Trump alla Casa Bianca, i dossier aperti

Donald Trump è il 47° presidente degli Stati Uniti e non ha solo vinto, ha stravinto questa elezione. Ora, dopo la gioia dei Repubblicani e la tristezza dei Democratici, gli analisti si chiedono cosa potremmo aspettarci dal ritorno al potere del leader Repubblicano, sia per quanto riguarda la politica estera sia per quella interna. Quali saranno le mosse del neopresidente, ritornato alla Casa Bianca dopo 4 anni? Cosa prevede la sua agenda e cosa potrebbe cambiare?
NATO e trattati internazionali
Da sempre scettico verso la NATO, Donald Trump ha più volte sostenuto, anche negli ultimi mesi, che gli Stati Uniti dovrebbero svincolarsi di più dai trattati internazionali e dai conflitti in giro per il mondo.
Guerre in Medio Oriente e in Ucraina
In Medio Oriente il 78enne rivendica pieno sostegno a Israele che, a suo dire, “ha commesso l’unico errore di non aver finito la guerra in fretta”. Sul conflitto in Ucraina, Trump è per un impegno minore negli aiuti a Kiev, convinto che la sua presidenza faciliterà un accordo con Mosca. Per quanto riguarda le relazioni internazionali, secondo il portavoce del Cremlino è ancora troppo presto per fare previsioni sulla futura politica di Trump, mentre il presidente ucraino Zelensky ha – dal canto suo – espresso l’auspicio che il neopresidente statunitense possa aiutare l’Ucraina a ottenere una pace giusta.
Taiwan e la Cina, dazi e ambiente
Restio ad esporsi su Taiwan. Trump ha ribadito la stima verso Xi Jinping, ma sostiene comunque una linea dura nei confronti della Cina che – in chiave economica – è destinata a tradursi in politiche commerciali discriminatorie, con l’impiego di dazi che potrebbero declinarsi anche in senso antieuropeista.. Pechino, dal canto suo – pur definendo un affare interno l’elezione – ha auspicato coesistenza pacifica con Washington, mentre la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, si è detta impaziente di collaborare nuovamente con Trump per portare avanti una forte agenda transatlantica. In ogni caso, date le premesse, è immaginabile che il neopresidente USA varerà una politica estera all’insegna di un più marcato isolazionismo, che non prevede un nuovo accordo sul nucleare iraniano o intese – a livello globale – rivolte alla protezione ambientale.
I dossier USA: inflazione, pensioni, energia, aborto, immigrazione
In campo domestico il primo obiettivo è ridurre l’inflazione per rendere l’America di nuovo accessibile. Trump propone piani economici incentrati su tagli fiscali, riducendo al 15% l’imposta sulle società, oltre all’esenzione fiscale sui redditi da mancia e all’abolizione della tassa sui pagamenti della previdenza sociale per i pensionati. Per espandere la produzione energetica, ritenuta indispensabile per rafforzare l’industria statunitense, intende aprire l’Artico alle trivellazioni, oltre ad aumentare l’estrazione di greggio.
Tra i grandi temi di questa campagna elettorale c’è l’aborto, destinato a tornare sotto il controllo statale, pur lasciando ai singoli Stati la libertà di decidere. Come già nel 2016, il tema dell’immigrazione rappresenta una priorità per Trump, che promette di completare il muro con il Messico e applicare leggi più restrittive con l’obiettivo finale di espellere fino a un milione di persone.

7 novembre 2024

Sondaggi e carabattole

E nel 2028 di là dell’Atlantico (ma anche da noi): tutti impegnati nei media nuovamente a dare importanza a sondaggi che regolarmente falliscono pagandoli profumatamente, a voler freneticamente sapere se il cantante X o l’attore Y o l’intellettuale Z voteranno per il candidato democratico, ad attaccare, chiunque sia, il repubblicano naturalmente brutto e cattivo che otterrà la Nomination, non considerando mai, per carità!, al di là degli amatissimi nuovaiorchesi e californiani, i desiderata degli elettori. Tutti in verità impegnati non ad informare ma a fare perfino mentendo a se stessi campagna elettorale. Evviva!

