Personaggi politici (non solo) di rilievo: William Randolph Hearst

Ok, ok, è proprio William Randolph Hearst il personaggio che ispirò a Orson Welles quel capolavoro cinematografico che resta ‘Quarto potere’ (‘Citizen Kane’, 1941).
Il grande regista e attore, nell’imperdibile lunga intervista concessa una trentina e più d’anni fa a Peter Bogdanovich racconta che Hearst era un conoscente di suo padre e che dopo averlo tanto duramente rappresentato sullo schermo gli occorse di incontrarlo in un ascensore.
Nell’occasione, i due, pur riconoscendosi, imbarazzati, non si scambiarono una parola.
Ciò detto, di certo la figura di Hearst è tra le maggiori e influenti del periodo che va dal 1887 – anno nel quale, ventiquattrenne, assunse la direzione del ‘San Francisco Examiner’ di proprietà del padre trasformandolo radicalmente e facendone una macchina da soldi con l’invenzione di quello che fu definito ‘yellow journalism’, basato sullo scandalismo e sulla manipolazione delle notizie – fin quasi alla dipartita, nel 1951.
Non pochi sostenevano che fosse sua la responsabilità del clima d’isterismo che portò alla Guerra ispano/americana del 1898/99 e, d’altra parte, grande fu la sua influenza nell’orientare gli USA nei primi decenni del trascorso secolo verso l’isolazionismo.
Incapace di raggiungere di persona risultati importanti in campo politico tanto da essere più volte respinto nella sua ricerca di diventare sindaco di New York e questo benché fosse arrivato a possedere all’incirca una trentina di giornali e riviste che poteva manovrare a proprio (come altrui) sostegno, fu spesso decisivo nelle scelte del partito democratico, in particolare in quelle dei candidati alla Casa Bianca negli anni Venti/Trenta del Novecento.
Si pensi alla Convention del partito dell’asino tenutasi a Chicago dal 27 giugno al 2 luglio 1932.
La situazione, trascorsi invano i primi tre scrutini, pareva dovesse volgere al peggio per il favoritissimo Franklin Delano Roosevelt che non riusciva a raggiungere i necessari due terzi dei voti dei delegati.
Ma ecco che, all’improvviso, alla quarta votazione, William Gibbs McAdoo annunciò che la California intendeva passare a F.D. la qual cosa assegnò al futuro Presidente del ‘New deal’ l’agognata Nomination.
Per quanto molti si siano attribuiti il merito della felice conclusione della vicenda (fra loro, con qualche fondata ragione, visto che era riuscito a mantenere nel campo di Roosevelt i delegati del Mississippi che già intendevano cambiare candidato nel terzo scrutinio, anche Huey Long, il ‘Kingfish’), era accaduto che in vista della quarta votazione Joseph Kennedy, tra i massimi sostenitori di F.D., rivolgendosi a Hearst, gli aveva detto: “Penso che se Franklin alla prossima crolla, dopo toccherà a Baker”.
Come scrive Michael Parrish, il pensiero che un noto fautore della Società delle Nazioni e un wilsoniano quale era Newton Baker arrivasse a White House inorridì il magnate della carta stampata che passò parola a McAdoo provocandone il cambio di campo altresì concordato con John Garner cui toccherà poi la Vicepresidenza.

29 aprile 2024

I Presidenti: James Polk

La scheda.
Nato nel 1795 a Pineville (Carolina del Nord), fu Governatore del Tennessee e poi membro del Congresso.
Abilissimo oratore, divenne Presidente nel 1844, portando la politica economica americana su posizioni di natura liberista.
Dichiarò una vittoriosa e proficua, in termini di territori conquistati, Guerra al Messico.
Tentò anche di acquistare Cuba dalla Spagna ma quest’ultima rifiutò.
Sudista, non fu di certo un abolizionista.
La sua Presidenza contribuì non poco a scavare quel solco tra Nord e Sud che avrebbe portato alcuni anni dopo alla Guerra di Secessione.
Terminato il suo unico mandato nel 1849, morì pochi giorni dopo a Nashville, in Tennessee.

29 aprile 2024

Doug Burgum al primo posto tra i candidati Vice di Trump

Il governatore del Nord Dakota Doug Burgum sta rapidamente scalando la lista delle possibili scelte alla vicepresidenza di Donald Trump perché la squadra dell’ex Capo dello Stato ritiene che sarebbe la scelta giusta per attrarre gli elettori moderati.

