Le Presidenziali del 1800

È quella datata 1800 una delle tornate elettorali più interessanti, e vedremo fra poche righe il perché.
Si votò dal 31 ottobre al 3 dicembre (ricordo che è solo dal 1848 che gli USA vanno alle urne per la scelta degli Elettori che dipoi compongono il Collegio Elettorale il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno coincidente col bisestile).
Essendo allora sedici gli Stati, i predetti Elettori erano in totale centotrentotto.
I federalisti riproposero il Presidente uscente John Adams.
I democratici repubblicani candidarono il Vice Presidente Thomas Jefferson.

Per un errore al quale fu posto rimedio con un successivo Emendamento, all’epoca non si distinguevano le candidature alla Presidenza da quelle alla Vice Presidenza, non esisteva il ticket (la qual cosa poteva altresì portare, come nel precedente 1796, alla elezione alle cariche di esponenti di due diversi partiti, con evidenti problemi in particolare in caso di successione).

Prevalendo nettamente in termini di voti popolari i democratici repubblicani, Jefferson – che aveva vinto in nove Stati contro i sette andati ad Adams – per uno scherzo del destino, si trovò ad avere lo stesso numero di Elettori, settantatre, di Aaron Burr, suo compagno di partito, teoricamente ma non ufficialmente, in corsa per la Vice Presidenza.
Come previsto dal dettato costituzionale, l’elezione (accadde dipoi solo un’altra volta, nel 1824 in circostanze comunque diverse) fu decisa dalla Camera che arrivò alla determinazione solo al trentaseiesimo ballottaggio – ovviamente, votandosi, secondo il disposto, per Stati, quelli a maggioranza federalista, in opposizione a Jefferson, si esprimevano per Burr – il 17 febbraio 1801 (rammento che all’epoca e fino al 1937 si entrava in carica il 4 marzo dell’anno successivo a quello elettorale).
Determinante per superare l’impasse, l’appoggio a Jefferson di Alexander Hamilton.

L’esito del predetto ultimo ballottaggio:
dieci Stati per Jefferson
quattro Stati per Burr
due sostanzialmente astenuti.

Annotazioni
Nel successivo 1804, Aaron Burr ucciderà in un duello alla pistola Alexander Hamilton.
Il confronto ebbe luogo l’11 luglio nel New Jersey, appena al di là del confine con il New York dove il duello era proibito.
Hamilton morirà il giorno dopo.
Burr resta l’unico Vice Presidente in carica (era tale al momento del tragico fatto) ad avere ucciso un rivale – e comunque una persona – nel mentre esercitava il mandato.

23 febbraio 2024

Il continente America riservato ai Re Cattolici

Papa Alessandro VI Borgia aveva concesso in esclusiva “ai Re Cattolici” il dominio dei territori d’Oltremare “scoperti e da scoprire”.
Il confine (‘raya’, in portoghese), dopo non pochi ricorsi, venne determinato da un meridiano Nord-Sud situato trecentosettanta leghe ad Ovest delle Isole di Capo Verde.
Meridiano ad Est del quale le terre erano lusitane e ad Ovest spagnole.
Il limite valeva per tutto il globo (anche in Asia) ma ebbe particolare valenza quanto al Nuovo Mondo.
Le nazioni escluse – Francia, Inghilterra e Olanda in specie – non accettarono certamente di buon grado la situazione.
Fu Francesco I di Valois ad esprimere nel modo più efficace e insieme divertente il proprio dissenso.
“Chiedo che a tale riguardo mi venga mostrata la clausola compresa nelle volontà di Adamo”, disse.

22 febbraio 2024

Quando John Wayne appoggiava Barry Goldwater

(Oggi che la figlia del Duca Aissa invita a votare Trump)
1997, prodotta per la televisione esce una pellicola straordinaria.
Scritta magistralmente da Martyn Burke e diretta da Joe Dante, si intitola ‘La seconda guerra civile americana’.
In una scena, gli inviati di un potente network tv, in attesa degli eventi, guardano un film di guerra.
Sullo schermo, John Wayne fa strage di nemici e uno dei due ne esalta il valore.
“Ti ricordo”, replica l’altro, “che Wayne era un attore”.
“Se ai tempi del Vietnam John fosse stato alla Casa Bianca quel conflitto sarebbe durato una settimana!”, chiude, sicuro, il primo.

