Alcune considerazioni a proposito dei trascorsi storici del Caucus dell’Iowa

È a seguito dell’esito decisamente negativo della campagna delle Primarie del 1968 che il Partito Democratico americano provvede a rendere più efficace e corretto il procedimento attraverso il quale arriva alla Convention.
È in quella temperie che a partire dalle successive elezioni del 1972 gli Asinelli danno il via alla loro maratona proprio in Iowa con quello che diventerà in breve un ‘momento’ elettorale irrinunciabile e infine tradizionale.
Nel successivo 1976, il Partito Repubblicano farà altrettanto.
Per quanto lo Stato con capitale Des Moines sia poco abitato ed abbia conseguentemente diritto ad un numero contenuto di Delegati alla Convention, in ragione della sua accennata collocazione, è decisamente importante.
Non è davvero necessario colà vincere ma perdere gravemente propone un handicap difficile da recuperare se non, come capitato, risultando più forti subito dopo nella seguente Primaria del New Hampshire. Essendo abitato principalmente da bianchi cristiani per la maggior parte protestanti evangelici, quanto soprattutto ai repubblicani, l’Iowa produce in specie negli ultimi anni esiti particolari successivamente non ripetuti altrove.
Si pensi che nel 2008 vinse Mike Huckabee battendo bene Mitt Romney e ancora più nettamente John McCain, infine candidato. Che nel 2012 Rick Santorum sconfisse sia pure sul filo di lana lo stesso Romney, poi nominato.
Che quattro anni dopo Ted Cruz superò il futuro Presidente Donald Trump.
Tre fieri conservatori graditi agli Iowans. Ricordato che Ronald Reagan nel 1980 non fece bene.
Che lo stesso capitò a Bill Clinton ovviamente nel 1992.
Che Joe Biden ha qui perso rovinosamente la prima volta che corse e comunque anche nel 2020.
Occorre, guardando all’oggi, concludere sottolineando che mentre i repubblicani andranno ai seggi lunedì 15 i democratici, a causa di un contrasto tra la Direzione Nazionale e il Partito locale, votano da oggi 12 gennaio e fino al 5 marzo, giorno del Super Tuesday, per posta.

Infine – petit divertissement – che il Capitano James Tiberius Kirk di Star Trek è nella finzione nato a Riverside, Iowa appunto!

12 gennaio 2024

Iowa Caucus Results

Come si evince dai seguenti dati, il Caucus dell’Iowa, inaugurante la maratona delle Primarie, ha svolgimento dagli anni Settanta

Democratic results
• 1972 (January 24): “Uncommitted” (36%), Edmund Muskie (36%), George McGovern (23%), Hubert Humphrey (2%), Eugene McCarthy (1%), Shirley Chisholm (1%), and Henry M. Jackson (1%)
• 1976 (January 19): “Uncommitted” (37%), Jimmy Carter (28%), Birch Bayh (13%), Fred R. Harris (10%), Morris Udall (6%), Sargent Shriver (3%), and Henry M. Jackson (1%)
• 1980 (January 21): Jimmy Carter (59%) and Ted Kennedy (31%)
• 1984 (February 20): Walter Mondale (49%), Gary Hart (17%), George McGovern (10%), Alan Cranston (7%), John Glenn (4%), Reubin Askew (3%), and Jesse Jackson (2%)
• 1988 (February 8): Dick Gephardt (31%), Paul Simon (27%), Michael Dukakis (22%), Jesse Jackson (9%), and Bruce Babbitt (6%)
• 1992 (February 10): Tom Harkin (76%), “Uncommitted” (12%), Paul Tsongas (4%), Bill Clinton (3%), Bob Kerrey (2%), and Jerry Brown (2%)
• 1996 (February 12): Bill Clinton (98%), “Uncommitted” (1%), and Ralph Nader (1%)
• 2000 (January 24): Al Gore (63%) and Bill Bradley (37%)
• 2004 (January 19): John Kerry (38%), John Edwards (32%), Howard Dean (18%), Dick Gephardt (11%), and Dennis Kucinich (1%)
• 2008 (January 3): Barack Obama (38%), John Edwards (30%), Hillary Clinton (29%), Bill Richardson (2%), and Joe Biden (1%)[50]
• 2012 (January 3): Barack Obama (98%), and “Uncommitted” (2%)[37]
• 2016 (February 1): Hillary Clinton (50%), Bernie Sanders (49%), and Martin O’Malley (1%)`
• 2020 (February 3):
o State Delegate Equivalents: Pete Buttigieg (26%), Bernie Sanders (26%), Elizabeth Warren (18%), Joe Biden (16%), Amy Klobuchar (12%), and others (2%)
o Delegates: Pete Buttigieg (14), Bernie Sanders (12), Elizabeth Warren (8), Joe Biden (6), Amy Klobuchar (1), and others (0)
o First Round Popular Vote: Bernie Sanders (25%), Pete Buttigieg (21%), Elizabeth Warren (18%), Joe Biden (15%), Amy Klobuchar (13%), Andrew Yang (5%), Tom Steyer (2%), and others (1%)
o Second Round Popular Vote: Bernie Sanders (27%), Pete Buttigieg (25%), Elizabeth Warren (20%), Joe Biden (14%), Amy Klobuchar (12%), Andrew Yang (1%), uncommitted (1%), and others (0%)
Republican results
• 1976 (January 19): Gerald Ford (45%) and Ronald Reagan (43%)
• 1980 (January 21): George H. W. Bush (32%), Ronald Reagan (30%), Howard Baker (15%), John Connally (9%), Phil Crane (7%), John B. Anderson (4%), and Bob Dole (2%)
• 1984 (February 20): Ronald Reagan (unopposed)
• 1988 (February 8): Bob Dole (37%), Pat Robertson (25%), George H. W. Bush (19%), Jack Kemp (11%), and Pete DuPont (7%)
• 1992 (February 10): George H. W. Bush (unopposed)
• 1996 (February 12): Bob Dole (26%), Pat Buchanan (23%), Lamar Alexander (18%), Steve Forbes (10%), Phil Gramm (9%), Alan Keyes (7%), Richard Lugar (4%), and Morry Taylor (1%)
• 2000 (January 24): George W. Bush (41%), Steve Forbes (31%), Alan Keyes (14%), Gary Bauer (9%), John McCain (5%), and Orrin Hatch (1%)
• 2004 (January 19): George W. Bush (unopposed)
• 2008 (January 3): Mike Huckabee (34%), Mitt Romney (25%), Fred Thompson (13%), John McCain (13%), Ron Paul (10%), Rudy Giuliani (4%), and Duncan Hunter (1%)
• 2012 (January 3): Rick Santorum (25%), Mitt Romney (25%), Ron Paul (21%), Newt Gingrich (13%), Rick Perry (10%), Michele Bachmann (5%), and Jon Huntsman (1%)[39]
• 2016 (February 1): Ted Cruz (28%), Donald Trump (24%), Marco Rubio (23%), Ben Carson (9%), Rand Paul (5%), Jeb Bush (3%), Carly Fiorina (2%), and others (7%)[54][51]
• 2020 (February 3): Donald Trump (97%), Bill Weld (1%), Joe Walsh (1%), and others (1%)

