Voto ‘spalmato’? Un ritorno al passato?
Abbiamo detto e dimostrato che un molto accentuato ricorso da parte degli Stati al voto postale comporterebbe anche una dilatazione non da poco del ‘tempo’ elettorale quale determinato dal Presidential Election Day Act datato 23 gennaio 1845 che ha statuito il giorno dedicato alle elezioni con le celebri parole “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” dell’anno bisestile.
Infatti, si voterebbe (in verità, da tempo, in parecchi Stati, si vota) via posta nei giorni precedenti e per procedere allo scrutinio si dovrebbe (e già si deve nei predetti) attendere la scadenza, necessariamente successiva al citato dì, per consentire alle Poste la consegna delle buste contenenti le schede.
Viene alla mente la situazione precedente la ricordata legge del 1845.
Dal 1888/89 (la sola volta nella quale ci si recò alle urne anche in anno dispari, il 1789 appunto) fino al 1844, difatti, le votazioni erano ‘spalmate’ su più settimane comprendendo dal 1792 sempre il mese di novembre anche se a volte dilatandosi.
Tanto varrebbe allora, nel caso in cui effettivamente il voto postale prendesse definitivamente piede, prevedere un periodo, che so?, di un mese per l’intera operazione organizzando l’amministrazione e le Poste convenientemente.
Un ritorno al passato.