Star Trek e il ‘destino manifesto’
Devo allo studioso Roy Menarini la riflessione che segue.
Intervistato da Il Fatto Quotidiano a proposito della saga ‘Star Trek’ il cui primo episodio vide la luce nel settembre 1966, cinquant’anni orsono, Menarini – coordinatore delle celebrazioni relative in atto a Bologna – afferma:
“… se ‘Star Wars’ si modella sulla guerra e sulla mitologia classica, ‘Star Trek’ fa sua l’idea del viaggio, dell’esplorazione, senza un vero nemico da battere ne un eroe alla Propp”.
Per in cotal modo proseguire :
“… l’America multietnica che fa del girare, mostrare e incontrare un destino manifesto…”
Ebbene, trovo intelligente e in qualche modo ‘nuova’ questa visione indubbiamente liberal del ‘destino manifesto’ americano.
Non, quindi, secondo gli antichi insegnamenti di John O’Sullivan, le conseguenti idee sulla ‘frontiera’ di Frederick Jakson Turner e l’influsso kiplinghiano de ‘Il fardello dell’uomo bianco’, non quindi – dicevo – la spinta spesso causa di soluzioni a dir poco infelici alla esportazione comunque della democrazia (anche nei Paesi del tutto ad essa refrattari).
No.
‘Star Trek’ mostra e fa incontrare un’America quale rappresentata nel’oramai al tramonto ‘American Dream’.
Valeva indubbiamente il messaggio cinquanta anni fa.
Vale, viene da chiedersi, oggi?