12 gennaio 2024

12/15 gennaio: parte la maratona delle Primarie

Il Caucus dell’Iowa apre come da tradizione la maratona partitica che porterà alla Nomination dei candidati alla Casa Bianca dei due partiti egemoni, ovviamente il Democratico e il Repubblicano.
È questa una affermazione vera per quanto riguarda il movimento politico che oggi si specchia alla grande in Donald Trump assai nettamente in testa nei sondaggi nazionali – partito chiamato alle urne lunedì 15 gennaio – ma contestabile con riferimento a quello che fa capo al Presidente in carica Joe Biden, democratico e in cerca di conferma.
Questo perché dopo un fiero contrasto interno (il Comitato Nazionale Democratico voleva posporre il voto dello Stato con capitale Des Moines per fare in modo che il primo membro dell’Unione chiamato ad esprimersi fosse la South Carolina mentre il direttivo locale si opponeva decisamente desiderando restare first in the nation”) la votazione aperta il 12 gennaio avrà in verità luogo solo attraverso il voto postale concludendosi il 5 marzo, giorno del Super Tuesday.
Tralasciando quindi per il momento il campo dell’Asinello (il nobile animale rappresenta i Democratici), tra gli Elefantini (il pachiderma stemma dei Repubblicani), il sito FiveThirtyEight che raccoglie fornendo la media i maggiori sondaggi elettorali, in data 11, propone i seguenti esiti:
Trump 52.3%
Haley 17.1%
DeSantis 15.7%
Ramaswamy 6.3%
Da notare il fatto che il tycoon appaia leggermente in calo e che l’ex Ambasciatrice Nikki Haley sembri in vantaggio sul Governatore Ron DeSantis per la seconda piazza.
Per quanto, essendo l’Iowa poco abitato, i delegati da eleggere siano davvero pochi, l’esito locale ha una importanza notevole dal punto di vista psicologico.

12 gennaio 2024

Calendario e introduzione al tema

Il calendario elettorale dell’anno nel quale avranno luogo le sessantesime Elezioni americane prevede – al termine del tradizionale, articolato momento di confronto interno ai due partiti egemoni (degli altri mette poco conto parlare) tramite Caucus e Primarie – lo svolgimento della Convention repubblicana a Milwaukee dal 15 al 18 luglio e di quella democratica a Chicago dal 19 al 22 agosto.
I seggi saranno aperti martedì 5 novembre e il Collegio Elettorale procederà alla effettiva nomina lunedì 16 dicembre.
La successiva ratifica congressuale è in programma il 6 gennaio 2025 e l’Insediamento avrà luogo due settimane dopo, il 20, a mezzogiorno.

