Super Tuesday Results: tutto secondo le aspettative

I pochi che, follemente invero, pensavano che l’esito delle Primarie e dei Caucus di questo Super Martedì 2024 potesse recare sorprese sono rimasti male.
Nei due fronti, solo qualche increspatura: Donald Trump ha perso comunque di poco nel Vermont – laddove la rivale, prevalendo ha evitato il cappotto – e Joe Biden nelle sperdute Samoa Americane.
Tutto qui.
Alla fine, considerando il campo repubblicano, risultati alla mano, si può sostenere che, al di là dello Stato con capitale Montpelier, il plauso nei confronti di Nikki Haley si attesti in larga parte del Paese attorno al 20 per cento; che arrivi all’incirca al 30 in Virginia, Colorado e Minnesota, e sfiori il 40 nel Massachusetts.
Decisamente poco per continuare, dicono gli osservatori.
Vedremo nelle prossime ore, a bocce ferme, quali saranno le decisioni in merito.

6 marzo 2024

Anche nel North Dakota, Trump alla grande

Quasi invisibile, collocato come era a lunedì 4 marzo il giorno prima quindi del Super Tuesday, il Caucus repubblicano del North Dakota.
Del resto, solo 29 i delegati spettanti al vincitore.
Che, con enorme vantaggio (85 per cento a 14), è risultato essere Donald Trump.
Mala tempora currunt per Nikki Haley, quasi ogni giorno di più.

6 marzo 2024

Due (?) attentatori dei Presidenti USA e un fucile certamente italiani

Tra gli attentatori alla vita dei Presidenti americani, uno era certamente italiano.
Si tratta dell’anarchico calabrese Giuseppe Zangara che sparò in direzione dell’allora eletto ma non entrato in carica Franklin Delano Roosevelt a Miami il 15 febbraio 1933.
Non doveva essere un gran tiratore Zangara perché, pur mirando da distanza abbastanza ravvicinata, non prese F. D. R. e colpì invece a morte il Sindaco di Chicago Anton Cermak che a quel momento gli era vicino.
Morì sulla sedia elettrica di lì a poche settimane (il 20 marzo successivo) il nostro.
Del secondo ‘italiano’ attentatore si è parlato ma non si è certi.
Si tratta di Charles Nicoletti, un mafioso di buon peso di Chicago.
Secondo alcune testimonianze mai asseverate, Nicoletti sarebbe stato l’organizzatore (nonché uno degli attentatori) dell’assassinio di John Kennedy a Dallas il 22 novembre 1963.
Al di là comunque degli individui davvero o secondo i complottisti coinvolti in azioni delittuose contro inquilini di White House, di certo era italiana l’arma usata da Lee Harvey Oswald per uccidere Kennedy.
Era un ‘Carcano modello 91’ progettato dal varesino Salvatore Carcano e in uso nell’Esercito italiano per lunghissimi anni.
Era quell’arma di grande qualità altresì utilizzata dai Marines (Oswald lo era stato e la scelse conoscendola bene).
Due (con molti e fondati dubbi quanto al secondo) attentatori e un fucile ‘italiani’.

6 marzo 2024

Presidenziali del 1848

Entra in funzione la legge del 1845 che prevede lo svolgimento delle votazioni in un solo giorno, esattamente “il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre”.
Si vota pertanto il 7 del penultimo mese dell’anno.
Alle urne, il settantadue e sette per cento degli aventi diritto.
Il Presidente in carica Polk mantiene l’impegno di lasciare avendo, a suo parere, raggiunto tutti gli obiettivi propostisi.
Materia del contendere, ovviamente visti i tempi, in primo luogo l’abolizione della schiavitù.

