‘Trifecta’ democratica il 3 novembre? Quali le possibili conseguenze
Le votazioni in programma negli Stati Uniti il 3 novembre sono assolutamente le più importanti da molti decenni in qua.
Non perché possono segnare la defenestrazione di Donald Trump e l’avvento di Joe Biden, accadimento in fondo di quasi normale routine (gli Asinelli sono arrivati più volte a far sloggiare gli Elefantini dalla Executive Mansion, cosa riuscita invece rarissimamente ai rivali).
Possono essere le più decisive quanto al futuro del Paese a stelle e strisce se davvero, come i sondaggi fanno pensare, i democratici conquistassero anche la maggioranza nei due rami del Congresso (è denominata gergalmente ‘trifecta’ proprio la particolare e non tanto frequente prevalenza sia nell’esecutivo che nel legislativo dello stesso partito) per le rivoluzionarie e per lungo tempo influenti determinazioni che gli stessi potrebbero assumere.
La prima – se ne sta parlando da giorni in conseguenza della nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema e del futuro incombente dibattito per la ratifica – sarebbe di legiferare al fine di aumentare il numero dei Giudici di quel consesso per successivamente coprire i posti disponibili con uomini ‘fidati’ e ribaltare in senso liberal la maggioranza oggi conservatrice.
La seconda – molto più significante perché definitiva (la legge della quale abbiamo precedentemente detto, come ogni legge, può essere modificata o abrogata) – riguarda la dichiarata disponibilità ad accettare l’ingresso nell’Unione quale 51° Stato di Portorico (se il 3 novembre stesso gli elettori dell’isola, votando in merito favorevolmente – l’argomento è colà all’ordine del giorno – dessero il via alla procedura) e di concedere al District of Columbia di eleggere i propri Senatori.
Ciò comporterebbe per ovvia conseguenza l’incremento del numero dei membri della Camera Alta (che diventerebbero 104) ma soprattutto l’aumento certo dei Senatori democratici visto che i votanti del predetto District dal primo momento (dal 1964), esprimendosi nell’urna per la scelta dei Grandi Elettori, hanno a larghissima maggioranza optato per gli Asini e considerato che i sondaggi assicurano sempre ai dem l’esito di un eventuale simile voto in Portorico.
4 Senatori in più in cotal modo partiticamente collocati promettono ai dem facili future e durature maggioranze nel ramo più importante (per via della competente ratifica quanto a numerosissime nomine presidenziali) del Congresso.
Naturale che ben sapendo a cosa possono andare incontro perdendo, e non solo per poco tempo, il controllo del Senato, i repubblicani siano in questo specifico campo estremamente impegnati anche perché con Biden in sella, essendo il Vice Presidente per Costituzione il ‘Chief’ di quella assemblea e potendo votare in caso di parità, per ‘salvarsi’ devono essere almeno 51.
Tutto quanto ora detto e scritto considerato, pare incredibile che gli osservatori e i media ignorino quasi del tutto le durissime battaglie che per i trentacinque scranni in gioco si stanno in tutto o quasi il Paese combattendo.
Post scriptum
Nei decenni post Guerra di Secessione, gli allora dominanti GOP furono accusati di approfittare della lunga prevalenza in atto proprio creando e facendo entrare nell’Unione Stati costituiti al fine di aumentare e rendere duratura la propria maggioranza senatoriale.
Cosa che si appresterebbero, come sopra narrato, a fare domani i democratici rendendo pan per focaccia un secolo molto molto abbondante dopo.