28 aprile 2024

Il Washington Post sulla situazione politica di Trump

“Due settimane dopo l’inizio, il primo processo penale contro un ex presidente si dimostra personalmente faticoso per Trump e ha causato gravi danni alla sua campagna.
Nonostante gli sforzi per programmare cene a cui si uniscono donatori, amici e leader mondiali – confidano persone a lui vicine – l’umore di Trump peggiora nei giorni del processo.
L’ex presidente è abituato a partite di golf quasi quotidiane, a stimolazioni costanti e a gioire quando entra ed esce da Mar-a-Lago.
Invece, ora deve ‘sprecare’ quattro giorni alla settimana per banali discussioni in tribunale e per lunghi periodi senza permesso di controllare il telefono.
Ha fatto del suo meglio per trasformare il processo in un’estensione della sua campagna del 2024…
Ma le accuse che una volta finivano per aiutarlo dando coraggio alla sua base sono diventate un serio vincolo e hanno spinto il candidato in una posizione insolitamente umiliante”.
Verificheremo presto.

28 aprile 2024

Randall Terry nominato dal Constitution Party

L’attivista pro-vita Randall Terry è stato nominato candidato presidenziale del Constitution Party, riferisce Ballot Access News.
È probabile che partecipi (sia pure con risultati di poca sostanza essendo il Constitution un movimento effettivamente minore) al ballottaggio negli Stati teatro della battaglia più incerta: Georgia, North Carolina, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania.

28 aprile 2024

Credere nei sondaggi?

2016 a parte (guardando bene, le previsioni a livello nazionale non erano tanto sbagliate, prevedevano più voti per Hillary Clinton e così fu, solo che negli USA – lo dimenticano anche gli Americani – si vince nei singoli Stati e non nel Paese intero), si deve credere ai sondaggi?
In politica (non è, invero, che negli altri campi le cose siano molto diverse), credo sia opportuno seguire qualche ovvia (?!) indicazione.
Per cominciare, buona regola è guardare al passato: l’Istituto X, l’Istituto Y quali pregressi possono vantare?
Sbagliano spesso?
Non teniamone conto.
Poi, sono troppo ossequiosi nei confronti dei committenti?
Per quanto la cosa alla fine abbia scarso senso, in non pochi casi i risultati delle rilevazioni sono condizionati appunto dalla committenza e si tende a dare per meglio piazzato il partito che ha dato l’incarico.
Anche qui, dubitare e non tenere in considerazione.
Ancora, assolutamente necessario conoscere le posizioni politiche dell’Istituto stesso.
Ciò vale in particolare per gli exit polls che possono essere manipolati al fine di condizionare il voto degli Stati che chiudono dopo per via del fuso orario.
(Nel 2004, appena terminate le operazioni sulla costa atlantica, Zogby affermò che in base agli exit polls John Kerry aveva vinto.
L’intento era quello di fare in modo che i repubblicani degli Stati più ad occidente, ritenendo ormai battuto George Walker Bush, restassero a casa).
Ciò detto, di sondaggi la politica e i media USA in ogni campagna elettorale massimamente vivono.

28 aprile 2024

L’arma segreta di Biden nel Michigan secondo il Washington Post

“Fresco di alcune vittorie storiche per il movimento operaio, il presidente della United Auto Workers Shawn Fain potrebbe essere l’uomo che farà la differenza per il Presidente Biden nei principali stati in bilico del Midwest in autunno”, riferisce il Washington Post.
“Il leader sindacale è salito alla ribalta nell’ultimo anno guidando l’UAW ad alcuni dei risultati più significativi degli ultimi decenni.
È un oratore accattivante che attira l’attenzione e la fiducia di molti lavoratori in un momento in cui Biden fatica a connettersi con gli elettori a causa dei prezzi più alti e della guerra distruttiva di Israele a Gaza.
Il potere di Fain, insieme all’appoggio e agli sforzi del sindacato per l’affluenza alle urne per i democratici, sarà cruciale in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e in altri Stati industriali che potrebbero dipendere da poche migliaia di voti.”

