Michigan: ‘arab american’ decisivi?
Mille, viene da dire, le date di un futuro più o meno prossimo importanti ai fini elettorali nei quattro mesi e dieci giorni che mancano al 5 novembre.
Quella della determinazione di pena riguardante Donald Trump.
Quella che stabilirà la sorte giudiziaria di Hunter Biden.
Quelle relative alle due Convention.
Quelle fissate per i due dibattiti televisivi il primo dei quali avrà svolgimento giovedì…
Fra l’altre, quanto al Michigan, il 6 agosto, allorquando le Primarie interne al partito repubblicano per decidere il candidato al Senato avranno luogo.
È difatti lo Stato con capitale Lansing da ricomprendere teoricamente (ma molto probabilmente) tra i tre o quattro che decideranno la partita.
Orbene, il Michigan presenta una caratteristica: è il luogo negli Stati Uniti nel quale più numerosi sono gli ‘arab american’, gli statunitensi di origini arabe.
Non sono uno sterminio, affatto, ma in una corsa che si concluderà sul filo di lana il loro voto può attribuire a Trump gli importantissimi sedici delegati al Collegio Elettorale al quale lo Stato ha diritto.
Orbene nuovamente, il citato 6 agosto, tra i candidati repubblicani per l’investitura a sfidante del democratico per lo scranno senatoriale in palio, si distingue Justin Amash, già lungamente alla Camera dei Rappresentanti.
Il quale Amash è appunto arabo americano e se ottenesse la Nomination potrebbe portare poi a Trump quelle poche migliaia di suffragi che gli permetterebbero colà di prevalere.
È pur vero che a suo tempo il Rappresentante Justin Amash si era dimostrato ostile nei confronti di Trump ma, come sappiamo e nuovamente constatiamo, le cose cambiano.
25 giugno 2024