Analisi delle preferenze politiche degli Stati guardando ai Trifecta

Un metodo per avere indicazioni abbastanza precise sulle preferenze (in alcuni casi, constatati i lunghi tempi di votazioni uniformi, in qualche modo sulle appartenenze) politiche degli Stati dell’Unione in vista delle Presidenziali può essere quello di prendere in considerazione se, dove e da quanto presentino casi di Trifecta.
È questo un termine che descrive ed indica una situazione nella quale in uno Stato un solo partito regge il Governatorato e la maggioranza nei due rami del Parlamento locale.
Attualmente, gli Stati che presentano un Trifecta sono quaranta (essendo nei restanti dieci divisi i poteri).
Ventitré repubblicani e diciassette democratici.
Orbene, più lontano è il momento nel quale tale esito si è verificato e dal quale dura e maggiore la probabilità che nelle elezioni Presidenziali lo Stato si schieri da una piuttosto che dall’altra parte.
Lo Utah, per cominciare, è dal 1985 repubblicano.
Dal 1995 votano in quest’ambito per il Grand Old Party anche l’Idaho e i due Dakota, del Nord e del Sud.
Il Nebraska (peraltro, monocamerale dove per di più non è in uso il Winner Takes All Method per la scelta degli Electors e cioè dei componenti il Collegio che effettivamente elegge il Presidente) anch’esso considerato repubblicano, è l’ultimo che propone (il 1999) una data appartenente allo scorso secolo (volendo, millennio).
In effetti, sono i cinque elencati Stati che alla fine si schierano (salvo di quando in quando la Circoscrizione nebraskana di Omaha) costantemente con i GOP.
Così anche il pesante (in termini di sopra citati Electors) Texas, però dal 2003.
La Florida e l’Ohio, spesso repubblicani nei novembre bisestili, dal 2011.
Detto che il Trifecta democratico più duraturo, Delaware, risale al 2009, volgiamo lo sguardo agli Stati più importanti (sempre con riferimento ai futuri membri del predetto Collegio) normalmente democratici nelle elezioni per l’Executive Mansion.
La California, il più ‘pesante’ tra tutti, è Trifecta dem dal 2011, come il Connecticut.
Il New Jersey dal 2018.
Il New York, più di recente, dal 2019.
Spostando l’attenzione sugli Stati che presentano poteri divisi, importante di certo la Pennsylvania, tale dal 2015, che difatti nel 2016 ha votato Trump e quattro anni dopo Biden.
I dati qui non proposti sono consultabili nelle apposite tabelle in particolare su Ballotpedia.

1 aprile 2024

Ulteriori Primarie repubblicane e democratiche del 2 aprile

Martedì 2 aprile sono in programma le Primarie del Grand Old Party e del partito dell’Asino nei seguenti Stati:
Connecticut
Delaware
New York
Rhode Island
Wisconsin
per un totale di
195 delegati alla Convention, 91 dei quali in rappresentanza del New York, quanto ai primi.
455, dei quali 268 dello Stato con la Grande Mela, per i secondi.
(Nei due campi, come si vede, differente quantitativamente la consistenza degli eligendi).

1 aprile 2024

Gli sconfitti: Walter Mondale, l’uomo del Minnesota (e Geraldine Ferraro)

Apprezzato e in qualche modo ‘allevato’ da Hubert Humphrey, democratico tra i maggiori degli anni Sessanta, Walter Mondale percorre alla grande tutti i gradini della politica locale nel suo Minnesota.
Sarà anche Senatore a Washington ma il momento culminante della sua carriera è indubbiamente datato 1976.
E’ in quella temperie candidato alla Vice Presidenza a fianco di Jimmy Carter.
Il ticket democratico, ancora sull’onda e sfruttando l’eco dello ‘Scandalo Watergate’ che aveva travolto il repubblicano Richard Nixon e debilitava la campagna dell’uscente Gerald Ford, a novembre del citato anno prevale e Mondale occuperà dal 20 gennaio del 1977 e fino al 20 gennaio 1981 uno scranno che per il vero non illuminerà particolarmente con azioni politiche degne di nota per quanto avesse concordato con Carter una collaborazione particolare, decisamente più attiva e consapevole degli affari governativi rispetto a quella usualmente concessa ai Vicari.
Defenestrato da Reagan, trascorsi quattro anni, otterrà nel 1984 la Nomination che lo porterà a sfidare l’ex Governatore della California in quella tornata elettorale.
Per quanto nella circostanza abbia introdotto nel ticket quale candidata Vice una donna (la prima in questa prospettiva in uno dei due partiti maggiori) Geraldine Ferraro (per di più, italo americana, cosa però favorevole solo in alcuni Stati) sarà travolto, come, del resto e a sua scusante, con ogni probabilità, in quella situazione sarebbe stato travolto qualunque altro oppositore democratico dell’allora sfolgorante GOP.
Sarà dipoi, sotto Clinton, Ambasciatore in Giappone.
Longevo – era nato il 5 gennaio del 1928 – si è spento novantatreenne il 19 aprile 2021, essendo peraltro ancora vivente Jimmy Carter, più anziano di oltre tre anni.