L’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America non è diretta – ad opera cioè del popolo degli aventi diritto al suffragio – ma di secondo grado.
Gli elettori comuni (e pertanto scritti con l’iniziale minuscola, i quali pur avendo a diciotto anni diritto al voto devono per esercitarlo iscriversi alle liste elettorali) – fatto salvo il discusso, assai contestato, suffragio postale anticipato, in molti Stati concesso e vieppiù importante – sono chiamati dalla tornata del 1848 a scegliere gli Elettori delegati (iniziale maiuscola identificativa perché hanno il compito di eleggere effettivamente il Presidente, distribuiti in proporzione al numero degli abitanti locali quale risulta dal Censimento decennale, effettuato per la prima volta nel 1790 – l’ultimo nel 2020 – e comunque pari nella consistenza al totale dei Congressisti ai quali lo Stato ha diritto, attribuiti, con l’eccezione del Maine e del Nebraska essendo in materia la competenza statale, con il winner takes all method per il quale il candidato che prevale per voti popolari conquista tutti i Delegati in palio) il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre (mese ritenuto meno impegnativo quanto all’impegno lavorativo in una società allora dedita principalmente all’agricoltura e all’allevamento – non semplicemente il primo martedì per evitare la coincidenza con la festività di Ognissanti essendo all’epoca della determinazione la religione decisiva, ragione per la quale non si vota la domenica riservata al Signore e lasciando il lunedì a disposizione per il trasferimento nei luoghi nei quali erano a quel tempo i non diffusissimi seggi… – nel 2024, da sottolineare, per la sessantesima volta risalendo la prima al 1788/89, pertanto, il giorno 5 del penultimo mese annuale).
Gli Elettori (iniziale maiuscola, si ripete), componenti il Collegio appunto Elettorale, riuniti per Delegazione nella capitale dello Stato di rispettiva appartenenza, provvedono quindi alla bisogna il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del dicembre seguente (e pertanto nel 2024 il giorno 16 del mese conclusivo dell’anno).
Essendo dalle votazioni del 1964 cinquecentotrentotto i suddetti (cresciuta la loro consistenza con l’aumentare del numero dei membri dell’Unione risultando la prima volta sessantanove), la maggioranza assoluta degli stessi è pari a duecentosettanta.
I verbali delle singole riunioni statali vengono inviati al rinnovato (anch’esso, il predetto primo martedì dopo il primo lunedì del penultimo mese dell’anno) Congresso che deve ratificare il risultato il 6 gennaio successivo.
L’Insediamento del Capo dello Stato avviene poi due settimane dopo, il 20, con una cerimonia che inizia a mezzogiorno nel corso della quale l’eletto giura nelle mani del Chief della Corte Suprema.
(A questo proposito – ricordato che George Washington in modo anomalo si insediò il 30 aprile 1789 e che a ricevere il suo impegno non fu il Presidente della Corte perché il consesso non esisteva ancora – dal 1793, anno seguente la seconda chiamata alle urne, al 1933 compreso successivo alla prima vittoria di Franklin Delano Roosevelt, la solennità aveva svolgimento più avanti il 4 marzo a celebrare il giorno nel quale nel 1789 era entrata in vigore la Costituzione).
Ovviamente, l’Insediamento e il giuramento del Vicepresidente succeduto in carica hanno luogo secondo necessità.
Va qui rammentato che fino al 1844 incluso i seggi non erano (teoricamente, considerato il continuo incremento del voto per corrispondenza) aperti un solo giorno articolandosi l’operazione per più tempo, all’incirca un mese.
Così anche che è possibile (accadde nel 1824) che nessun candidato conquisti la maggioranza dei Delegati e che la competenza in materia di effettiva elezione passi alla Camera dei Rappresentanti, laddove, nei successivi ballottaggi, il peso degli Stati è pari a uno votandosi per Delegazione cosa che fa sì che, per dire, la California, il più popolato Territorio, e il Wyoming, il meno abitato, contino ugualmente.
Nel caso in cui (nel 1836 fu così) a mancare la maggioranza sia il Vicepresidente la nomina spetta al Senato dove ogni singolo membro si esprime liberamente.
Si è naturalmente fatto cenno ai candidati dei partiti in competizione (dal 1856, avendo effettiva voce in capitolo fra i molti comunque marginalmente presenti, si confrontano il Democratico e il Repubblicano, il primo sostanzialmente in corsa dal 1828 e il secondo, fondato nel 1854, quell’anno esordiente) la cui selezione avviene con un meccanismo che si è andato formando nel tempo ed è, oggi non solo da oggi, articolato tra Caucus, Primarie e Convention.
Al termine del percorso che chiama al voto gli elettori (in altri tempi la nomenclatura aveva decisamente molto maggior se non esclusivo peso), in sede di Convention (sostanzialmente, il congresso del movimento) si addiviene alla Nomination, l’investitura ufficiale.
Con il candidato alla Presidenza, dal 1804, a formare il ticket, il proposto Vice.
Nella stessa sede, i partiti stendono la Platform, il programma.
Tornando ai cinquecentotrentotto Elettori, il fatto accennato che ciascuno Stato conti su un numero d’essi pari alla consistenza della propria Delegazione congressuale – essendo dal citato 1964 impegnati per l’elezione tutti i cinquanta membri dell’Unione più il Distretto di Columbia – fa sì che tanti siano, dato che in totale i Senatori (in carica per un seennio e divisi in tre classi di pari consistenza che vanno al voto ogni due anni e quindi anche in coincidenza con le Mid Term Elections fissate a metà mandato presidenziale) sono cento, i Rappresentanti (che contano su un mandato di due anni ragione per la quale vanno alle urne totalmente sia in concomitanza delle votazioni per gli Elettori che nelle Mid Term) quattrocentotrentacinque, spettandone inoltre tre al District stesso.
E visto che si è appena detto che i componenti la Camera Alta sono cento va qui spiegato che tanti sono per via del fatto che ciascuno Stato ne nomina due ed essendo cinquanta gli stessi…
Non esiste pertanto una disposizione che indichi in cento i Senatori.
Se ne contavano meno prima (agli esordi, ventisei dato che tredici erano gli Stati) e aumenterebbero di numero se nuove entità entrassero a far parte della Confederazione.
Ancora, può capitare (ed è occorso nel 1876, nel 1888, nel 2000 e nel 2016, sempre a danno dei Democratici!) che il vincitore per voti popolari a livello nazionale perda per la consistenza degli Elettori conquistati.
Come detto, questi fondamentali Delegati, in quarantanove casi su cinquantuno (perché si esprime anche il citato Distretto), vanno tutti al candidato che localmente ha avuto più suffragi.
Facendo per chiarezza riferimento alle votazioni del 2016, Hillary Rodham Clinton ha avuto nei confronti di Donald Trump un vantaggio enorme di approvazioni in California, cosa che alla fine l’ha fatta prevalere in questo campo, e perso in altri Stati per un pugno di preferenze finendo in totale sconfitta in sede di Collegio Elettorale.
Forzatamente a chiudere (come diceva John Stuart Mill: “Su tutti i grandi temi, molto resta da dire”), Joe Biden è il quarantaseiesimo inquilino della Executive Mansion (fu chiamata White House dopo la ricostruzione conseguente l’incendio appiccato dagli Inglesi il 24 agosto 1814 e questa è un’altra storia) ma solamente il quarantacinquesimo individuo ad abitarvi perché nella numerazione ufficiale il Capo dello Stato eletto due volte non consecutivamente (come Grover Cleveland che è difatti sia il ventiduesimo che il ventiquattresimo elencato) non mantiene lo stesso numero ordinale.
Volendo, solo tre i Presidenti USA non wasp, ovvero white, anglo-saxon, protestant:
John Kennedy, cattolico
Barack Obama, nero
Joe Biden, cattolico.