Ecco, il protagonista di mille western (e non solamente), il Ringo di ‘Ombre rosse’, l’Ethan Edwards di ‘Sentieri selvaggi’ non era percepito da larga parte degli americani ‘solo’ come un divo di Hollywood.
Era, rappresentava molto di più: il coraggio, il senso del dovere, l’onore, la fermezza, in qualche modo il Paese.
Ebbene, questo vero monumento vivente nel 1964 partecipa in prima linea, in prima persona, senza risparmio, alla campagna per White House che vede il senatore repubblicano Barry Goldwater impegnato contro il presidente uscente, il democratico Lyndon Johnson.
Quali i risultati?
Una netta sconfitta.
Gli elettori non si lasciano convincere.

Johnson ha fatto bene in politica interna e il Vietnam, laddove gli USA combattono, non lo ha ancora demolito come avverrà di lì a non molto.
Goldwater perde addirittura per quattrocentoottantasei delegati nazionali a sessantadue su un totale di cinquecentotrentotto.

(Per inciso – e non che a determinare la svolta epocale sia John Wayne, per carità – per la prima volta il partito repubblicano perde il Nord, sua abituale riserva elettorale, conquistando invece Stati del Sud fino a quel momento praticamente sempre democratici.)

Perché ricordare questi lontani accadimenti?
Semplicemente perché ancora oggi la stampa e le tv danno grande rilievo alle dichiarazioni dell’uno o dell’altro personaggio, non soltanto del cinema, che si schieri in campagna elettorale di qua o di là.
Se ai suoi tempi non è riuscito John Wayne, l’americano per eccellenza, a cambiare le carte in tavola perché dovrebbero riuscirci, che so?, una Sarah Jessica Parker, un Woody Allen, perfino un George Clooney per stare tra i democratici, un Chuck Norris, un Robert Duvall o un John Voight per passare ai GOP?
Per quanto grande regista e attore sia, guardando alla campagna 2012, non ha cambiato nulla, se non forse per qualche infinitesimale zero virgola qualcosa, neanche l’allora celebrato ‘endorsement’ a favore di Mitt Romney pronunciato da Clint Eastwood.

Come diceva il vecchio e saggio, oltre che bravissimo, Indro Montanelli, alla fine conta il parere del lattaio dell’Ohio (Stato i cui risultati quasi sempre ma non nel 2020 collimano con quelli nazionali) l’opinione del quale nessuno o quasi dei giornalisti italiani che si occupano di elezioni USA cerca di conoscere.

22 febbraio 2024

Le elezioni del 1796

(Si ripete che è dal 1948 che per le Presidenziali si vota in un solo giorno)
Nel 1796, le urne sono aperte dal 4 novembre al 7 dicembre.
I componenti del Collegio Elettorale sono in totale centotrentotto.
Sedici gli Stati.
Il Partito Federalista sceglie come proprio candidato il due volte Vice Presidente di George Washington John Adams il quale prevale a fatica sul contendente democratico /repubblicano Thomas Jefferson e su Thomas Pinckney.
Già governatore del South Carolina e teoricamente aspirante alla Vice Presidenza, quest’ultimo, sostenuto nel predetto Collegio (allora, non esistendo il ticket elettorale, si poteva giocare sui ‘secondi voti’ a disposizione degli Elettori) anche attraverso mezzi poco eleganti da Alexander Hamilton, risultò infine terzo ed escluso sia dal primo che dal secondo gradino del podio.

In termini di voti, Adams prevalse in nove Stati catturando settantuno Elettori mentre Jefferson vinse in sette Stati e si ebbe sessantotto delegati al Collegio.

Il Partito Federalista è al lumicino.
John Adams sarà il suo unico Presidente.
Il 1800 batte alle porte e il Partito Democratico-Repubblicano è pronto a prendere il potere.

Annotazioni
Nessuno, nel 1796, si sarebbe opposto ad un terzo mandato del Padre della Patria George Washington.
Fu il Padre della Patria, però, a declinare l’unanime invito, fra l’altro sostenendo che otto anni fossero abbastanza per chiunque e che un terzo quadriennio sarebbe stato difficile da affrontare sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.
Per inciso, è sulla base di questa considerazione del primo Capo dello Stato che nessuno (per il vero Grant fu respinto nella bisogna in sede di Convention nel 1880) dei successori, fino a Franklin Delano Roosevelt, si candidò una terza volta.
(Fu dopo la morte del Presidente del New Deal all’inizio addirittura del quarto mandato che si pensò a legiferare in merito fino ad arrivare, nel 1951, all’entrata in vigore del XXII Emendamento che limita a due le possibili elezioni).
È la campagna del 1796, pertanto, la prima nella quale davvero i partiti possono confrontarsi.
I Democratici/Repubblicani candidano finalmente Thomas Jefferson.
I Federalisti, pur nelle difficoltà conseguenti al fatto che Alexander Hamilton appoggiava un suo rivale, convergono infine sul Vice Presidente John Adams.
In conclusione, Adams prevalse di poco convogliando su di sé gi Elettori degli Stati del Nord mentre quelli degli Stati meridionali votarono Jefferson.
Fu l’unica volta, questa, nella quale – lo consentiva il sistema elettorale poi modificato nel 1804 proprio per questo – il Presidente e il Vice appartenevano a due partiti diversi!