Nell’occasione il Partito Whig conquista per la seconda ed ultima volta lo scranno presidenziale.
Lo fa presentando nuovamente un Generale (William Harrison nel 1840, Zachary Taylor nel 1848).
Come Harrison, Taylor muore in carica.
Per inciso, intento del partito era anche quello di promuovere un Emendamento che limitasse ad uno solo il numero dei mandati esercitabili dagli eletti ed è quello che succede visto che andando i due Capi di Stato all’altro mondo non possono certamente ricandidarsi.
Va altresì sottolineato che Taylor non ha le stigmate del partito che lo propone ma è una ipotesi valida essendo conosciuto come l’eroe della Guerra Messicana.
A tale riguardo, Henry Clay, arrabbiato per essere stato trascurato nella scelta, ebbe a dire che gli dispiaceva di non avere anche lui ucciso qualche messicano.
Il Vice che forma il ticket Whig è Millard Fillmore, un componente della Camera dei Rappresentanti.

Il Partito Democratico sceglie Lewis Cass, già Governatore, Senatore e Ministro.
Cass sconfigge nella Convention dell’Asinello che si svolge a maggio Martin Van Buren, ex Presidente alla ricerca di una ennesima Nomination.

Il vecchio boss del New York, un mese dopo, accetta di rappresentare nella corsa verso White House il neonato Free Soil Party – solidamente anti schiavista – e si propone come terzo incomodo.
Per lui, per quanto si agiti e condizioni il risultato (se i suoi sostenitori del New York avessero votato Cass, Taylor non avrebbe prevalso), i tempi sono oramai cambiati e nella giornata elettorale avrà suffragi in numero relativo, non vincerà in un solo Stato e non potrà contare su alcun appoggio al Collegio Elettorale.

Nel ticket Free Soil, un Running Mate di grande nome: nipote di John e figlio di John Quincy, Charles Francis Adams, futuro Ambasciatore USA in Gran Bretagna.

Da segnalare, ancora, che tra i politici emersi ma non affermatisi nelle diverse Convention si trova anche Jefferson Davis, dipoi Presidente dei Sudisti secessionisti.

6 marzo 2024

Tre Nomination consecutive per Trump?

Franklin Delano Roosevelt a parte (fu candidato quattro volte di fila vincendo sempre), un solo precedente aspirante alla Nomination di uno dei due partiti egemoni americani ha ottenuto l’investitura in tre successive circostanze: Grover Cleveland, democratico, che vinse poi le elezioni nel 1884 e le perse nel 1888 per tornare alla Casa Bianca nel 1892.
Risulta pertanto Cleveland ufficialmente sia il ventiduesimo che il ventiquattresimo Capo dello Stato USA.
Donald Trump, come si vede, ha finora percorso esattamente lo stesso cammino e si augura di farlo fino in fondo.
Nel caso, dopo essere stato il quarantacinquesimo inquilino della dimora presidenziale, diventerebbe anche il quarantasettesimo.
Per via del citato Cleveland ci troviamo oggi con un Joe Biden che è il quarantaseiesimo Presidente ma solo la quarantacinquesima persona in sella.
Nella accennata eventualità, i Presidenti sarebbero quarantasette e gli individui resterebbero quarantacinque.
Chiaro?

5 marzo 2024

Ed ecco il tanto atteso Super Tuesday il cui esito appare scontato

Spesso anche se non sempre almeno fortemente indicativo, il Super Tuesday è ovviamente così denominato per via del notevole numero di Stati che sono chiamati dai partiti al voto per la conseguente scelta di un buon numero di delegati alle Convention.
In questa circostanza, il 5 marzo, le urne sono aperte in
Alabama,
Alaska (solo Repubblicani),
Arkansas,
California,
Colorado,
Iowa (ultimo giorno in cui gli elettori democratici possono inviare il loro voto per corrispondenza),
Maine,
Massachusetts,
Minnesota,
Carolina del Nord,
Oklahoma,
Tennessee,
Texas,
Utah,
Vermont e
Virginia,
a cui si aggiunge il territorio delle Samoa Americane.

Come già detto nel titolo, i giochi sembrano decisamente fatti in tutti e due gli schieramenti e appare sempre più probabile (a maggior ragione dopo che ieri la Corte Suprema ha dichiarato all’unanimità eleggibile il tycoon) che saranno Joe Biden e Donald Trump a contendersi a novembre White House.

