La strategia anti Trump di Biden prima e dopo la condanna

Secondo il Wall Street Journal, la strategia messa in atto da Joe Biden per ottenere la conferma si basava in gran parte nel ricordare agli elettori i giorni più bui della presidenza Trump: “la rivolta del Campidoglio, una risposta pasticciata al Covid-19 e la violenza causata dal conflitto razziale a Charlottesville, Virginia. Adesso”, scrive il quotidiano, “la condanna di Trump per trentaquattro reati offre a Biden e ai suoi alleati la migliore occasione per far sì che gli elettori lo ricordino come un agente del caos e comprendano che il suo comportamento è rischiosi per il Paese”.

1 giugno 2024

I repubblicani si uniscono agli attacchi al sistema giudiziario

“Abbracciando la strategia di Donald Trump di incolpare il sistema giudiziario statunitense dopo lo storico verdetto di colpevolezza, i repubblicani al Congresso, nell’intento di riconquistare la Casa Bianca, si stanno arruolando con fervore nella sua campagna di vendetta e punizione politica”, afferma il New York Time che prosegue sostenendo che “quasi nessun esponente repubblicano si è alzato per suggerire che Trump non dovrebbe essere il candidato presidenziale del partito per le elezioni di novembre ed anzi, alcuni hanno cercato di affrettare la sua nomina.
Pochi hanno osato difendere la legittimità del tribunale dello stato di New York che ha deliberato o dei dodici giurati che hanno emesso il loro verdetto all’unanimità”.

1 giugno 2024

Cosa faranno dopo la condanna di Trump i più ostili al voto?

La condanna di Trump attirerà l’attenzione dei molti che abitualmente non seguono la politica e nel caso da quale parte i ‘convertiti’ per così dire si schiererebbero?
È questa la domanda che si pongono alcuni attenti analisti guardando non solo al verdetto ma anche alla spettacolarizzazione dello stesso opera di Trump ovviamente al fine di ottenere benevolenza e conseguenti voti.
Possono difatti essere proprio gli americani che normalmente esitano ad iscriversi alle liste elettorali e successivamente recarsi alle urne a decidere quanto al futuro il prossimo 5 novembre.

1 giugno 2024

A proposito del dire o meno la verità in politica

“Forse non vi ricordate la speranza che Jimmy Carter portò con sé. Probabilmente rammenterete le condutture del gas, gli ostaggi bendati, l’inflazione a due cifre, i tassi di interesse al venti per cento, Carter avvolto nel suo cardigan nello Studio Ovale che prega con solennità di abbassare i termostati, che si accascia per un colpo di calore durante una gara podistica di dieci chilometri, che tiene sulle reti nazionali un discorso sul ‘malessere americano’ che in realtà era un discorso sulla ‘crisi di fiducia’. Verso la fine degli anni Settanta sembrava che tutto stesse diventando sempre più brutto e squallido: città, automobili e musica. Carter giurò che a differenza dei suoi predecessori avrebbe in ogni caso detto la verità al popolo americano. E dato che era un uomo di parola, il popolo americano lo avrebbe cacciato per questo. Fu l’ultimo Presidente a commettere quell’errore”.
Queste le sconsolate parole vergate a proposito della sincerità in politica e della defenestrazione (al di là di ogni amara intrigante iperbole, non conseguente) di Jimmy Carter ad opera di Ronald Reagan nel 1980 da George Packer in ‘Our man’, 2019.

1 giugno 2024

‘Grandfather clause’, ovvero ‘la clausola del nonno’

Terminata la Guerra di Secessione ed entrati in vigore i due Emendamenti che concedevano il diritto di voto ai neri (uomini, le donne comunque escluse), al fine di impedire loro di esercitarlo, gli Stati del Sud introdussero varie norme limitative.
Due le più importanti.
In primo luogo, occorreva dimostrare di sapere leggere e scrivere.
Poi, di conoscere il testo della Costituzione.
Così operando però anche molti elettori bianchi incolti restavano esclusi. È al fine di superare tale impasse che fu ideata la cosiddetta ‘Clausola del nonno’.
Si stabilì cioè che potevano essere ammessi a prescindere ai seggi anche tutti coloro che dimostravano che il padre o i nonni avevano votato prima del 1868.
E visto che certamente i neri non potevano vantare questo antefatto…

