Meno diciassette. Più dieci
In tema di sondaggi.
Siamo lontani una vita dal 3 novembre 2020 e tutte le rilevazioni statistiche, tutte le notizie relative alle intenzioni di voto degli elettori americani vanno prese ed intese nel modo corretto: sono relative all’oggi e non possono assolutamente essere prese come davvero indicative quanto alla elezione.
Infiniti i dati storici che confermano tale asserzione.
Cambiamenti nelle espressioni degli elettori praticamente fino all’ultimo.
Uno dei casi dal punto di vista dei numeri maggiormente significativi al riguardo è datato 1988.
A luglio, i sondaggi davano vincitore il democratico Michael Dukakis con un vantaggio veramente importante: diciassette punti.
Il 13 ottobre – mancava meno di un mese alla chiamata alle urne, si svolse il terzo dibattito televisivo prima del quale Dukakis era dato ancora avanti.
Martedì 8 novembre, vinse nettamente il repubblicano George Herbert Bush con un margine di dieci punti percentuali.
Addirittura quaranta Stati a dieci (con l’aggiunta del Washington D.C.).
Quattrocentoventisei Grandi Elettori a centododici.
E, d’altra parte, non era forse data in vantaggio Hillary Clinton su Donald Trump fino in fondo tanto che fu durante il giorno delle votazioni che i dati previsionali cambiarono?
Aspettare pertanto e molto prima di sbilanciarsi.