Divertissement

Le votazioni per l’Executive Mansion non hanno avuto tutte luogo in coincidenza con gli anni bisestili perché il Calendario Gregoriano vuole che gli anni fine secolo che non siano divisibili per quattrocento tali non vengano considerati.
Per conseguenza, il 1800 e il 1900, non il 2000, quando si è comunque votato, non lo sono stati.

Il limite di due elezioni dettato dall’Emendamento del 1951 fa sì che la massima permanenza possibile alla Executive Mansion di un Presidente immediatamente rieletto sia di 2922 giorni (sei anni normali e due bisestili).
Però, se i due quadrienni consecutivamente ricoperti fossero stati quelli 1797/1801 e 1801/1805 o 1897/1901 e 1901/1905, per quanto sopra appena detto e cioè che il 1800 e il 1900 bisesti non furono, il totale sarebbe stato 2921.
Ove effettivamente il confronto 2024 fosse tra Joe Biden e Donald Trump, si avrebbe la seguente situazione:
Biden prevale ed essendo confermato consecutivamente resta elencato quale quarantaseiesimo Presidente essendo come visto la quarantacinquesima persona ad esercitare il potere esecutivo USA.
Vince Trump che, restando in quanto predecessore il quarantacinquesimo Capo dello Stato, con l’intervallo di un quadriennio, diventa anche il quarantasettesimo.
In questo caso, il successore di Trump nel 2028 sarebbe il quarantottesimo Presidente ma solo la quarantaseiesima persona!