John Marshall, la più duratura eredità federalista
In carica dal 31 gennaio 1801 al 6 luglio 1835, il grande giurista e già Segretario di Stato John Marshall è un lascito agli USA dell’unico Presidente federalista John Adams che lo nominò Chief della Corte Suprema nel mentre si avvicinava il giorno del passaggio delle consegne tra lui e Jefferson.
Un lascito di importanza enorme, visto che il Paese deve a Marshall l’impianto del sistema giudiziario nazionale, l’impostazione della Corte, un infinito numero di sentenze che hanno dato fondamenta e mura di cemento armato al diritto americano.

22 febbraio 2024

Sei possibili Vice per Donald Trump

Sta passando, come si dice, i guai suoi Donald Trump.
Alle condanne a fior di centinaia di milioni di pena si aggiunge una difficoltà evidente nella raccolta di fondi.
Comunque, sempre pubblicamente ultra ottimista, intervistato ieri anche a proposito del suo compagno di ticket, ha tirato fuori sei nomi.
Si tratta del Governatore della Florida Ron DeSantis, del Senatore afroamericano Tim Scott, dell’imprenditore tech Vivek Ramaswamy, del Deputato della Florida Byron Donalds, della Governatrice del Sud Dakota Kristi Noem, come pure dell’ex Rappresentante democratica delle Hawaii Tulsi Gabbard.
Quest’ultima ha appunto rappresentato le Hawaii ma è nata nelle Samoa Americane, ‘Territorio non incorporato’, questa la definizione, degli Stati Uniti.
Una Vicepresidente che arriverebbe praticamente dall’altra parte del mondo (11254 chilometri la distanza tra Pago Pago e Washington!)

21 febbraio 2024

Primarie repubblicane del South Carolina

Mancano davvero pochi giorni al 24 febbraio, quando gli elettori del South Carolina saranno chiamati ad esprimersi in casa repubblicana.
Sappiamo che il solo oppositore rimasto quanto alla Nomination di Donald Trump è l’ex Governatrice (in quest’ambito conta poco che sia stata anche Ambasciatrice all’ONU) dello Stato Nikki Haley.
Proprio questo fatto la mette sostanzialmente all’angolo.
Dovesse essere addirittura travolta dal tycoon dimostrerebbe inconsistenza e quasi certamente sarebbe da considerare definitivamente out.
Orbene, purtroppo per lei, i sondaggi pubblicati in data 20 febbraio da FiveThirthyEight dicono
Trump al 63.6%, Haley al 33.2%.
Se non succede un miracolo…

21 febbraio 2024

I Navajos discendono dalle Tribù disperse di Israele?

Tra tutte le lingue dei pellirosse, quella navajo si distingue per una particolare complessità e pur appartenendo indubbiamente al gruppo linguistico na-dene, propone vocaboli che sembrano avere una diversa ed inspiegabile origine.
Tanto diversa ed estranea tale origine che, anni orsono, qualcuno pensò di collegare il navajo addirittura all’ebraico.

Secondo i sostenitori di questa teoria, i navajos altri non sarebbero che i discendenti di quelle che vengono definite “le Tribù disperse di Israele” e cioè delle dieci tribù che, appunto alla caduta del regno di Israele nel 721 a.C., furono esiliate e di cui si perse storicamente ogni traccia, salvo ritrovarla proprio negli attuali Stati Uniti dove i pellegrini si sarebbero trasferiti mantenendo almeno parte della loro lingua.

D’altronde, tesi analoghe risalgono a molto tempo fa.
Probabilmente, il primo a parlare di una colonizzazione ebraica del Nuovo Mondo fu lo studioso spagnolo Arius Montanus, nella sua ‘Bibbia poliglotta’, edita ad Anversa tra il 1569 e il 1573.
Della stessa opinione, Gregorio Garcia nel 1607: ‘Origen de los indios del Nuevo Mondo’ e, tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo, molti altri tra i quali si distingue soprattutto per la sua eminenza e per la vastità delle ricerche l’inglese lord Kingsborough.

