La successione Coolidge-Hoover
2 agosto 1927.
Casa Bianca estiva.
Rapid City, South Dakota.
Il Presidente Calvin Coolidge, Repubblicano, congedando i giornalisti alla fine di una normalissima conferenza stampa, li invita a tornare a mezzogiorno.
Meravigliati, i cronisti tornano, a richiesta si mettono in fila davanti al Capo dello Stato per vedersi consegnare un biglietto che riporta poche precise parole:
“Non scelgo di candidarmi per le elezioni del millenovecentoventotto”.
Una vera notizia ‘bomba’.
Nessuno poteva aspettarselo ad opera di un Presidente molto apprezzato che avrebbe certamente conquistato la Nomination del GOP e la conferma in carica a novembre 1928 se solo lo avesse voluto.
(Per inciso, molto ci si è allora interrogati sui veri motivi del ritiro senza arrivare in un qualche porto).
La inattesa decisione di Coolidge apre improvvisamente giochi e prospettive fino a un minuto prima inimmaginabili.
Non pochi nel Grand Old Party i possibili successori.
Peraltro, fra tutti, il più naturale risulta essere il Ministro del Commercio in carica Herbert Hoover.
Non amato nell’ambito del Partito Repubblicano, era l’ingegnere, come veniva chiamato con riferimento sì al titolo di studio ma anche ad un certo suo modo di fare, decisamente apprezzato dalla pubblica opinione.
Lo stesso Coolidge non ne parlava bene (“In questi sei anni mi ha dato solo consigli non richiesti e tutti cattivi”, aveva dichiarato).
Arrivati al dunque è Hoover contrapposto infine al Democratico Alfred Smith – un Cattolico che anche se non soprattutto per via della appartenenza religiosa è battibilissimo – e stravince.
Pochi mesi dopo l’insediamento del 4 marzo 1929, il Crollo di Wall Street.