Impeachment: si stringono i tempi
Settimana probabilmente decisiva in Commissione alla Camera dei Rappresentanti USA.
Giovedì – si sostiene – il voto che dovrebbe trasferire all’intero consesso il procedimento.
Contano i democratici (hanno la maggioranza in quel ramo del Congresso) di arrivare alla decisione finale prima di Natale.
Le udienze per il giudizio (che spetta per disposto costituzionale al Senato) dovrebbero quindi avere luogo a gennaio.
Ad oggi, guardando semplicemente ai numeri e considerando che per la destituzione del Presidente occorre il voto di due terzi dei Senatori, dato che i repubblicani sono cinquantatre e ben venti tra loro dovrebbero ‘tradire’ il tycoon per costringerlo ad abbandonare White House, non si può che concludere per una finale assoluzione dello stesso.
Certo è che se le udienze senatoriali – presiederà il Chief della Corte Suprema John Roberts – dovessero andare per le lunghe i Senatori Cory Booker, Elizabeth Warren, Amy Klobuchar e Bernie Sanders si troverebbero in forti difficoltà dovendo sottrarre tempo alla campagna per la nomination nella quale sono impegnatissimi.
Il Caucus dell’Iowa è fissato difatti al 3 febbraio.
Questo potrebbe favorire in particolare Joe Biden e Pete Buttigieg che non sono Senatori.
Sarà interessante vedere come e quanto gli americani si sentiranno coinvolti dall’Impeachment che avrà comunque storicamente una notevole importanza considerando che solo due altri Presidenti sono davvero stati ‘processati’ dalla Camera Alta: Andrew Johnson e Bill Clinton.
Entrambi ‘assolti’.
Trump è già oggi (grande onore?) “sesto tra cotanto senno”, tenendo conto del fatto che ai due or ora citati Signori vanno aggiunti (indagati ma infine per differenti ragioni non giudicati) in ordine temporale John Tyler, James Buchanan e Richard Nixon.