I Presidenti: Theodore Roosevelt

La scheda.
Nato nel 1858 a New York, entrò presto in politica, prendendo parte all’amministrazione McKinley per poi arruolarsi in occasione della guerra contro la Spagna.
Vicepresidente durante il secondo mandato di McKinley, lo sostituì dopo il suo assassinio nel 1901.
Confermato alle elezioni del 1904, attuò politiche riformiste sia sul fronte dei diritti dei lavoratori sia su quello ambientale, introducendo ulteriori misure anti-monopolistiche.
In politica estera inaugurò la cosiddetta Big Stick ideology (negoziati pacifici, all’ombra di minacce militari), fondamentale per la realizzazione del Canale di Panama.
Si adoperò inoltre per far cessare la guerra tra Russia e Giappone, la qual cosa gli fece ottenere il Premio Nobel per la Pace nel 1906.
Nel 1908 rifiutò di ripresentarsi ma ben presto entrò in contrasto con il nuovo Presidente, il repubblicano W. H. Taft: per questo fondò un Partito Progressista, presentandosi alle elezioni del 1912.
Il fronte repubblicano si spaccò quindi in due, consentendo la vittoria ai democratici, guidati da Woodrow Wilson.
Convinto interventista allo scoppio della Grande Guerra, morì nel 1919 a Sagamore Hill, nel New York.

13 maggio 2024

Il concetto di Frontiera, attento lo sguardo al cinema Western

1893, l’American Historical Association riceve alla World’s Columbian Exposition, a Chicago, un documento a firma Frederick Jackson Turner, in seguito insegnante all’Università del Wisconsin e ad Harvard, intitolato ‘Il significato della frontiera nella storia americana’ (‘The Significance of the Frontier in American History’).
Il testo è quello sviluppato in una conferenza che il grande storico e critico Robert Hughes, nel suo ‘La cultura del piagnisteo’ (‘The Culture of Complaint’, 1993) non esiterà a definire epica.
A ben guardare, Turner, nel trattare del tema, è nella scia – per non dire che dal precedente tragga decisamente ispirazione – di John O’Sullivan, intellettuale e giornalista democratico, che vari decenni prima, nel mentre negli anni Quaranta dell’Ottocento gli Stati Uniti si affacciavano sulla costa pacifica del continente, aveva per primo parlato di ‘Destino manifesto’ in particolare, per il vero, riferendosi alla necessità, a suo modo di vedere, di annettere all’Unione il Texas.
Il concetto in questione, dipoi, nel tempo, è andato assumendo un significato decisamente più lato: gli Stati Uniti, appunto nel loro destino, direi nel loro dna, hanno (avrebbero?) l’assoluto e indiscutibile impegno di portare, diffondere nel mondo la democrazia.
La Frontiera, sottolineava Turner nel citato testo, aveva creato la libertà ‘spezzando i limiti dell’abitudine, offrendo nuove esperienze e promuovendo nuove istituzioni e attività’.

Come in altre occasioni ho sottolineato, il grande scrittore premio Nobel inglese Rudyard Kipling, nella un tempo celeberrima poesia ‘Il fardello dell’uomo bianco’ (‘The White Man’s Burden’, 1899) – recante come sottotitolo ‘Gli stati Uniti e le Filippine’ in quanto composta a seguito del ‘Trattato di Parigi’ che, ponendo fine al confronto armato (‘Guerra Ispano Americana’) per Cuba, vedeva la soccombente Spagna concedere agli USA il dominio appunto sulle Filippine – quasi seguendo O’Sullivan e Turner, sostanzialmente (o almeno in cotal modo il suo poetare venne inteso) trattava della necessità da parte dell’Unione statunitense di sostituirsi all’esausta Gran Bretagna nel recare la civiltà euro americana, e quindi la democrazia come in quell’ambito intesa, a popoli e terre.
(Un esempio di ‘esportazione’ della civiltà occidentale in India: Sir Charles Napier, primo Governatore inglese del Punjab, da poco insediato, decise di combattere il ‘sati’ e cioè l’antica tradizione locale che prevedeva che le vedove fossero bruciate vive sulla pira funeraria del compianto marito.
I capi locali gli dissero che si trattava di un rito la cui origine si perdeva nella notte dei tempi e che, di conseguenza, non era proponibile un suo abbandono.
Per tutta risposta, Napier fece erigere una forca nei pressi di una pira, dicendo: ‘Rispetto le vostre usanze. Continuate, prego. Sappiate che è nostra usanza, tuttavia, impiccare coloro che bruciano vive le vedove’).