1 aprile 2024

Indiana: storia elettorale in occasione delle presidenziali

1816: Democratico-Repubblicano (Monroe)
1820: Democratico-Repubblicano (Monroe)
1824: Democratico-Repubblicano (Jackson)
1828: Democratico (Jackson)
1832: Democratico (Jackson)
1836: Whig (W. Harrison)
1840: Democratico (Van Buren)
1844: Democratico (Polk)
1848: Democratico (Cass)
1852: Democratico (Pierce)
1856: Democratico (Buchanan)
1860: Repubblicano (Lincoln)
1864: Repubblicano (Lincoln)
1868: Repubblicano (Grant)
1872: Repubblicano (Grant)
1876: Democratico (Tilden)
1880: Repubblicano (Garfield)
1884: Democratico (Cleveland)
1888: Repubblicano (B. Harrison)
1892: Democratico (Cleveland)
1896: Repubblicano (McKinley)
1900: Repubblicano (McKinley)
1904: Repubblicano (T. Roosevelt)
1908: Repubblicano (Taft)
1912: Democratico (Wilson)
1916: Repubblicano (Hughes)
1920: Repubblicano (Harding)
1924: Repubblicano (Coolidge)
1928: Repubblicano (Hoover)
1932: Democratico (F.D. Roosevelt)
1936: Democratico (F.D. Roosevelt)
1940: Repubblicano (Willkie)
1944: Repubblicano (Dewey)
1948: Repubblicano (Dewey)
1952: Repubblicano (Eisenhower)
1956: Repubblicano (Eisenhower)
1960: Repubblicano (Nixon)
1964: Democratico (Johnson)
1968: Repubblicano (Nixon)
1972: Repubblicano (Nixon)
1976: Repubblicano (Ford)
1980: Repubblicano (Reagan)
1984: Repubblicano (Reagan)
1988: Repubblicano (G. H. Bush)
1992: Repubblicano (G. H. Bush)
1996: Repubblicano (Dole)
2000: Repubblicano (G. W. Bush)
2004: Repubblicano (G. W. Bush)
2008: Democratico (Obama)
2012: Repubblicano (Romney)
2016: Repubblicano (Trump)
2020: Repubblicano (Trump)

1 aprile 2024

Presidenziali del 1952

Alle urne il 4 novembre.
Il numero degli Elettori è fermo a cinquecentotrentuno e il limite della maggioranza assoluta resta fissato a duecentosessantasei.
Notevole l’incremento della percentuale dei votanti (dieci e tre in più) che arrivano al sessantatre e tre per cento degli aventi diritto.
Due campagne interne ai partiti e due Convention (entrambe a Chicago) decisamente lottate, quelle datate 1952.
Il Partito Democratico – che governa dal 4 marzo 1933, momento dell’entrata in carica di Franklin Delano Roosevelt (dal successivo 1937, si ricorda, l’Insediamento fu anticipato al 20 gennaio sempre dell’anno seguente quello elettorale) – teoricamente dovrebbe dare nuovamente fiducia all’uscente Truman (l’Emendamento del 1951 non lo riguarderebbe comunque visto che uno degli articoli prevede proprio che il Presidente in carica possa ripresentarsi).
Capita, però, che Harry, indebolito dall’andamento della Guerra di Corea in corso, venga battuto nella Primaria del New Hampshire dal Senatore populista del Tennessee Estes Kefauver, che aveva acquistato larga fama a livello nazionale presiedendo la Commissione contro il Crimine Organizzato seguita dalle già importanti televisioni.
Ritirato Truman (il quale, comunque, nelle memorie, affermerà di non essersi messo da parte per la sconfitta rimediata ma perché lo aveva già deciso prima – e a tale riguardo ricordo che Raymond Cartier in ‘Le cinquanta Americhe’ sostiene che il ritiro fosse voluto dalla First Lady), Kefauver appare il favorito.
Deve peraltro scontrarsi con agguerriti rivali, tra i quali, per quanto nella circostanza perdenti, vanno ricordati il futuro Vice Presidente e candidato Hubert Humphrey al momento Senatore del Minnesota, Averell Harriman del New York e William Fullbright dell’Arkansas.
Apparentemente e forse realmente non interessato ma infine di contro vincente, il Governatore dell’Illinois Adlai Stevenson II, nipote del Vice Presidente con Grover Cleveland Adlai Stevenson I.
Uomo di notevole cultura e di spirito (durante la campagna, dopo un comizio, avvicinato da una sostenitrice che gli diceva “Tutte le persone intelligenti voteranno per lei” rispose “Cara Signora, non basterà. Occorre la maggioranza”), decisamente gradito agli intellettuali, fu nell’occasione lasciato dalla moglie fervente repubblicana che non poteva accettarne la scelta.
Al suo fianco, il Senatore dell’Alabama John Sparkman.

