Pensare tutto il male possibile dell’avversario: John Quincy Adams e Andrew Jackson
Il testo che segue è stato scritto da Henry Adams nipote di John Quincy ed è relativo alla defenestratrazione del medesimo ad opera di Andrew Jackson nella travagliatissima campagna per la Executive Mansion del 1828:
“Al pari di Mosè e di una schiera di riformatori ed idealisti, John Quincy Adams aveva sognato, con la sua interpretazione del pensiero divino quale si manifesta nella Natura, di stringere ‘un patto con Dio’ e di rigenerare in tal modo l’Umanità.
Sapeva di essere stato al patto, anche fin troppo, per quello che lo riguardava.
E invece, quando si era venuti alla prova, Dio lo aveva abbandonato e aveva reso possibile il trionfo di Andrew Jackson che, per Adams era la materializzazione del ‘principio del male’…
Che impersonava l’incarnazione della pubblica ladreria…”
J. Q. – che non parteciperà alla cerimonia di Insediamento del rivale – era in effetti l’ultima incarnazione della schiera di “semidei”, come li aveva definiti Thomas Jefferson (che ovviamente ne faceva parte), che avevano ideato ed edificato gli Stati Uniti, una aristocrazia che Jackson, in effetti rappresentando l’emergente e ancora decisamente rozza borghesia, aveva in quel 1828/29 in qualche modo messo definitivamente nell’angolo.
7 febbraio 2024