Si dovrà attendere il 1961, anno di pubblicazione del clamoroso e stravolgente saggio ‘I dannati della terra’ (‘Les Damnès de la terre’) di Franz Fanon la cui pregnante prefazione è opera di Jean Paul Sartre, perché il processo di decolonizzazione allora in corso, le rivendicazioni terzomondiste, trovassero la loro ‘Bibbia’.
E’ da allora che il mondo concettuale come concepito da O’Sullivan, Turner e Kipling mostra le prime crepe per successivamente sgretolarsi.
(Per il vero, negli Stati Uniti, sotto traccia, non abitualmente proclamato, il concetto ‘sullivaniano/turneriano’ ha ancora buona presa malgrado il fatto che in più occasioni gli USA, intesi a portare la democrazia nel mondo o credendo di farlo, siano andati incontro a sonore sconfitte sia sul piano militare che su quello politico.)
E’ questo il momento dell’assunzione, praticamente senza reazione alcuna, da parte dell’uomo bianco, accusato di ogni sfruttamento e di ogni nefandezza, di ‘tutte’ le responsabilità.
E’ il momento delle scuse ‘bianche’, in ginocchio o pressappoco, per qualsiasi comportamento del passato comunque ritenuto riprovevole e, da parte della Chiesa, perfino con riferimento alle Crociate.
E’ dai primi Sessanta del Novecento che si impone il clima, tuttora globalmente imperante, che tanto piace ai mentecatti del ‘politically correct’ e alle ‘anime belle’, in una parola, ai ‘fessacchiotti’ che comandano, ‘democraticamente’ per carità, per ogni dove o quasi.

Possiamo esaminare il predetto mutamento anche da un punto di vista decisamente particolare: guardando, cioè, al cinema Western ‘classico’, quello con i pellirosse, e confrontando due pellicole realizzate l’una ‘prima della rivoluzione’ dal mitico John Ford (presentandosi nel cominciare un proprio intervento in una affollatissima e tumultuosa assemblea di cineasti che protestavano contro la dipoi denominata ‘Caccia alle Streghe’, il grande regista, peraltro trascurando il suo operare anche in altri campi cinematografici, disse semplicemente: “Mi chiamo John Ford e faccio Western”) e la seconda quasi trent’anni più tardi da Martin Ritt, un film maker e, a Broadway, un regista teatrale, assolutamente ‘giusto’, del tutto adatto per idee ed opere a rappresentarla.
Parlo del fordiano ‘Ombre rosse’ (‘Stagecoach’, 1939) – sceneggiato da Dudley Nichols sulla base di un racconto, ‘Stage to Lordsburg’, a firma Ernest Haycox a sua volta ispirato da ‘Boule de suif’ di Guy de Maupassant – e di ‘Hombre’ (‘Hombre’) – ricavato da Irving Ravetch e Harriel Frank jr da un testo di Elmore Leonard – che il citato Ritt realizzò nel 1967.
Semplificando, in ‘Ombre rosse’ gli indiani, ‘cattivi’ tout court, attaccano furiosamente e fino all’arrivo della cavalleria la diligenza e i ‘visi pallidi’ in viaggio che la popolano, mentre in ‘Hombre’ un ‘indiano/bianco’, un disprezzato ‘mezzosangue’, agendo da pellerossa (Paul Newman, nei panni di John Russell, dopo un’azione per molti versi violenta, dirà ‘In questo frangente, ho agito da bianco’) e sacrificando la propria vita, salva un altro gruppo di persone in larga parte certamente non meritevoli di un simile sacrificio.
Due assai differenti ‘momenti’.
Due contrastanti visioni.
Due diverse generazioni.

Quella di John Ford, nel solco del ‘Destino manifesto’ e col mito della ‘Frontiera’, che vedeva nei pellirosse un nemico comunque e sempre da eliminare (e non va dimenticata la scena del successivo capolavoro fordiano ‘Sentieri selvaggi’ – ‘The Searchers’, 1956 – che vede il protagonista Ethan Edwards/John Wayne sparare forsennatamente ai bisonti perché uccidendoli intendeva sottrarre carne agli indiani), mai neppure interrogandosi sulle ragioni che portavano i nativi americani a contrapporsi.
Quella di Martin Ritt, dubitosa se non già convinta della ‘cattiveria’ dell’uomo bianco, del buon diritto degli indiani alla difesa, di una loro quasi fanciullesca innocenza violata senza pietà dai ‘visi pallidi’.
Non v’è chi non veda, non v’è chi non noti come dipoi, nel giro di pochi anni, il Western classico come sopra delineato decada: i ‘tempi’ maturati non lo giustificano più.
(Nei Western di Sergio Leone, per inciso, come in genere in tutti gli ‘Spaghetti-Western’, i pellirosse sono sostanzialmente assenti e sia l’uomo ‘dal cappello bianco’ – il ‘buono’ – che quello ‘dal cappello nero’ – il ‘cattivo’ – sono rigorosamente ‘visi pallidi’.)