7 novembre 2024

Panorama degli avvenimenti dopo lo spoglio

Donald Trump ha pronunciato il discorso della vittoria ancora prima dell’ufficialità, quando Fox l’ha proiettato vincitore delle presidenziali: “Questa è una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l’America di nuovo grande” ha detto davanti ai suoi sostenitori al quartier generale del Palm Beach Convention Center, in Florida. “Sistemeremo tutto” ha aggiunto.

Harris: “La lotta per la libertà non finisce qui”. “Il mio cuore è pieno di gratitudine per la fiducia che avete riposto in me”. Con queste parole Kamala Harris si è rivolta ai sostenitori dopo la sconfitta nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Nel discorso tenuto alla Howard University a Washington l’attuale vicepresidente ha invitato ad accettare il risultato elettorale. Harris ha affermato che perdere le presidenziali non significa porre fine “alla lotta per la nostra libertà” e ha esortato i giovani e le giovani a “non smettere mai di fare del mondo un posto migliore”. La vicepresidente ha ricordato i mesi di campagna elettorale, sottolineando che è stato fatto un lavoro per unire la popolazione americana. Alcune ore prima di essere comparsa davanti ai suoi sostenitori, Harris ha inoltre chiamato Donald Trump per congratularsi con lui per la sua vittoria. Nella telefonata ha garantito la sua disponibilità e quella del suo staff per “una transizione pacifica”.

7 novembre 2024

Xi invita Trump ad andare d’accordo

Cina e Stati Uniti devono trovare un modo di cooperare. Lo ha auspicato nella notte su giovedì il presidente cinese Xi Jinping che si è congratulato con il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e ha invitato i due Paesi ad “andare d’accordo”, secondo quanto riportato dai media statali. La netta vittoria del candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca ha inaugurato una nuova era di incertezza negli Stati Uniti e nel mondo.
L’elezione di Trump potrebbe anche cambiare le relazioni sino-americane, che negli ultimi anni sono state messe a dura prova da una serie di temi tra cui Taiwan, il commercio, i diritti umani e la rivalità nel settore dell’alta tecnologia. “La storia ha dimostrato che la Cina e gli Stati Uniti traggono vantaggio dalla cooperazione e perdono dal confronto”, ha detto il capo di Stato cinese a Trump, secondo un resoconto pubblicato dalla televisione pubblica CCTV. “Una relazione sino-statunitense stabile, sana e duratura è in linea con gli interessi comuni di entrambi i Paesi e con le aspettative della comunità internazionale”, ha sottolineato Xi Jinping. Si tratta dei primi commenti del presidente cinese dopo la vittoria del candidato repubblicano. Xi ha detto di sperare che “entrambe le parti sostengano i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione win-win”.
Ha invitato Washington e Pechino a “rafforzare il dialogo e la comunicazione, a gestire correttamente le loro differenze”. Sia Donald Trump che la sua rivale democratica Kamala Harris hanno fatto campagna elettorale con la promessa di fare pressione sulla Cina.
Il magnate repubblicano ha alzato la posta, promettendo di imporre tariffe del 60% su tutte le merci cinesi che entrano negli Stati Uniti. Se attuata, questa proposta potrebbe colpire 500 miliardi di dollari di beni cinesi importati, secondo PineBridge Investments.

