Biden 46 e 45 Trump 45, 44, forse 47. Questo perché Cleveland 22 e 24!

Dato che Grover Cleveland – eletto due volte (1884 e 1892) non consecutivamente – viene ufficialmente elencato quale ventiduesimo e ventiquattresimo inquilino della Executive Mansion, Joe Biden è il quarantaseiesimo Presidente e nel contempo la quarantacinquesima persona a ricoprire l’incarico.
Donald Trump – avendolo immediatamente preceduto – è stato il quarantacinquesimo Presidente e il quarantaquattresimo individuo.
Orbene, se a novembre del corrente anno fosse confermato Biden i numeri indicati non cambierebbero.
Se prevalesse Trump, restando la quarantaquattresima persona, aggiungerebbe alla quarantacinquesima posizione nell’elenco la quarantasettesima!

25 gennaio 2024

I sondaggi elettorali a partire dal 1936

Abbiamo tutti ben presente il disastroso (come altrimenti definirlo?) comportamento di praticamente tutti gli Istituti a ciò dediti che nel corso della campagna elettorale 2016 hanno ‘dato i numeri’ (viene da scrivere) collocando costantemente – perfino nel giorno delle votazioni! – in netto vantaggio Hillary Rodham Clinton e trascurando del tutto, quanto a possibilità di vittoria, Donald Trump.
Dopo di che, per la Storia, la prima rilevazione concernente le indicazioni di voto relativa alle cosiddette elezioni presidenziali americane risale al 1936 ad opera della Gallup.
Preciso che i dati dei quali si parla si riferiscono all’intera Nazione e non tengono conto delle singole realtà (gli Elettori – con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni dato che loro specifico compito è eleggere il Capo dello Stato essendo quella presidenziale USA una elezione ‘di secondo grado’ – si conquistano Stato per Stato e non a livello nazionale) e che è possibile vincere e conquistare White House anche ottenendo un numero di voti inferiore rispetto al rivale.

I casi precedenti più eclatanti (quelli nei quali i risultati hanno smentito le rilevazioni ma anche quelli nei quali il primo a condurre nei sondaggi ha poi perso) sono relativi al
1948, allorquando un Harry Truman indietro di otto punti percentuali a luglio e ancora di cinque a fine ottobre, vince di cinque su Thomas Dewey;
1968, in quanto Hubert Humphrey, in vantaggio di cinque punti a luglio perderà da Richard Nixon, sia pure, per quanto riguarda le percentuali, per pochi decimali;
1980, perché Ronald Reagan, infine vincitore per nove punti su Carter, a luglio è dato indietro di sette;
1988, il massimo sovvertimento – ventuno punti! – dappoiché George Herbert Bush a luglio è staccato di quattordici da Michael Dukakis e finirà per vincere di sette;
1992, a luglio lo stesso G.H. Bush è avanti di otto su Bill Clinton è perderà di sei;
2004, a luglio John Kerry è in testa di cinque punti e sarà sconfitto di tre.Quanto al 2020, invero sostanzialmente confermate le previsioni.

25 gennaio 2024

New Hampshire: dove ha vinto Trump, dove ha prevalso Haley

Esaminando i risultati della consultazione elettorale appena conclusa, si può ragionevolmente concludere che nel Granite State – laddove le regole delle Primarie repubblicane consentivano in particolare agli indipendenti di accedere ai seggi – Donald Trump, accreditato in generale del 54,6 per cento dei voti quando le schede scrutinate erano il 91 per cento, abbia prevalso più o meno nettamente nelle zone dello Stato nelle quali nel 2020 aveva battuto Joe Biden, mentre Nikki Haley (ferma al punto predetto al 43.1) si sia affermata in quelle che avevano visto nella citata circostanza prevalere il democratico.
Tendenzialmente inoltre, che il tycoon conquisti il maggior numero di elettori nelle zone suburbane ed abbia relative difficoltà nei centri maggiori.
È, volendo, questa una conferma della situazione politica nazionale: si pensi che praticamente l’unica grande città americana che non ha come Sindaco un democratico resta Miami!