12 gennaio 2024

Obiettivo Casa Bianca

Per cominciare, la dimora presidenziale – inaugurata nell’anno 1800, esattamente l’1 novembre, è stata per lungo tempo denominata Executive Mansion.
Bruciata dagli Inglesi il 24 agosto del 1814 (‘Guerra del 1812’ ancora in corso di svolgimento), fu riedificata.
Ovviamente, White House dal colore esterno.
Il Presidente degli Stati Uniti d’America viene eletto dai delegati (i cosiddetti Elettori con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni) dei singoli Stati componenti l’Unione e non direttamente dai cittadini.
Si tratta pertanto di una ‘elezione di secondo grado’.
I citati Elettori (che formano il Collegio Elettorale) sono attualmente (dalle votazioni del 1964, allorquando tutti i cinquanta Stati e il District of Columbia furono ammessi alle urne, in poi) cinquecentotrentotto, ragione per la quale la maggioranza assoluta degli stessi, che garantisce la conquista dello scranno presidenziale, è pari a duecentosettanta.
Ogni Stato (una regola specifica concerne in merito il predetto District) ha diritto alla nomina di tanti Elettori quanti sono i suoi parlamentari federali: Senatori più Rappresentanti.
L’effettiva nomina del Presidente – lo ripetiamo – è opera del citato Collegio Elettorale e, ovviamente, avviene in data successiva alla scelta attraverso il voto popolare dei signori che lo compongono.
Le prime Elezioni – denominate Presidenziali, ma che, va ripetuto alla noia, in verità promuovono gli Elettori – hanno avuto luogo dal 15 dicembre 1788 al 10 gennaio 1789 (le uniche che si siano svolte anche in un anno dispari).
Dal 1792 – quando ebbero luogo le seconde – essendo il mandato quadriennale, si effettuano (tale era il 1792) in coincidenza con l’anno bisestile (1).
Dal 1804, al candidato di ogni partito alla carica di Capo dello Stato si aggiunge, a formare un in precedenza non previsto ticket, quello alla Vice Presidenza.
Il primo Presidente eletto, George Washington, si è insediato il 30 aprile 1789.
Il Vice John Adams, il precedente 21 aprile, mai più accaduto.
Si è votato per la prima volta in un solo giorno nel 1848.
In precedenza i seggi erano aperti per poco più di un mese comprendendo comunque in ogni circostanza – esclusa la predetta votazione tra fine 1788 e inizio 1789 – larga parte di, se non tutto, novembre.
È ad iniziare dallo stesso 1848 che si è deciso che l’elezione dei Grandi Elettori deve avere luogo “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” dell’anno coincidente (si è visto perché) con il bisestile.
Non semplicemente il primo martedì (giorno settimanale ritenuto confacente) perché potrebbe coincidere con Ognissanti, ventiquattr’ore nelle quali, come di domenica, non si può votare (erano tempi nei quali la religione aveva assolutamente voce anche in capitolo).
È dipoi stato determinato che gli Elettori provvedano alla effettiva nomina del Presidente “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del successivo dicembre”.
Il deliberato del Collegio Elettorale viene comunicato al Congresso che, insediato a partire dal 3, lo ratifica il 6 gennaio del seguente anno.
Il nuovo o confermato Capo dello Stato giura davanti al Presidente della Corte Suprema e si insedia il successivo 20 gennaio alle ore 12.
Per inciso, dal 1793 – anno seguente le seconde votazioni – al 1933 la cerimonia ora ricordata aveva luogo il 4 di marzo (giorno nel quale nel 1789 era stata promulgata la Costituzione) sempre dell’anno dopo quello elettorale.
È possibile – ed è accaduto nel 1824 – solo nell’ipotesi in cui i candidati in grado di conquistare Elettori siano tre o di più, che nessuno tra loro raggiunga la maggioranza assoluta.
Nel caso, non potendo il Collegio Elettorale adempiere al proprio compito, l’elezione spetta alla rinnovata Camera dei Rappresentanti nel cui ambito, nei ballottaggi, dal successivo gennaio e fino a deliberazione, non votano i singoli membri ma le Delegazioni statali ciascuna delle quali conta uno (ragione per la quale, in questa estrema circostanza, il ‘peso’ del Wyoming e quello della California, i due Stati agli estremi guardando al numero degli abitanti, è lo stesso).
Ancora, la medesima situazione – è capitato nel 1836 – può concernere il Vice Presidente.
Nel caso, la nomina spetta, dal seguente gennaio, al Senato, laddove di contro i singoli membri votano personalmente non contando le Delegazioni.
Il Partito Democratico (detto, come altresì i suoi esponenti ed elettori, dell’Asino o dell’Asinello perché il suo simbolo è appunto il somaro) e quello Repubblicano (detto come i suoi esponenti ed elettori, per la stessa ragione, dell’Elefante o dell’Elefantino, come pure GOP, acronimo per Grand Old Party) si confrontano direttamente dalla tornata elettorale del 1856, essendo stato fondato il Repubblicano nel 1854.
In precedenza, dopo i due mandati del Padre della Patria George Washington, indipendente, altri tre partiti erano arrivati ad occupare la poltrona presidenziale: i Federalisti (uno soltanto l’eletto), i Democratico/Repubblicani (quattro), i Whig (due).
Le votazioni ultime in programma il trascorso 3 novembre 2020 sono state le cinquantanovesime.
Quelle in calendario il 5 novembre 2024, pertanto, saranno le sessantesime.
I Presidenti, compresi i Vice subentrati (otto a seguito del decesso del titolare e uno dopo le dimissioni dello stesso) in corso di mandato sono numericamente, Joe Biden conteggiato, quarantasei.
Le persone che nel tempo hanno ricoperto l’incarico, invece, quarantacinque perché Grover Cleveland, il solo eletto due volte non consecutivamente, è nell’elenco sia come ventiduesimo che quale ventiquattresimo Capo dello Stato.
