Quando il voto popolare ha superato quello per i Grandi Elettori
Continuo il riferimento da parte democratica al fatto che Joe Biden abbia ricevuto più voti popolari a livello nazionale rispetto a Donald Trump.
A quanti hanno interesse politico a sottolinearlo si aggiungono per ogni dove (e in Italia a bizzeffe) migliaia di fattucchieri del diritto e della Storia che dovunque affollano i media.
Non hanno conoscenza del sistema elettorale americano alcuna ma proclamano.
È loro consentito.
In verità, se lo consentono dandosi l’un l’altro una inesistente autorevolezza.
E naturalmente non conta assolutamente nulla che ad oggi NESSUNO Stato sia definitivamente assegnato.
(Ovviamente, Biden può benissimo vincere ma NON HA VINTO!)
Ribadito quanto infinite volte scritto (disposizioni Costituzionali, Emendamenti, Leggi federali e locali) e cioè che gli Stati devono inviare i nominativi dei loro Grandi Elettori entro l’8 dicembre e che il dipoi riunito Collegio Elettorale vota il 14 seguente (“il primo lunedì dopo il secondo mercoledì” dell’ultimo mese dell’anno), tornando a quanto nelle prime righe, quattro le circostanze (a partire dal primo confronto tra democratici e repubblicani datato 1856) nelle quali il benedetto suffragio popolare è stato favorevole ai democratici e il voto dei Grandi Elettori ha fatto vincere i repubblicani.
1876, Hayes batte Tilden
1888, Benjamin Harrison prevale su Grover Cleveland
2000, George Walker Bush sconfigge Al Gore
2016, Trump batte Hillary Clinton.
Il Paese USA è “federale” e contano gli Stati.
Qualcuno riuscirà mai a capirlo?
Stavo terminando queste note quando mi è arrivato un aggiornamento dell’autorevolissimo ISPI.
Riportano i luminari che ne fanno parte che l’unica fonte che li conforta per sostenere la non più discutibile vittoria di Biden è nientemeno che il New York Times!
Fanno pena!