24 gennaio 2024

New Hampshire Primary: Haley si congratula ma pare non intenda affatto cedere

“New Hampshire is first in the nation – is not the last in the nation”, queste le parole pronunciate da Nikki Haley nel mentre – vedendo le indicazioni dettate dalla Associated Press e da altri media quanto al voto della Primaria del Granite State che un’ora e poco più dopo l’inizio dello scrutinio davano Donald Trump vincitore sia pure in modo non travolgente – si congratulava con il rivale, aggiungendo “race is far from over” (la corsa è tutt’altro che finita). Dettavano a quel mentre i polls cinquantaquattro per cento per il tycoon contro il quarantasei dell’ex Ambasciatrice.

24 gennaio 2024

Davvero il Tedesco fu sul punto di diventare la lingua ufficiale degli Stati Uniti?

Tra i protagonisti in qualche modo ‘minori’, ma non poi troppo, del periodo ‘fondante’ (quello di fine Settecento, percorso dai cinquanta ‘Semidei’ – definizione di Thomas Jefferson – che decisero per sempre il destino della Nazione) della storia americana, un posto di un qualche rilievo occupa Frederick Augustus Conrad Muhlenberg.
Nato l’1 gennaio 1750 a Trappe Pennsylvania, formatosi in Germania (terra d’origine del padre), pastore luterano, il Nostro fu l’inaugurale (e, in seguito, il terzo) Speaker della Camera dei Rappresentanti USA, alla quale Camera fu rieletto in successive tre occasioni.
Primo firmatario anche del ‘Bill of Rights’ – i dieci Emendamenti alla Carta costituzionale entrati in vigore nel 1791 e concernenti i diritti individuali vengono in tal modo, complessivamente, ricordati – resta nella leggenda in particolare per un accadimento relativo al 1794, anno nel quale, per la seconda volta, ricopriva l’incarico predetto.

Era, all’epoca, la lingua germanica grandemente in uso negli Stati Uniti, numerosissimi essendo i tedeschi immigrati.
Giunse, pertanto, in discussione alla Camera una proposta che chiedeva che le leggi e le disposizioni governative fossero, da quel momento in poi, tradotte in alemanno.
La votazione in merito vide prevalere di strettissima misura il no (quarantadue a quarantuno), nel mentre il medesimo Muhlenberg si asteneva affermando che i germanici dovevano diventare velocemente americani e che poter leggere nella parlata madre le leggi avrebbe contribuito a rallentare il loro ambientamento.

La ‘leggenda Muhlenberg’ vuole, invece, che nell’occasione si discutesse se far diventare l’idioma di Goethe lingua ufficiale della Nazione e che, per responsabilità proprio di un tedesco, questo non sia accaduto.

23 gennaio 2024

Casa repubblicana: partiti più di quattrocento, due i rimasti in corsa

I candidati alla Nomination in casa repubblicana inizialmente iscritti alla FEC (Commissione Elettorale Federale) e pertanto teoricamente in corsa erano oltre quattrocento.
Non molti però quelli che avevano veramente frecce al loro arco.
Alla fine, guardando agli appoggi politici e finanziari: Donald Trump, Nikki Haley, Ron DeSantis, Doug Burgum, Chris Christie, Asa Hutchinson, Will Hurd, Mike Pence, Vivek Ramaswamy, Tim Scott, Francis Suarez, Larry Elder, Perry Johnson.
Mano mano – la maggioranza addirittura prima dell’inizio della maratona Caucus/Primarie – la lista si è accorciata. L’altro ieri era limitata a tre persone: Donald Trump, Nikki Haley, Ron DeSantis.
Oggi, nel giorno che precede la Primaria del New Hampshire, solo due gli aspiranti in competizione: Donald Trump e Nikki Haley.
Ricordate ‘Highlander’ e il tormentone “Ne resterà uno solo!”
Non credo domani perché l’ex Ambasciatrice ha nello Stato con capitale Concord un notevole seguito (da confermare nell’urna). Presto, comunque, succederà.

22 gennaio 2024

“Be a nine days’ wonder” 