Come noto, dalla introduzione del Ventiduesimo Emendamento datato 1951 non è possibile essere eletti più di due volte (di tale argomento si parlerà più diffusamente nelle righe poste verso fine dettato).
Va ricordato che il sistema è bicamerale articolandosi il Parlamento (Congresso) in due consessi: il Senato e la Camera dei Rappresentanti.
Ogni Stato, avendo pari dignità e prescindendo dal numero degli abitanti, ha due Senatori.
Cinquanta essendo dal 1959 gli Stati, cento sono i Senatori.
(È pertanto del tutto errato affermare sic et simpliciter che gli USA abbiano cento Laticlavi perché è così solo dal 1959, quando furono ammessi all’Unione Alaska e Hawaii, essendo ovviamente in precedenza meno e, ove in futuro si aggiungesse un altro membro, arrivando a centodue).
Ogni Stato ha altresì diritto a un numero (in totale sono quattrocentotrentacinque) di Rappresentanti proporzionale invece alla consistenza della propria popolazione quale risulta dai censimenti in programma ogni dieci anni a partire dal 1790 (l’ultimo nel trascorso 2020, quindi).
Il mandato dei Senatori è di sei anni.
Quello dei Rappresentanti di due.
Non sono qui previsti limiti alle rielezioni.
Nel mentre la Camera si rinnova totalmente sia in coincidenza con la votazione per gli Elettori che a metà del mandato presidenziale (Mid TermElections), i Senatori, divisi in tre classi, sono rinnovati per un terzo ogni due anni.
Gli Stati che nella maggioranza dei casi votano democratico sono chiamati ‘Blue States’.
Quelli che si esprimono usualmente per i repubblicani ‘Red States’.
Gli Stati che spesso cambiano opinione vengono definiti ‘Swing States’ e sono di sovente quelli decisivi.
Una necessaria precisazione: si può essere eletti Presidenti (è accaduto nel 1876, nel 1888, nel 2000 e nel 2016) prendendo a livello nazionale meno voti popolari del rivale.
Questo perché – il riferimento è alla situazione come si presenta attualmente essendo ovviamente cinquanta i membri della Federazione come detto solo dal 1959 – in quarantotto Stati (Maine e Nebraska esclusi perché le leggi in merito sono di competenza statale) gli Elettori vengono assegnati col ‘Winner takes all Method’ che comporta l’attribuzione in ciascun territorio dei delegati ai quali il territorio stesso ha diritto al candidato che abbia colà ricevuto il maggior numero di voti popolari, fosse anche solo uno il suffragio in più decisivo.
Per capirci, guardando alle elezioni del 2016, Hillary Rodham Clinton ha sì preso molti voti popolari in più di Donald Trump ma particolarmente in California, sprecandoli (si deve pur dire), visto che le sarebbe bastato prevalere nel Golden State di infinitamente meno.
Ciò detto riguardo alla votazione per gli Elettori e a quella conseguente del Collegio degli stessi, poche parole sul processo interno ai partiti per la scelta (Nomination) dei candidati a White House.
Si articola oggi e da tempo (non da sempre essendosi evoluta e completata) la relativa procedura attraverso il meccanismo di Caucus e Primarie, differenti votazioni interne ai partiti, che consentono, secondo regole particolari dettate dai movimenti politici stessi, la nomina dei delegati poi partecipanti alle Convention (i Congressi) estive nel corso delle quali vengono ufficializzate le candidature per la Presidenza e per il ruolo vicario.
Da ricordare sempre che negli Stati Uniti raggiungendo i diciotto anni si ha diritto di votare ma che occorre dimostrare che si intende voler esercitare tale diritto, cosa che si fa iscrivendosi alle Liste Elettorali.
(È compiendo questo atto che si può – non è obbligatorio e naturalmente non costringe in seguito a votare conseguentemente – dichiarare la propria preferenza/affiliazione partitica, la quale affermazione serve in vista delle Nomination in sede di Primarie perché, quando ‘chiuse’ – altrimenti sono ‘aperte’ – riguarderanno solamente coloro che nella circostanza si sono espressi per il movimento politico che le indice).
Infine (mille altre sarebbero le cose specifiche da dire, ma tant’è), dal 1951, un Emendamento costituzionale vieta che un qualsiasi candidato possa essere eletto più di due volte.
Attenzione “eletto”, che la seconda affermazione sia di fila o eventualmente con un intervallo non importa.
Il limite in temine di giorni è di duemilanovecentoventidue, pari a due interi quadrienni.
Tale limite può essere superato solo da un Vice (quale è stato per esempio Lyndon Johnson, anche se poi non usufruì della possibilità) cui, essendo subentrato nel corso del secondo biennio di governo del predecessore, sono permesse due elezioni ‘in proprio’.
Lo stesso non è consentito a un Vice che sia succeduto nel corso del primo biennio del titolare.
Infine, infine: per quanto siano (dalla seconda metà dell’Ottocento e con qualche poco numericamente importante incursione) soltanto due – lo sappiamo, Democratico e Repubblicano – i partiti che propongono uomini davvero in grado di arrivare alla Presidenza, i candidati sono ogni volta molti di più (erano all’incirca mille in vista del 3 novembre 2020): indipendenti, in rappresentanza di movimenti politici di poca o scarsissima presa, di istanze locali (è possibile candidarsi anche in un solo o in alcuni Stati), quant’altro.
È il sistema elettorale che seleziona.
Quanto alle consorti dei Presidenti, davvero incredibile che la Signora Dandridge Custis in Washington si chiamasse Martha visto che nell’originale aramaico appunto Martha significa ‘padrona di casa’.
Per la necessaria precisione, per quanto così venga definita, essa non fu una First Lady visto che l’appellativo in questione, poi diventato usuale, venne dettato per la prima volta riguardo alla vedova di Madison Dolly Payne in occasione dei suoi funerali nel 1836.

