Solo Bob Dole peggio di Trump nella contesa nei sondaggi?
Nella sua più recente analisi, conseguente al primo dibattito, Nate Silver, di FiveThirtyEight, si sofferma in particolare sulle indicazioni di voto che riguardano i tre famosi Stati della Rust Belt (Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) che nel 2016 votarono per Trump portandolo alla Casa Bianca e, naturalmente, su quella specifica parte di elettori della colà operante Working Class che la crisi economica non risolta aveva convinto a quella scelta.
A tale proposito, conclude del tutto negativamente quanto al tycoon le cui possibilità di conferma in quelle terre (e per conseguenza a livello nazionale) sarebbero al lumicino essendo in qualche modo riuscito il partito democratico ad invertire la tendenza.
Al fine di fare definitivamente comprendere la situazione e le prospettive, ricorda che è dai tempi di Bob Dole – piegato da Bill Clinton nel 1996 – che un candidato non si presenta a questo punto della contesa tanto in difficoltà nei sondaggi.
Va a questo riguardo peraltro notato che il confronto proposto non è tra due situazioni consimili.
Nel citato 1996, correva un terzo importante (non quanto quattro anni prima, ma insomma) candidato, Ross Perot.
Se si va a guardare con la dovuta attenzione i dati, alla fine, sia pure di pochissimo, Clinton fu all’epoca un ‘eletto di minoranza’.
Quanto a voti popolari, non raggiunse il 50 per cento.
Quanto alle percentuali, prevalse nei confronti del totale raggiunto dai due rivali assommati solo di uno 0,1: esattamente 49,2 contro 49,1.
Tutta un’altra faccenda.