In campo repubblicano, sceso in campo, il Generale Dwight Eisenhower credeva dall’alto del suo prestigio di ottenere facilmente la consacrazione.
Si trovò invece a lottare con il Senatore Robert Taft, sconfitto infine di stretta misura e solo perché i GOP della costa atlantica ne temevano il fiero isolazionismo e le posizioni fortemente conservatrici.
E non il solo Taft il Comandante delle Forze Alleate dovette sconfiggere.
Anche il Governatore della California Earl Warren – già in corsa come Vice di Dewey nel 1948 e futuro grande Presidente della Corte Suprema – e l’ex Governatore del Minnesota Harold Stassen.
Il partito pensò bene di collocargli a fianco Richard Nixon, un Senatore di stampo conservatore.

Difficili, come si è visto, le scelte.
Facilissima – una valanga – la vittoria di Eisenhower che, primo tra i GOP, andò a fare campagna nel Sud sempre democratico ottenendo anche in quelle bande non poco successo.
Facile altresì per avere garantito se eletto una pace onorevole in Corea.

Risultati:
Eisenhower, trentanove Stati e quattrocentoquarantadue Elettori;
Stevenson, nove Stati e ottantanove membri del Collegio a favore.

1 aprile 2024

Il declino elettorale dello Stato del New York

Gli Elettori (con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli normali dato che loro specifico compito è eleggere effettivamente il Presidente degli Stati Uniti) spettanti allo Stato del New York (non trovo corretto dire “di” New York con riferimento al nome della Grande Mela), alla stregua di quelli spettanti a tutti gli altri membri dell’Unione mano mano entrati a farne parte, sono numericamente ed anche, tenendo conto del numero totale degli stessi, percentualmente (‘pesando’ differentemente) cambiati nel tempo conseguentemente ai risultati dei Censimenti decennali (il primo è datato 1790) che certificano il numero degli abitanti.
Otto (8) su ottantuno (81) totali quelli spettanti in occasione delle prime votazioni del 1788/89.
Quarantasette (47), il massimo, su cinquecentotrentuno (531) nelle circostanze 1932/48.
Ventotto (28) su cinquecentotrentotto (538) nel corrente 2024.
Non v’è chi non veda nei citati numeri la certificazione del declino nel campo specifico dello Stato un tempo più abitato del Paese, declino coincidente con quello non superficialmente evidente economico e, sia pure parzialmente, social/culturale.

31 marzo 2024

Gli sconfitti: Charles Evans Hughes

1916, i repubblicani, in maggioranza al congresso e convinti di riconquistare facilmente la Casa Bianca defenestrando Woodrow Wilson (nel 1912, il democratico aveva vinto approfittando della spaccatura tra i GOP che si erano divisi un elettorato nettamente maggioritario: Theodore Roosevelt, al quale il partito aveva preferito l’uscente William Taft, si era candidato come terzo uomo e i voti dei due sommati superavano nettamente quelli di Wilson), scelsero come loro candidato Charles Evans Hughes, già governatore del New York e al momento giudice della Corte Suprema nella quale era entrato nel 1910.

Hughes, dimessosi dall’alto incarico per la bisogna, ebbe davvero a sfiorare la vittoria tanto da andare a letto convinto di avercela fatta, visti i risultati degli Stati della costa orientale, svegliandosi invece – come succederà nel 1948 a Thomas Dewey – sconfitto essendo nella notte pervenuti i dati relativi ai territori statali collocati ad ovest a lui grandemente sfavorevoli.