Cambridge Dictionary: “To be a cause of great excitement or interest for a short time but then quickly forgotten”.
Espressione in uso per indicare accadimenti, persone od altro che per uno spazio di tempo limitato sono stati sotto gli occhi di tutti, ai quali si è dedicata grande attenzione, e che in un breve volgere di tempo sono stati dimenticati.
La prima citazione a me nota risale al 1325, nelle ‘Harley Lyrics’, in inglese antico.
Più moderna, datata 1465, quella nelle poesie scritte durante la prigionia, durata ben venticinque anni, dopo la battaglia di Agincourt (grafia inglese di Azincourt) da Carlo, duca di Valois-Orleans.
La prima volta che venne usata con il significato che le diamo oggi è databile 1633, nella poesia ‘The Temple’ di George Herbert, santo per i Luterani.
Ora, guardando alla campagna in corso negli States per le Nomination democratica e repubblicana, a quanti tra i protagonisti succederà di essere stati in primissima pagina per qualche piccolo tempo e poi scomparire?
Per dare un’idea in proposito, qualcuno ricorda davvero i nomi di tutti i diciassette aspiranti alla investitura repubblicana del 2016 o degli oltre venti democratici in agitazione nel 2020?
Storici a parte, Nikki Haley e Ron DeSantis esclusi, chi, per dire, avrà immediata contezza di Asa Hutchinson votato da meno dell’uno per cento (0,2, invero) dei GOP in Iowa?

22 gennaio 2024

Ron DeSantis si ritira!

L’annuncio del ritiro di Ron DeSantis non giunge inatteso.
Era nell’aria.
Le rilevazioni di voto quanto alle Primarie del New Hampshire lo davano ai minimi termini.
Aveva già rinunciato a fare ulteriormente campagna e per quanto parlasse di una decisione temporanea…
Ritirandosi, il Governatore della Florida ha dichiarato il proprio appoggio a Donald Trump affermando:
“È superiore a Joe Biden.
Questo è chiaro.
Ho firmato l’impegno a sostenere chi fra i repubblicani sarà nominato e onorerò il mio impegno.
Ha il mio appoggio perché non possiamo tornare alla vecchia guardia repubblicana”.
Resta a questo punto la sola alternativa Haley.
Anche per lei il ritiro del candidato Italo americano (mai che gli italiani d’America abbiano fortuna in questo specifico ambito) avrà conseguenze.
Vedremo quali.

22 gennaio 2024

Gli endorsement a favore di Nikki Haley

Ok, il Senatore Tim Scott, come narrato, si è dichiarato a favore di Donald Trump e può recare danni a Nikki Haley perché sono entrambi del South Carolina laddove il 24 febbraio si andrà alle urne.
Non pochi, però gli endorsement a favore dell’ex Ambasciatrice all’ONU.
Oltre a quello del Governatore del New Hampshire – si vota nello Stato con capitale Concord martedì 23 prossimo – Chris Sununu, fra gli altri, si sono dichiarati suoi sostenitori il da poco ritirato dalla corsa alla Nomination GOP Asa Hutchinson, a suo tempo Governatore dell’Arkansas, e Phil Scott, assai efficace e seguito attuale Governatore del Vermont.
Due pesi non leggeri.

21 gennaio 2024

L’appartenenza religiosa dei Presidenti USA

Detto che, anche se non ufficialmente, è solo a partire da James Garfield che possiamo indicare con certezza l’appartenenza religiosa dei Presidenti USA…
detto che con l’avvento di Joe Biden John Fitzgerald Kennedy non è più l’unico cattolico eletto…
detto che quanto a George Washington e a Thomas Jefferson non si hanno indicazioni certe (per quanto il primo sia annoverato in una Chiesa come vedremo)…
detto che Andrew Johnson non risulta formalmente affiliato…
detto che John Adams, John Quincy Adams, Millard Fillmore e William Taft sono definiti ‘nontrinitarian’ la qual cosa li colloca in una situazione particolare…
tra i definibili in genere quali protestanti
– due i quaccheri: Herbert Hoover e Richard Nixon
– quattro i metodisti: James Polk, Ulysses Grant, William McKinley e George Walker Bush
– undici gli anglicani episcopali: George Washington, James Madison, James Monroe, William Harrison, John Tyler, Zachary Taylor, Franklin Pierce, Chester Arthur, Franklin Delano Roosevelt, Gerald Ford e George Herbert Bush
– otto presbiteriani: Andrew Jackson, James Buchanan, Grover Cleveland, Benjamin Harrison, Woodrow Wilson, Dwight Eisenhower, Ronald Reagan e Donald Trump
– due aderenti alla Chiesa olandese riformista: Martin Van Buren e Theodore Roosevelt
– due appartenenti ai restaurazionisti: James Garfield e Lyndon Johnson
– un riformato: Calvin Coolidge
– quattro battisti: Warren Harding, Harry Truman, Jimmy Carter e Bill Clinton.

21 gennaio 2024