(1)
E’ opportuno qui ricordare che gli anni 1800 e 1900, non essendo divisibili per quattrocento, non sono, ai sensi del Calendario Gregoriano, bisesti come invece il 2000.

Appendice
I quarantasei Presidenti con le appartenenze partitiche e le date di permanenza alla Executive Mansion:

George Washington (indipendente, 30 aprile 1789/4 marzo 1797)
John Adams (federalista, 4 marzo 1797/4 marzo 1801)
Thomas Jefferson (democratico-repubblicano, 4 marzo 1801/4 marzo 1809)
James Madison (democratico-repubblicano, 4 marzo 1809/4 marzo 1817)
James Monroe (democratico-repubblicano, 4 marzo 1817/4 marzo 1825)
John Quincy Adams (democratico-repubblicano, 4 marzo 1825/4 marzo 1829)
Andrew Jackson (democratico, 4 marzo 1829/4 marzo 1837)
Martin Van Buren (democratico, 4 marzo 1837/4 marzo 1841)
William Harrison (whig, 4 marzo 1841/4 aprile 1841)
John Tyler (whig, 6 aprile 1841/4 marzo 1845)
James Polk (democratico, 4 marzo 1845/3 marzo 1849)
Zachary Taylor (whig, 4 marzo 1849/9 luglio 1850)
Millard Fillmore (whig, 10 luglio 1850/4 marzo 1853)
Franklin Pierce (democratico, 4 marzo 1853/4 marzo 1857)
James Buchanan (democratico, 4 marzo 1857/4 marzo 1861)
Abraham Lincoln (repubblicano, 4 marzo 1861/15 aprile 1865)
Andrew Johnson (democratico ma incluso nel secondo ticket con Lincoln, 15 aprile 1865/4 marzo 1869)
Ulysses Grant (repubblicano, 4 marzo 1869/4 marzo 1877)
Rutherford Hayes (repubblicano, 4 marzo 1877/4 marzo 1881)
James Garfield (repubblicano, 4 marzo 1881/19 settembre 1881)
Chester Arthur (repubblicano, 20 settembre 1881/4 marzo 1885)
Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1885/4 marzo 1889)
Benjamin Harrison (repubblicano, 4 marzo 1889/4 marzo 1893)
Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1893/4 marzo 1897)
William McKinley (repubblicano, 4 marzo 1897/14 settembre 1901)
Theodore Roosevelt (repubblicano, 14 settembre 1901/4 marzo 1909)
William Taft (repubblicano, 4 marzo 1909/4 marzo 1913)
Woodrow Wilson (democratico, 4 marzo 1913/4 marzo 1921)
Warren Harding (repubblicano, 4 marzo 1921/2 agosto 1923)
Calvin Coolidge (repubblicano, 3 agosto 1923/4 marzo 1929)
Herbert Hoover (repubblicano, 4 marzo 1929/4 marzo 1933)
Franklin Delano Roosevelt (democratico, 4 marzo 1933/12 aprile 1945)
Harry Truman (democratico, 12 aprile 1945/20 gennaio 1953)
Dwhigt Eisenhower (repubblicano, 20 gennaio 1953/20 gennaio 1961)
John Kennedy (democratico, 20 gennaio 1961/22 novembre 1963)
Lyndon Johnson (democratico, 22 novembre 1963/20 gennaio 1969)
Richard Nixon (repubblicano, 20 gennaio 1969/9 agosto 1974)
Gerald Ford (repubblicano, 9 agosto 1974/20 gennaio 1977)
Jimmy Carter (democratico, 20 gennaio 1977/20 gennaio 1981)
Ronald Reagan (repubblicano, 20 gennaio 1981/20 gennaio 1989)
George Herbert Bush (repubblicano, 20 gennaio 1989/20 gennaio 1993)
Bill Clinton (democratico, 20 gennaio 1993/20 gennaio 2001)
George Walker Bush (repubblicano, 20 gennaio 2001/20 gennaio 2009)
Barack Obama (democratico, 20 gennaio 2009/20 gennaio 2017)
Donald Trump (repubblicano, 20 gennaio 2017/20 gennaio 2021)
Joe Biden (democratico, 20 gennaio 2021/…)

12 gennaio 2024

Calendario 2024 Primarie Caucus e Convention

Le Primarie presidenziali repubblicane inizieranno il 15 gennaio con i Caucus dell’Iowa, seguiti da quelle del New Hampshire il 23 gennaio.
Nel tentativo di rendere la Carolina del Sud la prima competizione del partito, il 3 febbraio 2023, il Comitato Nazionale dell’Asinello ha deciso che i candidati non debbano inserire il loro nome nella scheda elettorale del New Hampshire e che non terrà un caucus ufficiale nell’Iowa.
Le primarie repubblicane della Carolina del Sud si terranno separatamente, il 24 febbraio.
Il primo grande confronto, il Super Tuesday, è fissato al 5 marzo, quando voteranno sedici Stati e un Territorio.
Gli ultimi membri dell’Unione che terranno le Primarie voteranno a giugno.
La Convention nazionale repubblicana si svolgerà a Milwaukee dal 15 al 18 luglio.
La Convention Nazionale Democratica si terrà a Chicago dal 19 al 22 agosto.
Le votazioni federali sono in programma il 5 novembre.
Il Collegio Elettorale si riunirà il 16 dicembre seguente.