Successivamente, segretario di Stato con Harding e Coolidge, scelto da Hoover per sostituire Taft, rientrò alla Corte Suprema nel 1930 con i gradi di giudice capo o presidente.
E’ in tale prestigiosa veste che ebbe a scontrarsi con Franklin Delano Roosevelt.
Era accaduto che non poche delle leggi approvate sotto la spinta del New Deal rooseveltiano fossero incappate nel giudizio negativo della Corte.
Così stando le cose, il presidente, nel 1937 e cioè all’inizio del proprio secondo mandato, si lasciò pungere dall’idea di modificare la composizione della Corte medesima per essere autorizzato a nominare altri giudici evidentemente alle sue idee più vicini.
Occorre qui rilevare come, anche e soprattutto per la forte opposizione di Hughes, il piano in qualche modo eversivo di Franklin Delano non andò a buon fine.

31 marzo 2024

Illinois: storia elettorale in occasione delle presidenziali

1820: Democratico-Repubblicano (Monroe)
1824: Democratico-Repubblicano (Jackson)
1828: Democratico (Jackson)
1832: Democratico (Jackson)
1836: Democratico (Van Buren)
1840: Democratico (Van Buren)
1844: Democratico (Polk)
1848: Democratico (Cass)
1852: Democratico (Pierce)
1856: Democratico (Buchanan)
1860: Repubblicano (Lincoln)
1864: Repubblicano (Lincoln)
1868: Repubblicano (Grant)
1872: Repubblicano (Grant)
1876: Repubblicano (Hayes)
1880: Repubblicano (Garfield)
1884: Repubblicano (Blaine)
1888: Repubblicano (B. Harrison)
1892: Democratico (Cleveland)
1896: Repubblicano (McKinley)
1900: Repubblicano (McKinley)
1904: Repubblicano (T. Roosevelt)
1908: Repubblicano (Taft)
1912: Democratico (Wilson)
1916: Repubblicano (Hughes)
1920: Repubblicano (Harding)
1924: Repubblicano (Coolidge)
1928: Repubblicano (Hoover)
1932: Democratico (F.D. Roosevelt)
1936: Democratico (F.D. Roosevelt)
1940: Democratico (F.D. Roosevelt)
1944: Democratico (F.D. Roosevelt)
1948: Democratico (Truman)
1952: Repubblicano (Eisenhower)
1956: Repubblicano (Eisenhower)
1960: Democratico (Kennedy)
1964: Democratico (Johnson)
1968: Repubblicano (Nixon)
1972: Repubblicano (Nixon)
1976: Repubblicano (Ford)
1980: Repubblicano (Reagan)
1984: Repubblicano (Reagan)
1988: Repubblicano (G. H. Bush)
1992: Democratico (B. Clinton)
1996: Democratico (B. Clinton)
2000: Democratico (Gore)
2004: Democratico (Kerry)
2008: Democratico (Obama)
2012: Democratico (Obama)
2016: Democratico (Hillary Clinton)
2020: Democratico (Biden)

31 marzo 2024

Presidenziali del 1948

Nel 1948, le elezioni si svolgono il 2 novembre.
Gli Elettori sono nel complesso cinquecentotrentuno e conseguentemente la maggioranza assoluta è fissata a duecentosessantasei.
Il Presidente uscente Harry Truman vince rocambolescamente, come fra poco verrà narrato: ventotto gli Stati che lo preferiscono e trecentotre i delegati catturati.
Il Governatore repubblicano del New York Thomas Dewey, al secondo tentativo, conquista sedici Stati e centoottantanove Elettori.
Il terzo incomodo Dixiecrat J. Strom Thurmond vince in quattro Stati e colleziona trentanove delegati al Collegio Elettorale, un risultato di notevole portata.
Il quarto candidato, in rappresentanza di un effimero Progressive Party, Henry Wallace si ferma a zero Stati e zero Elettori.
Per inciso, essendo il candidato alla Vice Presidenza per il Partito Repubblicano Earl Warren Governatore della California, il ticket GOP nell’occasione era straordinariamente formato da due Governatori in carica.