Post Sscriptum.
Sarà opportuno dedicare in futuro al 1961 una particolare riflessione.
Non è solo l’anno nel quale appare il clamoroso sopra ricordato ‘Les Damnès de la terre’.
Infiniti altri gli accadimenti (alcuni dei quali ho trattato nel mio saggio breve ‘Il terzo quarto 1951/1975’) datati appunto 1961 che hanno storicamente lasciato ampia traccia.

12 maggio 2024

A proposito delle Convention

‘Contested Convention’:
così è definita una Convention alla quale nessuno arriva con la maggioranza assoluta dei delegati ma l’accordo viene raggiunto tra le parti contendenti prima del ballottaggio iniziale nel quale un candidato ottiene la Nomination.

‘Contingent Election’:
allorquando (è occorso solo nel 1824 per la Presidenza e nel 1836 per la Vice Presidenza) nessuno dei candidati ad una delle due massime cariche istituzionali conquisti la maggioranza assoluta degli Elettori il Collegio da questi ultimi formato non può provvedere all’elezione.
Nel caso – secondo il disposto del XII Emendamento del 1804 – l’incombenza, quanto al Capo dello Stato, passa alla Camera dei Rappresentanti che vota per Delegazioni, ciascuno Stato nella circostanza pesando uno, a prescindere quindi dalla consistenza degli aventi diritto popolari che invece, prima, determina il numero degli Elettori (in buona sostanza, nel Collegio oggi la California e l’Alaska valgono rispettivamente cinquantacinque e tre Elettori mentre nella Contingent Election, alla pari, uno)

‘Convention’:
il Congresso quadriennale del partito nel quale vengono ufficializzate le candidature.
La prima fu organizzata nel 1831, in vista delle elezioni del seguente 1832, dall’allora significativo Partito Antimassonico.
Le votazioni per la scelta ufficiale del candidato si definiscono ‘ballot’ (ballottaggi).
Per lunghi anni, la maggioranza da raggiungere per la Nomination era quella, difficile, dei due terzi la qual cosa concedeva, in particolare tra i Democratici, ai ‘sudisti’ di condizionare pesantemente in senso anti-diritti civili (per dirla in soldoni) la scelta.
Da quando, nel 1936, la maggioranza richiesta è scesa a quella assoluta, sempre più spesso (ma non in ogni circostanza) uno dei candidati raggiunge ben prima della Convention formalmente il numero prescritto di elettori.
In cotal modo, il Congresso quadriennale, ha perso buona parte del fascino originale (benissimo rappresentato, volendo, al cinema da ‘The Best Man’, ovvero ‘L’amaro sapore del potere’, 1964, ricavato da una piece di Gore Vidal).

‘Convention bounce’:
il ‘bounce’ (rimbalzo) del quale si parla si ha quando i sondaggi vengono fatti a Convention in corso e/o, a maggior ragione, immediatamente dopo.
Nell’occasione il nominando (poi, nominato) ha maggior seguito nelle rilevazioni di appena prima e molto spesso di dopo.

12 maggio 2024

Stati Uniti d’America, ABC storico politico istituzionale

Collocazione temporale quanto alle origini:
1776/1801, il Mondo cambia

4 luglio 1776.
A Filadelfia i delegati delle Colonie britanniche convenuti ratificano la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America che avevano votato e approvato il precedente 2.

3 settembre 1783.
A Parigi, esattamente all’Hotel d’York, Benjamin Franklin, John Jay e John Adams, a nome delle Tredici Colonie da una parte, e David Hartley, plenipotenziario di Giorgio III, Re della Gran Bretagna dall’altra, firmano il Trattato che pone fine alla Guerra di Indipendenza americana e segna il riconoscimento e la nascita ufficiale degli Stati Uniti.

15 dicembre 1788.
10 gennaio 1789.
Date di inizio e chiusura delle prime cosiddette Elezioni Presidenziali americane.

4 febbraio 1789.
Il Collegio Elettorale composto dagli Elettori (con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni avendo essi il compito specifico di votare il Capo dello Stato completando così quella che è una ‘elezione di secondo grado’) in opera la prima volta nomina Presidente degli Stati Uniti George Washington.

4 marzo 1789.
Entra in vigore la Costituzione americana.

30 aprile 1789.
Insediamento di George Washington, indipendente e primo Presidente USA.

