La dichiarazione di emergenza in alto mare
Rand Paul: già in corsa per la nomination repubblicana nel 2016 in rappresentanza dell’ala ‘libertariana’ del GOP (del resto, il padre Ron è stato personalmente in una circostanza il candidato del ‘Libertarian Party’ a White House) siede oggi in Senato.
E, stando a quanto da lui dichiarato, con il suo determinante voto (sarebbe il cinquantunesimo), porterà l’alto consesso a votare la risoluzione – già approvata dalla Camera a maggioranza democratica – che blocca la dichiarazione presidenziale di emergenza tesa ad ottenere i fondi per la contrastatissima costruzione del muro messicano.
Paul si oppone per ragioni di principio.
Ritiene, infatti, che non sussistano ragioni giuridiche che confortino la decisione presidenziale.
Se così andranno le cose, quasi certamente, Donald Trump opporrà il veto alla determinazione congressuale avversa.
Nel caso, non essendo ipotizzabile una successiva votazione del Congresso a maggioranza qualificata (quella necessaria per superare il veto) la dichiarazione di emergenza, per questo verso, sarebbe definitiva.
Per questo verso, perché i ricorsi presentati davanti ai Tribunali Federali sono tuttora pendenti.