La Corte Suprema come “ultimo baluardo repubblicano”
È a Gianluca Pastori, dell’ISPI, che dobbiamo la definizione della Corte Suprema americana come possibile “ultimo baluardo repubblicano” quale resterebbe in conseguenza della avvenuta conferma a Giudice di Amy Coney Barrett e di una ipotizzata vittoria totale (Presidenza e maggioranza nelle due Camere) democratica il 3 novembre.
E sarebbe in effetti così, visto che adesso il margine teorico a favore dei conservatori (e i GOP sono intesi per tali) è di 6 a 3.
Si può addirittura (estremizzando) pensare a leggi emanate dalla nuova maggioranza democratica, firmate dal Presidente e poi cassate dalla Corte.
Non sarebbe invero una novità assoluta.
Ai tempi del New Deal, la Corte Suprema avversa a Franklin Delano Roosevelt gli creò notevolissimi grattacapi.
Arrivò per conseguenza l’allora Presidente a pensare una riforma della composizione della Corte che gli consentisse di superarne i veti.
Riforma che non gli riuscì di attuare.
Ma non è che proprio di recente qualcuno in casa democratica abbia già parlato di operare per un allargamento del numero dei componenti l’alto consesso per riequilibrarne la formazione?