L’elezione al Senato
Deciso adottando il ‘Compromesso del Connecticut’ di optare per un Congresso bicamerale, in ossequio al dominante pensiero che il Senato – nel quale avrebbero dovuto trovare rappresentanza gli Stati – dovesse essere una istituzione assolutamente federalista, per quanto James Wilson avesse proposto l’elezione diretta e popolare dei Senatori, nel 1787, a Philadelphia stendendo la Costituzione, si volle che alla nomina degli stessi laticlavi provvedessero i legislativi locali.
Fu nell’inoltrarsi dell’Ottocento che alcuni Stati decisero di cambiare escogitando metodi che portassero il popolo a decidere preventivamente quali candidati i predetti legislativi dovessero scegliere.
Fu infine con un Emendamento, il Diciassettesimo – voluto e votato da maggioranze congressuali democratiche conseguenti alle votazioni che portarono alla Casa Bianca per la prima volta Woodrow Wilson – che nel 1913 si arrivò a decidere per l’elezione diretta da parte dei cittadini dei membri della Camera Alta.
Nella circostanza, nessuna variazione quanto alla durata del mandato (sei anni) né quanto alla divisione degli eletti in tre classi, formate ciascuna all’incirca da un terzo, elette a due anni di distanza l’una dall’altra.
Ed è ancora così.