Voti dispersi nelle votazioni del dopoguerra
Lo sapete.
Il Presidente americano non viene eletto dal popolo.
È il Collegio Elettorale che lo nomina.
Lo fa il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre successivo alle votazioni novembrine nelle quali si eleggono i Grandi Elettori che proprio del predetto Collegio fanno parte.
Capita in questi frangenti – a volte, non sempre – che qualche voto vada disperso.
Nel 2016, per dire, tre delegati del Washington si espressero a favore di Colin Powell mentre John Kasich, Bernie Sanders, Ron Paul e Faith Spotted Eagle ne ebbero uno a testa.
Nel 2004, altro esempio, un Elettore del Minnesota votò John Edwards.
Ancora, nel 1988, un delegato si espresse a favore di Lloyd Bentsen.
Nel 1976 – come si vede, accade abbastanza raramente – ci fu un tale che, anticipando di quattro anni i fatti, diede il proprio voto a Ronald Reagan.
I casi finora elencati riguardano comunque esponenti dei due maggiori partiti.
Nel 1972, invece, il voto disperso andò a John Hospers, candidato alla Casa Bianca del Libertarian Party per la prima volta in lizza anche se solamente in due Stati.
È però nel 1960 – quando ci si limiti alle votazioni successive alla Seconda Guerra Mondiale – che si ha il risultato maggiormente eclatante dato che in sede di Collegio addirittura quindici voti andarono al Senatore Harry Byrd, un arretrato conservatore.
Segno questo di tempi nei quali le questioni razziali e sociali erano presenti e, nel Sud, bollenti.
Walter B. Jones – un suffragio nel 1956 – l’ultimo in questa carrellata retrograda da segnalare per avere catturato un voto disperso.