Presidenziali del 1940
Alle urne il 5 novembre.
Ancora cinquecentotrentuno i componenti il Collegio Elettorale da eleggere.
Di nuovo duecentosessantasei la maggioranza assoluta degli stessi da raggiungere.
Sessantadue e cinque per cento gli aventi diritto al voto effettivamente recatisi ai seggi.
Per la prima volta nella storia delle presidenziali USA, il Presidente in carica cerca ed ottiene una terza investitura dal suo partito.
È Franklin Delano Roosevelt che tradisce la tradizione.
Nessuno prima (salvo, per il vero, soccombendo in sede di Convention, Ulysses Grant nel 1880) si era riproposto per un terzo mandato non perché esistesse una norma limitante in proposito.
No, solo per dare seguito alle parole del Padre della Patria George Washington il quale, nel 1796, aveva rifiutato una nuova candidatura (ed una certa elezione) dicendo che nessun uomo poteva sopportare con profitto per la Nazione e fisicamente più di due mandati presidenziali.
Sarà, per inciso, proprio a seguito della decisione di F.D.R. – che si riproporrà poi anche nel 1944 – che il Congresso nel 1951 approverà il XXII Emendamento che vieta una terza elezione, per non parlare ovviamente di una quarta.
Non essendo chiaro – tutt’altro – se davvero F.D.R. avrebbe chiesto una terza chance, il Partito Democratico sembrava dover scegliere tra lo storico Vice Presidente John Garner e il Postmaster General James Farley.
Alla fine, nella Convention riunita in Chicago, l’Asinello confermò invece Roosevelt: si disse (lo stesso Presidente in qualche modo sostenne) che essendo in corso in Europa la guerra, alla Casa Bianca doveva restare un uomo di esperienza, non subentrare un novellino.
Non pochi, comunque, accettarono con difficoltà l’accadimento.
Non pochi pensarono ad una manovra studiata e corrispondente alla “tipica tortuosità di comportamento” del due volte Capo dello Stato.
A sostituire Garner nel ticket, il Segretario all’Agricoltura Henry Wallace, un progressista.
Il Partito Repubblicano, in quel di Philadelphia, sembrava dovesse scegliere obbligatoriamente tra due possibili candidati: l’attivissimo Procuratore del Distretto di New York Thomas Dewey e il Senatore dell’Ohio Robert Taft, figlio dell’ex Presidente William ma personalmente di grande spessore, tanto che più tardi una commissione a tale incombenza delegata lo indicherà tra i cinque più importanti e incisivi Senatori della storia americana.
Nella contrapposizione, Dewey e Taft accettarono di ritirare la candidatura e la Convention, al sesto ballottaggio, elesse il businessman dell’Indiana Wendell Wilkie.
Con lui, nella formazione, il Senatore dell’Oregon Charles McNary.
Argomento principale della campagna, ovviamente, la possibile entrata nel conflitto degli Stati Uniti.
Wilkie accusò F.D.R. di essere pronto a portare il Paese a combattere.
Roosevelt, promise che i giovani non avrebbero partecipato “ad alcuna guerra straniera”, qualunque cosa ciò significasse.
Per quanto il GOP si battesse al meglio conquistando decisamente più voti rispetto a Landon, il Presidente uscente ottenne una comoda rielezione.
Questo l’esito:
Franklin Delano Roosevelt, trentotto Stati e quattrocentoquarantanove Elettori
Wendell Wilkie, dieci Stati e ottantadue voti al Collegio.
29 marzo 2024