Messicani!

Difficile, per non dire difficilissimo, il rapporto Stati Uniti Messico.

Dall’inizio, praticamente dal momento nel quale nel 1821 la a quel punto ex colonia spagnola acquisì l’indipendenza.

Ok, il Texas si rese autonomo combattendo e costituendosi in Stato nel 1836.

(Salvo poi entrare con un trattato a far parte dell’Unione nel 1845).

Ma gli altri vastissimi territori – oggi non da oggi, Stati componenti gli USA – collocati verso e sulle sponde del Pacifico furono conquistati dagli americani con la forza, guerreggiando e sconfiggendo appunto i messicani.

Messicani che i politici statunitensi ritenevano ben poca cosa e basti a questo proposito ricordare quanto detto da Henry Clay quando si vide negare la nomination Whig nel 1848, sconfitto al riguardo dal Generale Zachary Taylor che aveva guidato le truppe nella guerra contro il Paese confinante a Sud:

“Avessi saputo come sarebbe andata avrei ammazzato anch’io qualche messicano!”

Da allora, mille le crisi conseguenti l’immigrazione clandestina dal Sud.

Si pensi che il Presidente Eisenhower, nei Cinquanta del Novecento, organizzò il rimpatrio forzato di almeno 1.000.000 di messicani.

Venivano caricati costoro su corriere che li riportavano in Patria molto all’interno, ben lontani dal confine per scoraggiare un loro ritorno.

Fu Bill Clinton – nei Novanta – a dare corpo alla realizzazione del muro (pensato e iniziato da George Herbert Bush) e a farne costruire una parte.

Il muro a proposito del quale da subito dopo l’insediamento Donald Trump e i democratici si scontrano ferocemente.