Gli sconfitti: per cominciare, Nelson Rockefeller
È nel 1968, nel corso di quello che resterà il suo terzo ed ultimo tentativo di ottenere dal partito repubblicano la Nomination che Nelson Rockefeller, esponente dell’ala interna liberal, più volte Governatore dello Stato di New York, può contare tra i propri collaboratori, per quanto attiene alla politica estera, su un giovane e brillante studioso di origini tedesche di nome Henry Kissinger.
La considerazione umana per l’impegno ideale che, come sempre del resto, mette nell’opera Nelson sarà oggetto di elogio e di ammirazione da parte del futuro Segretario di Stato che nello svolgimento del ricordato impegno più volte, schierato come era, ebbe a sostenere che il rivale e poi investito della designazione Richard Nixon “non era certamente persona adatta ad esercitare il potere esecutivo da White House” salvo poi essere chiamato dal redivivo (era stato battuto da John Kennedy otto anni prima il Californiano e poi nel 1962 perfino per il Governatorato di Sacramento) già Vice dì Eisenhower dapprima ad essergli Consigliere personale e in seguito a guidare con lui i predetti esteri.
Torneranno i due – in molte circostanze, pressoché incredibili gli accadimenti che si susseguono – a collaborare allorquando, subentrato al dimissionario Nixon Gerald Ford, restando al fianco dell’Omahaiano un Kissinger fortunatamente non coinvolto nel Watergate, fu, a sorpresa, in effetti, il Nuovaiorchese Rockefeller ad essere nominato Vice Presidente.
Era peraltro il fallimento nel DNA dell’erede dell’impero del petrolio fondato dal nonno John – fra l’altro tra i massimi filantropi di sempre – visto che l’incarico fu obbligatoriamente breve e non gli dette l’agio necessario ad illustrarsi essendo vicine le elezioni del 1976 e che – delusione ultima – nel corso della Convention repubblicana a questo fine operante non venne confermato nel ticket, laddove fu sostituito da Bob Dole.
Resta il Nostro (va sottolineato perché a fatica si ricorda perfino che la procedura determinata dall’apposito Emendamento datato 1967 era stata prima applicata solo con Ford da parte di Nixon per sostituire il dimissionario Spiro Agnew) il secondo ed ultimo Vicario arrivato a ricoprire l’incarico, sì a seguito di nomina presidenziale, ma dopo la ratifica dei due rami del Congresso.
Sarà Nelson Rockefeller da considerare tra i davvero pochi uomini politici arrivati a morte per le infinite amarezze derivanti dalle sconfitte subite?
Probabilmente, anche se da questo punto di vista, nessuno ha sofferto più di Lyndon Johnson, obbligato dall’andamento della Guerra del Vietnam a non riproporsi – ancora nel 1968 qui incombente – dovendo quindi interrompere il cammino riformatore unico ed eccezionale intrapreso sul fronte interno in tema di diritti civili, di salvaguardia delle minoranze e di aiuti ai più bisognosi.
Certamente al Texano, il cuore, lasciata la Presidenza, si spezzò.
24 marzo 2024