge.
È americano e riuscirà nell’intento!