 

7 novembre 2024

I guai penali di Trump che fine faranno

Donald Trump è il primo presidente eletto negli Stati Uniti condannato penalmente (per il caso Stormy Daniels). Inoltre, nei confronti nel neoeletto sono aperti tre procedimenti penali, due a livello federale e uno nello Stato della Georgia, e sono in corso anche dei processi civili. Ora che è stato eletto alla presidenza, le sue questioni legali potrebbero risolversi o venir sospese durante il suo mandato. Questo a causa di una politica di lunga data che vieta di perseguire un presidente in carica. Stando alla CNN, Jack Smith, il consigliere speciale del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, sta discutendo attivamente con i vertici di quest’ultimo su come porre fine ai procedimenti federali contro Trump. Questi riguardano i suoi tentativi di rovesciare le elezioni del 2020 e per la cattiva gestione di documenti riservati. Trump ha affermato più volte di voler licenziare Smith per porre fine a queste cause.

7 novembre 2024

Come deve comportarsi Biden

Ok, Donald Trump è il Presidente eletto. Ma fino al 20 gennaio, giorno dell’Insediamento, governa Joe Biden. Come si risolve il problema? Ecco. Il Segretario di Stato Antony Blinken si dimette immediatamente. Biden nomina al suo posto Trump. Non appena l’atto è approvato dal Senato lo stesso Biden e la Vice Kamala Harris si dimettono. Lo Speaker della Camera e il Presidente pro tempore del Senato rinunciano l’uno dopo l’altro alla carica. Trump, quarto nella linea di successione, diventa immediatamente Presidente!

7 novembre 2024

Melania come Frances (solo in parte)

La First Lady Melania Trump il prossimo 20 gennaio tornerà alla Casa Bianca. Sarà la seconda consorte di un Presidente a farlo dopo la mitica Frances Folsom, moglie di Grover Cleveland. Famosa per questa caratteristica ma soprattutto per avere detto al maggiordomo della magione lasciandola dopo la sconfitta del marito: “Non tocchi niente. Torneremo!”
Non risulta che Melania sia stata altrettanto fiduciosa.

6 novembre 2024

Il Coattail Effect di Trump

Nel glossario politico americano, quando il candidato alla Executive Mansion non solo vince ma ottiene che il suo partito conquisti la maggioranza nelle due Camere si dice che possieda il ‘Coattail Effect’. Che riesca cioè a attrarre voti anche per i colleghi di partito candidati altrove. Non molti i Presidenti capaci in questo senso. Dopo il 5 novembre, tra i pochi che hanno dimostrato di esserlo, Donald Trump!

6 novembre 2024

La dirigenza democratica va pensionata

Un vero mistero, poi, la dimostrata incapacità dei democratici in tutta la campagna elettorale. Prima, il lungo è incondizionato sostegno dato ad un menomato Joe Biden. Poi, la scelta di una candidata da tutti fino a quel momento considerata non all’altezza come Kamala Harris. Infine, la conduzione di una campagna elettorale basata non sulla risposta alle necessità degli elettori ma sul sostegno di star e personalità dalla vita concreta, di ogni giorno, lontanissime. Una classe dirigente evidentemente da pensionare.

6 novembre 2024

Donald Trump per KO. Prime riflessioni

Nettissima la vittoria di un Donald Trump che, imitando Grover Cleveland, torna alla Casa Bianca dopo un esilio quadriennale. Nettissima la sconfitta di Kamala Harris la quale, peggiorando il risultato di Hillary Clinton, è la seconda donna sconfitta nella corsa verso White House. Ancora una volta, gravemente errati i sondaggi nessuno dei quali prevedeva quanto effettivamente accaduto.
Del tutto inutile lo schieramento a favore della candidata democratica del 90 per cento dei media non solo americani. Delle sinistre di ogni Paese. Per non parlare di quello delle star di qualsivoglia genere e tipo. Ciò detto, una sola certezza: tra quattro anni, senza avere nuovamente capito niente, i media si schiereranno dietro il democratico di turno, demonizzeranno il malcapitato repubblicano. Daranno voce alle Taylor Swift e ai George Clooney disinteressandosi assolutamente della realtà, dei cittadini elettori. Evviva.

 

6 novembre 2024