15 dicembre 1791.
Promulgazione del Bill of Rights, Carta dei Diritti che comprende i primi dieci Emendamenti costituzionali.

4 marzo 1793
Secondo Insediamento di George Washington.
(Il mandato 30 aprile 1789/4 marzo 1793, escludendo quelli interrotti dalla morte o dalle dimissioni dell’eletto, è il più breve della storia USA).

4 marzo 1797.
Insediamento del successore di Washington e già suo Vice John Adams, unico Presidente appartenente al Partito Federalista.

1 novembre 1800.
Inaugurazione a Washington della Executive Mansion futura White House, primo inquilino John Adams che sarebbe stato di lì a poco defenestrato.

31 gennaio 1801.
Nominato da un John Adams sconfitto e in procinto di lasciare l’incombenza, entra in carica quale Presidente della Corte Suprema John Marshall, federalista, che – fra l’altro, esercitando il ruolo fino al 1835 – darà l’impronta e le direttive, la ‘cifra’, che da allora guidano l’alto consesso.

4 marzo 1801.
Primo Insediamento di Thomas Jefferson.
Il Partito Democratico-Repubblicano che rappresenta governerà il Paese fino al 4 marzo 1829, giorno della successione di Andrew Jackson che sostanzialmente segna la fine della generazione dei Founding Fathers – ‘cinquanta semidei’ li aveva chiamati Jefferson – che aveva ideato e realizzato gli Stati Uniti e il subentro al governo della borghesia.

Quando e come nacque la Costituzione Americana

16 maggio 1787.
Siamo a casa di Benjamin Franklin, ovviamente a Philadelphia.
Con lui, i primi cinque tra i settantacinque delegati – solo cinquantacinque dei quali parteciperanno effettivamente e, tra andare e venire, in verità una trentina circa, alternandosi, saranno presenti di giorno in giorno – eletti in rappresentanza di dodici (il Rhode Island si è rifiutato di partecipare) dei tredici Stati.
Sono questi sei Signori che nell’occasione, discutendo, decidono che lungi dal revisionare semplicemente gli Articoli di Confederazione come stabilito l’assemblea dovrà ideare e istituire un governo nazionale.
Scrivere pertanto una Costituzione.
Erano
Benjamin Franklin
James Madison
Gouverneur Morris
Edmund Randolph
George Washington
James Wilson.
Il giorno dopo, Madison si mise al lavoro stendendo quello che sarà noto come il Piano della Virginia (Virginia Plan) dato che verrà poi presentato da Edmund Randolph, Governatore appunto dello Stato con capitale Richmond.

Il sistema politico istituzionale

In premessa, indispensabile premessa, gli Stati Uniti d’America sono uno Stato federale la qual cosa significa che i singoli componenti l’Unione hanno particolari e specifici poteri!

Ciò detto e ribadito, colà, quando l’elettore vota per un candidato alla Presidenza in realtà non sta votando per il Presidente.
Sta dicendo – non essendo quella adottata una elezione diretta ad opera degli aventi diritto ma “di secondo grado” – al proprio Stato per quale candidato vuole che lo stesso si esprima nel Collegio formato dagli Elettori.
Come si vede, esistono gli elettori con l’iniziale minuscola e quelli con la prima lettera maiuscola.
Sono i secondi, gli Electors, votati Stato per Stato – dal 1848 “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno coincidente con il bisestile” (Election Day) – in misura proporzionale al numero degli abitanti dello stesso quale risulta dai Censimenti decennali che dal 1790 hanno svolgimento nell’anno con finale zero, a nominare effettivamente il Presidente “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del successivo mese di dicembre”.
Detto che all’ora citato Presidente spetta il potere esecutivo essendo quello legislativo di competenza congressuale e il giudiziario affidato massimamente alla Corte Suprema, nella circostanza, gli Electors – dalle Presidenziali del 1964 complessivamente cinquecentotrentotto ragione per la quale la maggioranza da raggiungere è pari a duecentosettanta – si riuniscono per locale delegazione nelle città capitali degli Stati di appartenenza e provvedono alla bisogna stendendo un verbale che viene poi inviato al Congresso.
Il 6 gennaio seguente, appunto tale consesso – rinnovato anch’esso “il primo martedì dopo il primo lunedì…” come sopra detto totalmente quanto alla Camera e per un terzo con riferimento al Senato – presieduto dal Vicepresidente ancora in carica (la cui scadenza, come quella del Capo dello Stato è fissata al 20 gennaio successivo, giorno dell’Insediamento, Inauguration Day), ratifica la nomina.
È teoricamente possibile che i due candidati più votati (i concorrenti sono infinitamente più numerosi ma praticamente solo il democratico e il repubblicano in condizione di vincere) arrivino alla pari (duecentosessantanove Electors a testa) nel quale caso la decisione sarà opera della Camera dei Rappresentanti che voterà per Delegazione statale valendo ciascuno dei membri dell’Unione a quel mentre uno a prescindere del numero degli abitanti in precedenza, come visto, determinante.
(Incidentalmente, per via della considerazione, della dignità, comunque paritarie, tutti gli Stati hanno due Senatori, dal meno al più abitato).
Al ballottaggio camerale con le stesse modalità si arriverebbe (in effetti, accadde nel 1824) anche nell’ipotesi in cui, essendo almeno tre i candidati in grado di conquistare Stati e pertanto Electors, nessuno tra loro raggiungesse la maggioranza assoluta sopra indicata.

