Gli sconfitti: George McGovern, a ricordare il quale valga il mio ‘coccodrillo’
Dalla notte dei tempi!
“Ma, era ancora in vita?”, questa la domanda che mi sono fatto stamattina (corre il 22 ottobre 2012) leggendo della scomparsa ieri a Sioux Falls di George McGovern.
Non che fosse, poi, vecchissimo con i suoi novant’anni (J. Strom Thurmond superò i cento).
Sono i fatti, gli accadimenti storici che lo riguardano che rimandano ad epoche e personaggi davvero lontani.
Lontani, ho scritto, ma importanti se non decisivi.
George – eroico e decorato aviatore nel corso della Seconda Guerra Mondiale – ha debuttato in politica addirittura nel 1948, appoggiando l’ex Vicepresidente Henry A. Wallace, fuoriuscito dal partito democratico, nella sfortunata campagna per White House che lo vedeva sfidare da ‘progressista’ l’uscente Harry Truman, il GOP Thomas E.Dewey e il ‘dixiecrats’ J. Strom Thurmond (non per niente sopra citato).
Quattro seri candidati tra i quali il ‘suo’ Wallace si distingueva per le posizioni ‘di sinistra’ che già avevano indotto nel 1944 Franklin Delano Roosevelt a sostituirlo, appunto con Truman, nel ruolo vice presidenziale.
E a quale altro politico avrebbe mai allora potuto avvicinarsi McGovern, da molti storici ritenuto, allorquando si presenterà in proprio nel 1972, “il pretendente alla Casa Bianca piu’ a sinistra di sempre”?
E’ nel 1972 che Mc – già Senatore e riformatore in senso liberale dei regolamenti interni al suo partito in riferimento ai metodi da adottare per la scelta dei candidati attraverso le Primarie – arriva al top e rovinosamente precipita.
Ottiene, infatti, la Nomination approfittando soprattutto del ritiro dell’unico uomo politico democratico allora apparentemente in grado di sconfiggere il Presidente in carica Richard Nixon, Edmund Muskie.
Travolto da scandali artatamente montati dalla cricca che contornava Nixon (e di questo ho narrato sotto il titolo ‘La lettera canadese’ nel mio ‘Americana’ cui rimando), Muskie lascia il campo.
E’ per conoscere i ‘segreti’ della campagna elettorale che sostiene, appoggia, McGovern che viene dipoi forzata la sede democratica di Washington del partito collocata nel complesso ‘Watergate’, azione dalla quale deriveranno l’enorme scandalo in tal modo denominato e nel 1974 le dimissioni, uniche nella storia, del Presidente confermato appena due anni prima.
Azzoppato in partenza – il suo Vice Thomas Eagleton, che aveva dovuto affrontare cure psichiatriche (un classico ‘scheletro nell’armadio’) e lo aveva taciuto, fu costretto a lasciare e fu sostituito male e tardi – si rivela incapace di condurre una campagna tanto impegnativa in specie se si pensa alla Guerra del Vietnam allora pesantemente in corso.
In proposito, la sua dichiarazione, “Sono disposto ad andare a nuoto fino ad Hanoi per negoziare la pace”, ed altre consimili lo identificarono con gli esponenti del radicalismo politico e culturale all’epoca largamente invisi.
Dubitoso e ondivago su temi quali l’aborto o il consumo della marijuana, Mc fu infine rifiutato dall’elettorato e perse nettissimamente: cinquecentoventi delegati a diciassette per il rivale).
Non domo, nel 1984 si ripropose.
Mal gliene incolse.
Entrato in un maledetto e lungo ‘cono d’ombra’, ne esce oggi nel giorno della dipartita.
Riposi in pace.
6 aprile 2024