Annotazioni
Luglio 1948, in vista delle elezioni novembrine, Convention del Partito Democratico a Filadelfia.
Laceranti le divisioni interne.
L’ala liberal, pur apprezzando le idee e l’azione del Presidente in carica Harry Truman a proposito dei diritti civili e in particolare della lotta al segregazionismo sudista, chiede che nella ‘platform’ programmatica vengano indicate proposte e indicazioni maggiormente incisive.
L’aria che si respira è quella che normalmente precede una sconfitta, tanto che alcuni inutilmente sperano di riuscire a convincere il generale Eisenhower (che scenderà in campo quattro anni dopo tra i repubblicani) o il giudice William O. Douglas a proporsi in alternativa a Truman.
L’ala conservatrice, sudista, popolarmente da subito nota con l’appellativo ‘Dixiecrats’, avendo ottenuto i liberal quanto richiesto, abbandona il Congresso, si riunisce a Birmingham, Alabama, fonda il ‘Partito Democratico per i Diritti dei singoli Stati’ e sceglie come candidato a White House J. Strom Thurmond, all’epoca Governatore del South Carolina e in seguito, per lunghissimi decenni, Senatore.
Intanto, alla guida di un Partito Progressista (ricorrente tale definizione), l’ex Vice Presidente, nel terzo mandato, di F.D. Roosevelt, Henry Agard Wallace – favorevole in politica estera a migliori rapporti con l’Unione Sovietica, naturalmente ai diritti civili e in campo economico alla proprietà pubblica in molto settori chiave – lancia a sua volta il guanto di sfida.
Quando Wallace – 7 ottobre 1888/18 novembre 1965 – annunciò la propria candidatura si dimise da direttore di ‘New Republic’ e dichiarò, tra l’altro, che se fosse stato obbligato alle elezioni a scegliere tra Truman e Robert Taft (repubblicano e a quel momento possibile candidato) avrebbe optato per il GOP “come l’uomo più adatto a mantenere la pace”.
Non solo per questo atteggiamento ma in generale per le sue posizioni ‘sinistre’ (ricevette l’appoggio del partito comunista) e per il carattere – fu definito “uomo sgradevole, eccentrico, ambizioso, moralista” – fu fortemente avversato proprio dai democratici dalle cui fila proveniva.
Eleanor Roosevelt, che in passato lo aveva lodato pubblicamente, il giorno dopo l’annuncio della sua discesa in campo scrisse:
“Che cose strane spinge a fare il desiderio di essere Presidente…
(Wallace) non è mai stato un buon politico, non è mai stato capace di valutare l’opinione pubblica…
Come leader di un terzo partito non combinerà niente.
Distruggerà semplicemente proprio le cose che desidera raggiungere”.

I repubblicani, convinti di vincere a causa delle divisioni del campo avverso, scelsero l’ultimo rivale del citato F.D.R., il Governatore del New York Thomas E. Dewey, al quale affiancarono il Governatore della California Earl Warren, in seguito eccezionale e determinante, in tema di lotta alle leggi razziali e segregazioniste, Presidente della Corte Suprema.

Al termine di una campagna che vide pertanto affrontarsi ben quattro candidati, tutti di un qualche peso, per quanto i primi risultati dessero per vincente Dewey, Harry Truman, che aveva percorso in treno oltre cinquantamila chilometri e tenuto più di trecentocinquanta discorsi nelle stazioni (ultimo Presidente a proporsi in cotal, antica guisa) ottenne la riconferma.

Non male, peraltro, i ‘Dixiecrats’ il cui vessillifero Thurmond conquistò trentotto delegati, tutti provenienti dal Sud dove prevalse in quattro Stati, al Collegio Elettorale.
Non altrettanto bene andò invece a Henry Wallace che non ottenne risultato alcuno appunto in termini di delegati.

31 marzo 2024

Secondo 270towin gli Stati incerti sono soltanto tre

Oggi, 30 marzo, l’autorevole sito 270towin (ricordo che appunto duecentosettanta e’ il numero di Elettori – iniziale maiuscola per distinguerli da quelli normali visto che loro specifico compito è eleggere effettivamente il Presidente – pari alla maggioranza assoluta dei membri del Collegio che compongono) propone una nuova Presidential Election Map che vede i democratici accreditati di duecento cinquantatré (253) delegati e i repubblicani di duecento quarantanove (249), tra ‘safe’, ‘like’ e ‘leans’, restando solo trentasei (36) i ‘toss up’, cioè i non attribuibili.
Esattamente gli undici (11) spettanti all’Arizona, i sei (6) del Nevada e i diciannove (19) della Pennsylvania.
Notato che così stando le cose a Biden basterebbe vincere nello Stato con capitale Harrisburg, guardando ai precedenti e precisamente alle ultime due votazioni per la Executive Mansion,
nel 2016 il Nevada votò per Hillary Clinton mentre Arizona e Pennsylvania si espressero per Donald Trump
nel 2020 furono tutti e tre a favore di Joe Biden.
Chissà?

30 marzo 2024