Venendo alle elezioni 2024, gli Electors saranno votati (insieme a tutti i Rappresentanti e ad un terzo dei Senatori) il 5 novembre, identificato in quanto “primo martedì dopo il primo lunedì…” come detto e ripetuto.
Il Collegio formato dagli Electors medesimi eleggerà (salvo il caso improbabilissimo dei tre candidati capaci di vincere Stati…) il Presidente il 16 dicembre, identificato come “primo lunedì dopo il secondo mercoledì… eccetera detto.
Il rinnovato Congresso ratificherà la nomina il 6 gennaio del nuovo anno (a meno che – ipotesi estrema – la Camera sia chiamata al ballottaggio).
Il Presidente entrerà in carica – naturalmente, i Rappresentanti devono risolvere prima, tra il 6 e il 19, la pressoché impossibile questione cennata ove presentatasi – il 20 gennaio alle ore 12, data dell’Insediamento, del Giuramento (per il vero, potrebbe il protagonista anche dare la propria parola) e del Discorso inaugurale.

Nota bene
– Uno
Fino alle votazioni del 1844 comprese gli elettori (iniziale minuscola) potevano votare in un arco temporale più lungo, normalmente oltre un mese comprendendo tale ambito per larga parte novembre (in un mondo nel quale le principali occupazioni erano agricoltura e allevamento, il momento dell’anno considerato di maggiore seppur relativa calma lavorativa).
Solo la prima volta i seggi rimasero aperti tra la fine di un anno e l’inizio del seguente, in effetti dal 15 dicembre 1788 al 10 gennaio 1789, unico caso nel quale si votò anche in un anno dispari
– Due
La coincidenza con il bisestile è dovuta al fatto che le seconde votazioni ebbero luogo nel 1792 che bisesto era.
(Per il vero, il 1800 e il 1900, contrariamente al 2000, bisestili non sono stati in quanto non divisibili per quattrocento – come il terzo citato – così disponendo il Calendario Gregoriano).
– Tre
Il primo Insediamento presidenziale ebbe luogo il 30 aprile del 1789.
– Quattro
Il primo mandato si concluse il 4 marzo 1793 e da allora fino al 1933 compreso così fu (era il 4 marzo data coincidente a quella del 1789 nella quale la Costituzione era entrata in funzione).
È dal 1937 che il quadriennio di permanenza alla Executive Mansion termina nei modi indicati, come sopra specificato, anticipatamente il 20 gennaio.
– Cinque
Si è ora scritto Executive Mansion e non tout court White House ovviamente perché dimora del detentore del potere esecutivo ma soprattutto perché fu denominata come d’abituale uso solo dopo la ricostruzione conseguenza dell’incendio e distruzione dell’edificio dovuti all’esercito inglese in data 24 agosto 1814 a Guerra del 1812 (l’ultima nella quale USA ed ex Madre Patria si scontrarono) evidentemente ancora in corso.
– Sei
Il percorso Caucus, Primarie, Convention con relativa Nomination dei candidati (iter che consente agli elettori – iniziale minuscola – la scelta dei candidati), Vicepresidente compreso, nonché adozione della Platform ovvero del programma elettorale, non è previsto dalla Costituzione o da leggi federali ma è determinato (costruito e sviluppato nel tempo e infine accolto sostanzialmente da tutti i movimenti politici) da disposizioni interne ai partiti (non solo i due egemoni) che in effetti, per non pochi versi, operano negli ambiti differentemente.
– Sette
Nel testo, si fa riferimento alla data 1964 per indicare la prima volta nella quale gli Electors sono stati cinquecentotrentotto perché la circostanza è quella in cui sono stati chiamati al voto i cinquanta Stati (Alaska e Hawaii erano entrati invero già nel 1959) più il District of Columbia, ammesso a seguito dell’adozione di un particolare Emendamento datato 1961.
– Otto
Il Collegio formato dagli Electors era composto da tanti membri quanti erano al momento della votazione i Rappresentanti sommati ai Senatori (aumentando mano mano gli Stati aumentava il totale).
Dal 1964 ai cinquecentotrentacinque (quattrocentotrentacinque per legge dal 1911 i componenti la Camera e cento i Senatori dal 1959, da quando cinquanta gli Stati) come appena detto contati si aggiungono i tre cui ha diritto il District di cui sopra.
– Nove