28 aprile 2024

South Dakota: storia elettorale in occasione delle presidenziali

1892: Repubblicano (B. Harrison)
1896: Democratico (Bryan)
1900: Repubblicano (McKinley)
1904: Repubblicano (T. Roosevelt)
1908: Repubblicano (Taft)
1912: Progressive (T. Roosevelt)
1916: Repubblicano (Hughes)
1920: Repubblicano (Harding)
1924: Repubblicano (Coolidge)
1928: Repubblicano (Hoover)
1932: Democratico (F. D. Roosevelt)
1936: Democratico (F. D. Roosevelt)
1940: Repubblicano (Willkie)
1944: Repubblicano (Dewey)
1948: Repubblicano (Dewey)
1952: Repubblicano (Eisenhower)
1956: Repubblicano (Eisenhower)
1960: Repubblicano (Nixon)
1964: Democratico (Johnson)
1968: Repubblicano (Nixon)
1972: Repubblicano (Nixon)
1976: Repubblicano (Ford)
1980: Repubblicano (Reagan)
1984: Repubblicano (Reagan)
1988: Repubblicano (G. H. Bush)
1992: Repubblicano (G. H. Bush)
1996: Repubblicano (Dole)
2000: Repubblicano (G. W. Bush)
2004: Repubblicano (G. W. Bush)
2008: Repubblicano (McCain)
2012: Repubblicano (Romney)
2016: Repubblicano (Trump)
2020: Repubblicano (Trump)

28 aprile 2024

Gli sconfitti: William Crawford

Uno storico colpo apoplettico.
Già Senatore, Presidente pro tempore della Camera Alta, Ambasciatore a Parigi, Segretario alla Guerra, nel 1824, anno elettorale, William H. Crawford ricopriva l’incarico di Segretario al Tesoro degli Stati Uniti.
Designato quale suo successore da James Monroe, ottenne una Nomination mutilata visto che alla riunione nella quale fu scelto partecipò all’incirca solo un terzo dei congressisti all’epoca aderenti al suo partito.
Partito, quello democratico/repubblicano, che nell’occasione si frantumò arrivando le diverse fazioni a proporre addirittura quattro candidati.
Contro Crawford, John Quincy Adams, Andrew Jackson e Henry Clay.
Il Nostro, a novembre, si piazzò terzo nel computo dei delegati nazionali e, non avendo nessuno raggiunto il numero di voti elettorali per vincere, avrebbe potuto aspirare ad essere scelto dalla Camera dei Rappresentanti chiamata, secondo il dettato costituzionale, a optare per uno tra i tre primi classificati (lo avevano preceduto, nell’ordine, Jackson e Adams, che sarà poi per un quadriennio a White House).
Fato vuole, però, che Crawford, nel corso della campagna elettorale, fosse stato colpito da un colpo apoplettico, il che, ragionevolmente, lo escludeva.
Fu proprio per la sua mancata presenza quale possibile Presidente che, essendosi ristretta la lotta tra i due primi classificati, Henry Clay, quarto e fuori dal gioco, raggiunse un accordo con Adams convogliando su di lui i propri delegati e ricevendone in cambio poco dopo l’insediamento la nomina a Segretario di Stato.
Da qui, l’asperrima contrapposizione J. Q. Adams/Andrew Jackson.

28 aprile 2024

I Presidenti: John Tyler

La scheda.
Nato a Greenway (Virginia) nel 1790, divenne Presidente succedendo a W. H. Harrison, morto prematuramente un mese dopo l’insediamento.
Fu il primo caso nella storia statunitense e l’ascesa al potere di Tyler suscitò numerose polemiche, soprattutto da parte di chi invocava nuove elezioni.
Da Presidente si alienò le simpatie della propria fazione (il Partito Whig) per divergenze di opinione.
Annesse sostanzialmente il Texas all’Unione suscitando anche qui non poche critiche, trattandosi fra l’altro di uno Stato schiavista.
Rimasto vedovo, si risposò nel 1842 con la giovane Julia Gardiner, molto amata dall’opinione pubblica e generalmente considerata la prima First Lady.
Terminati i quattro anni di mandato, proseguì la propria attività politica.
Poco prima dello scoppio della Guerra di Secessione si schierò con gli Stati della Confederazione.
Morì nel 1862 a Richmond, in Virginia.

28 aprile 2024