21 febbraio 2024

Elezioni presidenziali americane del 1792

(E’ a partire dalle votazioni del 1848 che le urne sono aperte un giorno soltanto)
La seconda tornata elettorale per la Presidenza si svolge nel 1792 tra il 2 novembre e il 5 dicembre.
Comincia ad identificarsi come mese più adatto per la bisogna il penultimo dell’anno e si vota dal giorno 2 per non interferire con le cerimonie religiose di Ognissanti.

Il Presidente uscente George Washington, come nella precedente elezione, ottiene il cento per cento dei suffragi nel Collegio Elettorale formato da centotrentadue Elettori – iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni – in rappresentanza di quindici Stati (le tredici ex colonie, questa volta tutte partecipi, più il Kentucky e il Vermont, nel frattempo entrati a far parte dell’Unione).
Anche in questa occasione, il Partito Federalista sostiene per la Vice Presidenza John Adams che raccoglie settantasette suffragi nel predetto Collegio.

Peraltro, il contrapposto Partito Democratico-Repubblicano dimostra di avere un peso crescente perché, per lo scranno vice presidenziale, riesce a convogliare sul Governatore del New York George Clinton ben cinquanta voti di Elettori.

L’esito della votazione nel predetto Collegio è pertanto il seguente:
per la Presidenza, centotrentadue su centotrentadue a George Washington
per la Vice Presidenza, settantasette su centotrentadue a John Adams, cinquanta a George Clinton, quattro a Thomas Jefferson e uno ad Aaron Burr.

Da sottolineare il fatto che la partecipazione dei votanti nella circostanza fu inferiore alla precedente e la più bassa di sempre: 28.579 i cittadini alle urne.

21 febbraio 2024

I membri del Congresso che hanno dichiarato che non si ricandideranno

Come noto e più volte ricordato, il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre di quest’anno bisestile, e cioè il 5, saranno rinnovati totalmente i quattrocento trentacinque seggi della Camera dei Rappresentanti e un terzo dei Senatori.
Al trascorso 15 febbraio avevano annunciato il proprio ritiro e pertanto che non si sarebbero ripresentati sette componenti la Camera Alta e quarantatré tra quelli all’opera nella Bassa.
Guardando alle trascorse elezioni, si rileva un certo incremento.
Per dire, nel 2020, sempre al 15 febbraio, gli abbandoni annunciati erano quattro al Senato e trentacinque tra i Rappresentanti.

20 febbraio 2024

Le prime elezioni presidenziali in data 1788/89

Nota bene: fino al 1844 compreso non si votava in un solo giorno ma in un periodo di all’incirca un mese.

Le prime elezioni presidenziali americane sono assolutamente particolari e differenti dalle seguenti per una specifica ragione: ebbero svolgimento a cavallo di due anni (si votò dal 15 dicembre 1788 al 10 gennaio 1789).
Risultano, con quelle successive del 1792, altresì le uniche due nelle quali l’indiscusso candidato alla Presidenza, tutti concordando in merito, era uno soltanto, senza rivali.
Ovviamente, si trattava del Padre della Patria George Washington, che, per quanto riluttante e in qualche modo costretto ad accettare, fu eletto conquistando tutti i sessantanove Elettori (con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni, cosa che verrà spesso ripetuta) del Collegio Elettorale.
Dei tredici Stati ex colonie, dieci si dichiararono per lui.
Il North Carolina e il Rhode Island non parteciparono alle votazioni non avendo ancora ratificato la Costituzione, mentre il New York non si espresse.

Washington – l’unico Capo dello Stato della storia USA apartitico, indipendente – entrò poi in carica il 30 aprile 1789, un’altra anomalia dato che successivamente, dal 1793 al 1933 la cerimonia di insediamento si svolse il 4 marzo (in tale data, nel 1789, era stata proclamata la Costituzione) e che dal 1937 ha luogo alle ore 12 del 20 gennaio sempre dell’anno seguente quello elettorale.

La Vice Presidenza fu una questione interna al Partito Federalista, allora assolutamente egemone.
Visto che il Presidente era della Virginia (per inciso e senza sostenere che il fatto abbia avuto influenza sulla elezione, lo Stato di gran lunga più popoloso), la scelta si restrinse a personalità rappresentanti le ex colonie del Nord.
Alla fine, essendo dispersi tra differenti candidati i restanti suffragi, in sede di Collegio Elettorale, prevalse con trentaquattro voti elettorali sui predetti sessantanove John Adams il quale, altro accadimento mai più verificatosi, si insediò il 21 aprile, nove giorni prima del titolare.

20 febbraio 2024