Le davvero particolari ed articolate Presidenziali del 1892 e l’effimera parziale e ‘drogata’ affermazione populista
Non solamente due (i democratici e i repubblicani, naturalmente) i partiti in corsa per White House nel 1892.
Terzo incomodo nella contesa Benjamin Harrison/Grover Cleveland (con il secondo a caccia – riuscita – di una sensazionale rielezione dopo un intervallo di quattro anni), il Populist Party che propone l’ottimo James Weaver.
Eccezionale il gioco messo in atto dai democratici di Cleveland che in alcuni Stati che considerano possano essere vinti da Weaver non mettono in competizione il loro candidato e appoggiano invece il populista.
L’operazione riesce.
Ecco i cinque Stati nella circostanza riportati dal terzo candidato che alla fine raccoglierà ventidue Grandi Elettori, mica poco:
– Colorado: James Weaver batte Benjamin Harrison e Grover Cleveland non partecipa
– Idaho: Weaver sconfigge Harrison con Cleveland assente
– Kansas: Weaver prevale su Harrison, Cleveland non partecipando al ballot
– Nevada: Weaver supera Harrison con Cleveland, che riceve comunque qualche suffragio, non ufficialmente in competizione
– North Dakota: Weaver batte Harrison e Cleveland non è in corsa ma per una serie di particolarità i tre Grandi Elettori dello Stato si dividono e per l’unica volta nella storia elettorale USA vanno a tre diversi candidati.
Alla fine, come detto, ritorno di Grover Cleveland alla Casa Bianca e l’otto e mezzo per cento di voti popolari (‘drogati’, in parte, come visto) per il Populist Party che non sarà mai più tanto forte e, diciamolo, elettoralmente prezioso.
Già nel 1896, preso dalla personalità e dall’impeto di William Jennings Bryan – candidato (il più giovane della storia) dei democratici – rinuncerà a proporre un proprio uomo ed arriverà ad affiancare a Bryan in un ticket alternativo un differente (rispetto al binomio democratico ufficiale) running mate.
Un candidato alla Presidenza primo in due differenti ticket, Bryan.
Sensazionale anche se non gli porterà bene.