1
Il calendario

January
15
Iowa
• Republican Presidential caucus
23
New Hampshire
• Presidential Primary

February
3
South Carolina
• Democratic Presidential Primary
6
Nevada
• Presidential Primary
8
Nevada
• Republican Presidential Caucus
Virgin Islands
• Republican Presidential Caucus
24
South Carolina
• Republican Presidential Primary
27
Michigan
• Presidential Primary

March
2
Michigan
• Republican Presidential Caucus
Idaho
• Republican Presidential Caucus
Missouri
• Republican Presidential Caucus
3
District of Columbia
• Republican Presidential Primary
4
North Dakota
• Republican Presidential Caucus

5
Super Tuesday 16 states voting
Alabama
• Presidential Primary
Alaska
• Republican Presidential Primary
Arkansas
• Presidential Primary
California
• Presidential Primary
Colorado
• Presidential Primary
Iowa
• Democratic Presidential Primary
Maine
• Presidential Primary
Massachusetts
• Presidential Primary
Minnesota
• Presidential Primary
North Carolina
• Presidential Primary
Oklahoma
• Presidential Primary
Tennessee
• Presidential Primary
Texas
• Presidential Primary
Utah
• Democratic Presidential Primary
• Republican Presidential Caucus
Vermont
• Presidential Primary
Virginia
• Presidential Primary
American Samoa
• Presidential Caucus
12
Democrats Abroad
• Democratic Presidential Primary
Georgia
• Presidential Primary
Hawaii
• Republican Presidential Caucus
Mississippi
• Presidential Primary
Northern Mariana Islands
• Democratic Presidential Primary
Washington
• Presidential Primary
15
Northern Mariana Islands
• Republican Presidential Caucus
16
Guam
• Republican Presidential Caucus
19
Arizona
• Presidential Primary
Florida
• Presidential Primary
Illinois
• Presidential Primary
Kansas
• Presidential Primary
Ohio
• Presidential Primary
23
Louisiana
• Presidential Primary
Missouri
• Democratic Presidential Primary

April
2
Arkansas
• Primary Runoff
Connecticut
• Presidential Primary
Delaware
• Presidential Primary
Mississippi
• Primary Runoff
New York
• Presidential Primary
Rhode Island
• Presidential Primary
Wisconsin
• Presidential Primary
6
Alaska
• Democratic Presidential Primary
Hawaii
• Democratic Presidential Primary
North Dakota
• Democratic Presidential Primary
13
Wyoming
• Democratic Presidential Primary
16
Alabama
• Primary Runoff
21
Puerto Rico
• Republican Presidential Primary
23
Pennsylvania
• Presidential Primary
28
Puerto Rico
• Democratic Presidential Primary

May
7
Indiana
• Presidential Primary
14
Maryland
• Presidential Primary
Nebraska
• Presidential Primary
West Virginia
• Presidential Primary
21
Kentucky
• Presidential Primary
Oregon
• Presidential Primary
23
Idaho
• Democratic Presidential Caucus
28
Texas
• Primary Runoff

June
4
District of Columbia
• Presidential Primary
Montana
• Presidential Primary
New Jersey
• Presidential Primary
New Mexico
• Presidential Primary
South Dakota
° Presidential Primary
8
Guam
• Democratic Presidential Caucus
Virgin Islands
• Democratic Presidential Primary
18
Georgia
• State Primary Runoff
25
South Carolina
• Primary Runoff

July
15
2024 RNC Convention
Republican National Convention
16
2024 RNC Convention
Republican National Convention
17
2024 RNC Convention
Republican National Convention
18
2024 RNC Convention
Republican National Convention

August
19
2024 DNC Convention
Democratic National Convention
20
2024 DNC Convention
Democratic National Convention
21
2024 DNC Convention
Democratic National Convention
22
2024 DNC Convention
Democratic National Convention

September
16
Presidential Debate
Texas State University in San Marcos, Texas
25
Vice Presidential Debate
Lafayette College in Easton, PA

October
1
Presidential Debate
Virginia State University in Petersburg, VA
9
Presidential Debate
University of Utah in Salt Lake City, UT

November
5
General Election

2
USA 2024: le Convention

Partito Repubblicano:
dal 15 al 18 luglio
al Fiserv Forum di Milwaukee, Wisconsin
si tratta della quarantatreesima Convention la prima avendo avuto luogo nel 1856

Partito Democratico
dal 19 al 22 agosto
al United Center di Chicago, Illinois
si tratta della cinquantesima Convention la prima avendo avuto svolgimento nel 1832 ed essendo due quelle successivamente organizzate nel 1860

12 gennaio 2024