Una breve storia elettorale del Minnesota
Due Senatori e otto Rappresentanti secondo il Censimento del 2020. In totale, quindi, 10 componenti (Electors) su 538 al Collegio che effettivamente nomina il Presidente il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre dell’anno coincidente con il bisestile. Lo Stato con capitale Saint Paul (del quale è Governatore al secondo mandato Tim Walz scelto dai democratici quale componente il ticket che vede al primo posto Kamala Harris), entrato nell’Unione nel 1858 per trentaduesimo, debutta nelle elezioni presidenziali nel 1860 votando Abraham Lincoln, il primo repubblicano approdato alla Executive Mansion.
Nelle successive sedici circostanze – fino al 1928 compreso – continuerà ininterrottamente ad esprimersi a favore del candidato del Grand Old Party! (In verità, nel 1912, per il nella circostanza dallo stesso partito fuoriuscito Theodore Roosevelt, vanamente impegnato nella riconquista di White House).
Dopo i quattro seguenti voti (1932/1944) per Franklin Delano Roosevelt e un quinto a seguire (1948) per Harry Truman – democratici i due, ça va sans dire – un periodo partiticamente altalenante. Infine, dal 1976, diventato un ‘Blue State’ a tutto tondo, dodici tornate (compresa quella del 1984 nella quale, in unione solo col Distretto di Columbia, sostenne l’enfant du pays Walter Mondale demolito sul piano nazionale da Ronald Reagan) tutte favorevoli ai democratici.
Nel 2016, invero, per pochissimo avendo Hillary Rodham Clinton sconfitto Donald Trump per poco più di quarantamila suffragi popolari su all’incirca due milioni 700mila votanti.
Oggi, in vista di novembre, per quanto il tycoon abbia a volte dichiarato di avere concrete possibilità di prevalere colà, aggiungendosi la candidatura del Governatore, dobbiamo concludere per una nuova espressione dello Stato a favore dei democratici. Dieci Electors per Harris/Walz, quindi.
7 agosto 2024