1 giugno 2024

Robert Kennedy Jr. critica il verdetto avverso a Trump

Il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr. ha criticato il verdetto della giuria nel processo a carico di Donald Trump, definendolo “profondamente antidemocratico” e avvertendo che “si ritorcerà contro” i democratici a novembre.
Nel contempo, intervenendo personalmente, Joe Biden ha definito ” irresponsabile e sconsiderata” l’affermazione del tycoon secondo il quale il processo era “truccato”.
Assolutamente discordanti intanto le previsioni degli analisti in relazione alle reazioni dell’elettorato nella straordinaria situazione in atto.

1 giugno 2024

Giornata epocale, il 30 maggio 2024

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America un ex Presidente, per di più in corsa per tornare a White House, è stato condannato penalmente da una giuria popolare.
L’esito del processo nuovaiorchese non ha in verità sorpreso: era nell’aria.
Non è che la condanna in se comporti conseguenze elettorali perché nessuna norma, tantomeno costituzionale, impedirebbe a un condannato non solo di candidarsi ma anche di, una volta eletto, governare.
Detto del verdetto sfavorevole al tycoon, subito dopo gli istituiti sondaggistici sono scesi in campo come pure gli analisti, per capire cosa succederà.
Differentissime le opinioni.
Diversi i risultati dei sondaggi per il momento virtuali.
Vedremo e quasi certamente molto presto.

31 maggio 2024

I miliardari di Wall Street si precipitano a sostenere Trump

Prima che i dodici membri newyorkesi della giuria etichettassero Donald Trump come criminale, un ben diverso tipo di giuria – quella che Bloomberg riferisce riunita nel sontuoso hotel Pierre sulla Fifth Avenue – aveva raggiunto un proprio verdetto.
Anche se i giudici popolari del tribunale lo avessero ritenuto colpevole, avevano concluso i ricchi Wall Streeter del Pierre, Trump sarebbe comunque stata la loro scelta per la Casa Bianca.
Elon Musk è assolutamente infuriato per il verdetto contro Trump.

31 maggio 2024

Trump potrebbe sorprendere nella scelta del vicepresidente

Nelle ultime settimane, una lista che comprende sempre gli stessi nomi ha dominato la scena concernente la scelta da parte di Trump del candidato alla Vicepresidenza, del suo Running Mate.
Lo stesso ex Presidente ha contribuito all’aria di inevitabilità facendo circolare questi nomi in interviste e apparizioni più e più volte, come sottolinea la CNN.
Ma c’è un costante mormorio nell’orbita del tycoon secondo cui il gusto drammatico del tycoon prima o poi prenderà il sopravvento.
Molti nello staff credono che la mancanza di segretezza che circonda i colloqui in corso aumenti la possibilità che Trump alla fine scelga qualcuno fuori dal radar dei pubblici riflettori.

31 maggio 2024

Miriam Adelson finanzierà il Colossal Super PAC per Trump

“La mega donatrice repubblicana e miliardaria dei casinò Miriam Adelson intende contribuire a finanziare un enorme super PAC per Donald Trump cercando di colmare il divario finanziario esistente nei confronti del presidente Joe Biden”, riferisce Politico.
“Adelson ha intenzione di svolgere un ruolo importante nel finanziamento di ‘Preserve America’, un super PAC pro-Trump fondato durante la campagna di rielezione dell’ex presidente nel 2020. Il gruppo viene ora ricostituito con lo scopo di aiutare la candidatura di Trump per il 2024. Quanto Adelson donerà al super PAC non è chiaro, anche se una persona che ha familiarità con i suoi piani ha detto che il gruppo si aspetta di spendere più di quanto fece quattro anni fa, quando Adelson e il suo defunto marito, Sheldon, donarono novanta milioni di dollari a ‘Preserve America’”.

31 maggio 2024