“Il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre…” e non semplicemente “il primo martedì di novembre” (il secondo giorno della settimana perché la domenica doveva essere esclusa essendo Giorno del Signore, il lunedì essere usato per recarsi ai seggi e quindi…) perché altrimenti potrebbe coincidere con il primo novembre, Ognissanti.
Si consideri che allora la Religione aveva un ruolo e un’importanza fondamentali.
– Dieci
È sbagliato affermare come si fa abitualmente che gli Stati Uniti abbiano cento Senatori.
È così solo in quanto sono oggi cinquanta i componenti l’Unione e due ciascuno i Laticlavi.
Naturalmente, in precedenza, erano di meno (tredici le ex colonie fondatrici, ventisei i Senatori per dire).
Ed in quanto se dovesse entrare a far parte della Repubblica Federale un cinquantunesimo membro diventerebbero centodue.
– Undici
Si è detto che in coincidenza con le Presidenziali (indicate come tali abitualmente) si rinnova anche “un terzo dei Senatori”.
È vero in linea di principio (sono i Laticlavi divisi in tre classi perché, essendo il mandato di sei anni, ogni due, Mid Term Elections comprese, una delle tre è in gioco) ma capita che a quelle ordinarie di aggiungano altre conseguenti alla scomparsa di Senatori o a dimissioni degli stessi.
– Dodici
Per la necessaria completezza in merito alla durata dei mandati, quello camerale è biennale e pertanto il rinnovo colà è totale sia al tempo delle Presidenziali che delle citate Mid Term che hanno svolgimento “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” dell’anno pari successivo a quello nel quale si vota per il Capo dello Stato collocandosi quindi a metà (Mid) del mandato (Term).
– Tredici
Si è parlato dei “due partiti egemoni”.
I democratici si sono sostanzialmente formati a seguito della dura contrapposizione conseguente le contrastatissime elezioni del 1824 alle quali si è fatto cenno.
I repubblicani sono stati fondati nel 1854.
Per conseguenza, è dal 1856 che i due partiti si confrontano.
– Quattordici
In precedenza, escluso George Washington, primo Presidente, indipendente, avevano occupato la Executive Mansion, non esattamente nell’ordine visto che in alcuni casi si alternarono, un federalista, quattro democratico/repubblicani, due whig e cinque democratici pre 1856.
– Quindici
I requisiti richiesti per assumere la Presidenza sono:
essere cittadino americano dalla nascita
avere compiuto trentacinque anni
avere risieduto negli Stati Uniti almeno quattordici anni.
Ovviamente, i primi eletti come i candidati sconfitti non potevano essere cittadini dalla nascita non esistendo il Paese prima del 3 settembre 1783, giorno della firma del Trattato di Parigi che lo riconosceva.
– Sedici
A seguito dell’adozione del Ventiduesimo Emendamento del 1951, nessuno può essere eletto Presidente più di due volte .
Cosa in precedenza possibile – per quanto Washington, non accettando un terzo mandato, avesse indicato una precisa strada – tanto che Franklin Delano Roosevelt si candidò e vinse addirittura quattro volte.
– Diciassette
Si tende a considerare figura di secondo piano quella del Vicepresidente, ma, a parte il fatto che qualcuno degli eletti all’incarico si è poi proposto personalmente venendo eletto, ben otto tra loro sono subentrati a seguito della dipartita del Presidente in atto ed uno dopo le sue dimissioni.
– Diciotto
Il Vicepresidente, che per dettato costituzionale presiede il Senato laddove vota solo in caso di parità, è il primo nell’ordine di successione in caso di necessità al Capo dello Stato.
I successivi aventi diritto sono elencati nell’ordine in una specifica disposizione.
-Diciannove
L’espressione First Lady, con la quale si identifica la consorte del Presidente, benché sia usata abitualmente anche ad indicare, che so?, la moglie di Washington, fu adoperata la prima volta nel 1849 quando Zachary Taylor tenne l’orazione funebre in onore della vedova di Madison.
Accanto al Vicepresidente siede invece la Second Lady.
– Venti
Il diritto di voto attivo è concesso dal 1971 già ai diciottenni.
Per esercitarlo occorre iscriversi alle apposite Liste Elettorali.

