Rudolph Giuliani parla: due vice per Trump?
Rudolph Giuliani, l’ex sindaco di New York a suo tempo capace di gettare alle ortiche un patrimonio politico di rilievo sbagliando completamente la campagna elettorale, ha rilasciato una intervista di un qualche interesse a proposito dell’avvenire prossimo di Donald Trump.
Repubblicano di razza, giustamente, negli ultimi tempi si è preoccupato di trovare un qualche motivo di unione tra il tycoon nuovayorchese e l’establishment del partito.
In prospettiva, guardando alla general election dell’8 novembre e prima ancora alla convention di Cleveland, si è interrogato sui possibili vice da affiancare a Trump per mettere assieme un ticket in grado di contrastare e se possibile battere Hillary Clinton.
E così ha tirato fuori dal cilindro due nomi.
Quello di John Kasich: ovvia indicazione visto che si tratta del governatore dello Stato più decisivo in termini elettorali.
Quello di Condoleezza Rice: nel tentativo di mettere insieme gli estremi essendo l’ex segretario di Stato di George Walker Bush persona dalle idee e dalle posizioni politiche del tutto diverse e soprattutto di un livello intellettuale e culturale assolutamente superiore.
Due nomi, e la proposta di Giuliani mi ha riportato alla mente quanto occorso una solo volta in tutta la oramai lunga storia delle presidenziali USA, precisamente nel 1896.
I democratici, allora, proposero come loro candidato William Jennings Bryan, magnifico, torrenziale oratore e grande demagogo.
Vice designato, Arthur Sewall.
Un altro partito scelse il medesimo Bryan, quello populista.
Per distinguersi, gli mise a fianco nel ticket un diverso aspirante vice: Tom Watson.
Purtroppo, vinse il GOP William McKinley.
Rimase pertanto senza risposta il quesito conseguente alle due candidature da secondo di lista: quale sarebbe stato in effetti il vice nel caso in cui Bryan avesse vinto?