Addendum
I quarantasei Presidenti con le appartenenze partitiche e le date di permanenza alla Executive Mansion:
George Washington (indipendente, 30 aprile 1789/3 marzo 1797)
John Adams (federalista, 4 marzo 1797/3 marzo 1801)
Thomas Jefferson (democratico-repubblicano, 4 marzo 1801/3 marzo 1809)
James Madison (democratico-repubblicano, 4 marzo 1809/3 marzo 1817)
James Monroe (democratico-repubblicano, 4 marzo 1817/3 marzo 1825)
John Quincy Adams (democratico-repubblicano, 4 marzo 1825/3 marzo 1829)
Andrew Jackson (democratico, 4 marzo 1829/3 marzo 1837)
Martin Van Buren (democratico, 4 marzo 1837/3 marzo 1841)
William Harrison (whig, 4 marzo 1841/4 aprile 1841)
John Tyler (whig, 6 aprile 1841/3 marzo 1845)
James Polk (democratico, 4 marzo 1845/3 marzo 1849)
Zachary Taylor (whig, 4 marzo 1849/9 luglio 1850)
Millard Fillmore (whig, 10 luglio 1850/3 marzo 1853)
Franklin Pierce (democratico, 4 marzo 1853/3 marzo 1857)
James Buchanan (democratico, 4 marzo 1857/3 marzo 1861)
Abraham Lincoln (repubblicano, 4 marzo 1861/15 aprile 1865
Andrew Johnson (democratico ma incluso nel ticket con Lincoln, 15 aprile 1865/3 marzo 1869)
Ulysses Grant (repubblicano, 4 marzo 1869/3 marzo 1877)
Rutherford Hayes (repubblicano, 4 marzo 1877/3 marzo 1881)
James Garfield (repubblicano, 4 marzo 1881/19 settembre 1881)
Chester Arthur (repubblicano, 20 settembre 1881/3 marzo 1885)
Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1885/3 marzo 1889)
Benjamin Harrison (repubblicano, 4 marzo 1889/3 marzo 1893)
Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1893/3 marzo 1897)
William McKinley (repubblicano, 4 marzo 1897/14 settembre 1901)
Theodore Roosevelt (repubblicano, 14 settembre 1901/3 marzo 1909)
William Taft (repubblicano, 4 marzo 1909/3 marzo 1913)
Woodrow Wilson (democratico, 4 marzo 1913/3 marzo 1921)
Warren Harding (repubblicano, 4 marzo 1921/2 agosto 1923)
Calvin Coolidge (repubblicano, 3 agosto 1923/3 marzo 1929)
Herbert Hoover (repubblicano, 4 marzo 1929/3 marzo 1933)
Franklin Delano Roosevelt (democratico, 4 marzo 1933/12 aprile 1945)
Harry Truman (democratico, 12 aprile 1945/20 gennaio 1953)
Dwhigt Eisenhower (repubblicano, 20 gennaio 1953/20 gennaio 1961)
John Kennedy (democratico, 20 gennaio 1961/22 novembre 1963)
Lyndon Johnson (democratico, 22 novembre 1963/20 gennaio 1969)
Richard Nixon (repubblicano, 20 gennaio 1969/9 agosto 1974)
Gerald Ford (repubblicano, 9 agosto 1974/20 gennaio 1977)
Jimmy Carter (democratico, 20 gennaio 1977/20 gennaio 1981)
Ronald Reagan (repubblicano, 20 gennaio 1981/20 gennaio 1989)
George Herbert Bush (repubblicano, 20 gennaio 1989/20 gennaio 1993)
Bill Clinton (democratico, 20 gennaio 1993/20 gennaio 2001)
George Walker Bush (repubblicano, 20 gennaio 2001/20 gennaio 2009)
Barack Obama (democratico, 20 gennaio 2009/20 gennaio 2017)
Donald Trump (repubblicano, 20 gennaio 2017/20 gennaio 2021)
Joe Biden (democratico, 20 gennaio 2021/…)

12 maggio 2024

Particolarità del 1900 sulla permanenza dell’eletto alla Casa Bianca

William McKinley è stato eletto Presidente degli Stati Uniti per la prima volta il 3 novembre del 1896.
E confermato il 6 novembre del 1900.
Entrato in carica il 4 marzo 1897, se non fosse stato assassinato di settembre nel 1901, arrivando al 4 marzo 1905, non sarebbe rimasto alla Casa Bianca duemila novecento ventidue giorni periodo massimo di permanenza di un Capo dello Stato USA che ricopra due mandati consecutivi, ma un giorno in meno perché l’anno 1900, stanti le disposizioni del Calendario Gregoriano, non divisibile per quattrocento come invece il 2000, non era bisestile ragione per la quale nel computo finale sarebbe mancato il primo 29 febbraio potendo contare difatti solo quello che avrebbe vissuto nel 1904.

12 maggio 2024

I repubblicani si rifiutano di dire che accetteranno i risultati delle elezioni

Va qui ricordato che il New York Times cui devo la seguente nota è notoriamente avverso a Donald Trump.

“A meno di sei mesi dalla competizione presidenziale, i principali esponenti repubblicani, tra cui molti dei potenziali candidati alla Vicepresidenza con Donald Trump, hanno rifiutato di impegnarsi ad accettare i risultati delle elezioni, affermando che il partito potrebbe nuovamente contestare il risultato se il suo candidato perdesse”.

12 maggio 2024

Trump prepara gli elettori a un verdetto di colpevolezza

“Quando l’ex presidente e candidato al 2024 Donald Trump afferma che il sistema giudiziario vuole metterlo in prigione, non sta solo protestando contro il processo in corso”, riferisce USA Today.
“Trump sta anche preparando gli elettori alla possibilità di un verdetto di colpevolezza.
Durante le manifestazioni politiche, sui social media e davanti ai giornalisti riuniti nel tribunale di New York, gli attacchi di Trump al processo sono progettati in parte per persuadere gli elettori a ignorare un verdetto negativo”.

12 maggio 2024

Secondo Politico le criptovalute sono la nuova arma di Trump

“Il gioco palese di Trump a favore dei cripto-fedeli”, afferma Politico, “rappresenta un grande cambiamento rispetto alle critiche rivolte durante il suo primo mandato, ma non è inaspettato.
Il GOP è diventato sempre più amichevole nei confronti del bitcoin e di altre risorse digitali negli ultimi anni, mentre i principali democratici rimangono in disaccordo sull’opportunità di garantire la legittimità del settore dopo una serie di scandali.
L’abbraccio diretto di Trump è un momento fondamentale per le aziende cripto che hanno intrapreso un intenso sforzo di lobbying a Washington
e stanno spendendo decine di milioni di dollari per influenzare le elezioni del 2024.”

12 maggio 2024

I Presidenti: William McKinley

La scheda.
Nato nel 1843 a Niles (Ohio), partecipò alla Guerra di Secessione e intraprese successivamente la carriere politica: dapprima come membro del Congresso e poi come Governatore del suo Stato.
Ottenuta la Nomination repubblicana, vinse le elezioni presidenziali nel 1896.
Nel 1898, a seguito della rivolta indipendentista cubana e dell’esplosione della nave Maine, Spagna e Stati Uniti entrarono in guerra.
Il conflitto fu celere e vittorioso: gli USA ottennero Filippine, Hawaii e Guam.
Sul fronte economico, McKinley adottò misure improntate al protezionismo, in netto contrasto quindi con l’amministrazione Cleveland.
Ottenuto trionfalmente un secondo mandato nel 1900, morì tuttavia l’anno successivo, assassinato a Buffalo da un anarchico dopo aver tenuto un discorso pubblico

12 maggio 2024

Richard Nixon: Le regole da incidere sulle pareti della Sala Ovale

“Sii sempre pronto a negoziare ma non negoziare senza essere preparato
Non essere mai bellicoso ma sempre deciso
Ricorda sempre che i patti dovrebbero essere stipulati apertamente ma negoziati in segreto
Non cercare mai una pubblicità che risulti nociva alla possibilità di ottenere risultati
Non cedere mai unilateralmente ciò che potrebbe servire come strumento di contrattazione
Non permettere mai che un avversario sottovaluti ciò che faresti in risposta a una sfida
Non dirgli mai in anticipo ciò che non faresti
Lascia sempre al tuo avversario una linea di ripiegamento per salvare la faccia
Distingui sempre attentamente gli amici che rispettano alcuni diritti umani dai nemici che negano ogni diritto umano
Fai sempre per gli amici almeno quanto i nostri avversari fanno per i nostri nemici
Non perdere mai la fede. In una giusta causa la fede può muovere le montagne.
La fede senza forza è inutile, ma la forza senza fede è sterile.
Quando si dice ‘sempre’ e ‘mai’ abbi sempre una riserva mentale.
Non precluderti mai l’unica eccezione.
Lascia sempre uno spazio di manovra.
‘Sempre’ e ‘mai’ sono parole a senso rigido ma nella diplomazia ad alto livello sono poche le cose che non cambiano.
Sii sempre pronto a fare quello che pensavi non avresti mai fatto”.

12 maggio 2024