5 marzo 2024

Presidenziali del 1844

Si vota dall’1 novembre al 4 dicembre ed è l’ultima volta nella quale i seggi restano aperti più di un giorno.
Gli Elettori sono duecentosettantacinque e la maggioranza assoluta è di centotrentotto.
Si tratta di una delle tornate elettorali per la Presidenza USA più interessanti specie per quanto riguarda la Nomination democratica.

Il prescelto (e vedremo come), James Polk fu il primo ‘dark horse’ ad arrivare alla candidatura per la Casa Bianca.
L’espressione ‘dark horse’ indicava nelle corse dei cavalli il vincitore inaspettato, l’outsider che, contro ogni previsione, si impone.

I temi politici più importanti in ballo riguardavano l’espansione degli USA, la possibile entrata del Texas nell’Unione, i contrasti con il Messico, la questione relativa alla schiavitù, molto complessa perché gli Stati in pectore erano, Texas in primo piano, favorevoli al mantenimento della stessa.

Sconfitti quattro anni prima, i democratici speravano di riconquistare White House e il loro candidato di punta era, per la terza volta Martin Van Buren (già Vice di Jackson nel secondo mandato, Presidente nel 1837 a seguito delle votazioni dell’anno prima, battuto dal Whig Harrison nel 1840).

All’epoca – e sarà così nel campo dell’Asinello fino alla Convention del 1936 – la Nomination andava al pretendente in grado di ottenere il consenso dei due terzi del delegati alla Convenzione.
Van Buren aveva con sé la maggioranza ma non quella qualificata richiesta.
Le contrapposizioni interne al Partito Democratico vennero presto in luce e la forza dell’ex Capo dello Stato andò diminuendo mentre i delegati degli Stati del Sud tiravano fuori dal cilindro il nome dell’ex Vice e allora Segretario di Stato John Calhoun, mentre altri votavano Lewis Cass, un vecchio Ministro della Guerra, e altri ancora l’a sua volta già Vice Presidente Richard Johnson.
Tra quelli dei molti litiganti, non compariva il nome dell’ex Governatore del Tennessee già Speaker della Camera James Knox Polk.
Reduce da un paio di dolorose sconfitte elettorali e per questo in secondo piano, Polk operava per conquistare la candidatura alla Vice Presidenza.
Era, peraltro, personalmente favorevole alla immediata annessione del Texas (per la quale operava il Presidente uscente Tyler) che veniva invece avversata da Van Buren e compagnia.

Fu in ragione di questa sua apertura all’espansione della Federazione che ottenne il fondamentale appoggio dell’ex Capo dello Stato Andrew Jackson, in un primo momento favorevole a Calhoun ma poi suo sostenitore.
Non arrivò, come voleva, Polk alla candidatura come Running Mate ma, alla nona votazione, a quella per la Presidenza.

Dal canto loro, i Whig – fuori gioco Tyler, del resto mai realmente dei loro e per un qualche momento intenzionato a candidarsi come leader di un terzo partito – riuniti a Baltimora, scelsero Henry Clay, uomo di grande esperienza che aveva ricoperto praticamente tutti ruoli e che si presentava per la terza volta in lizza per la Casa Bianca.

Non trascurabili storicamente le altre due candidature ‘minori’.
James Birney, in rappresentanza per la seconda volta del Liberty Party, non andò affatto male e molti ritengono che, se non fosse stato in competizione, Clay avrebbe battuto Polk nel New York e sarebbe approdato finalmente all’agognato scranno presidenziale.
Joseph Smith – il fondatore della Chiesa Mormone – fu altresì in corsa in quel 1844.
Il suo impeto fu però spento il 27 giugno allorquando venne ucciso da un gruppo di facinorosi a Carthage, Illinois.

Quale l’esito finale?
Il democratico vinse in quindici Stati ed ottenne centosettanta voti al Collegio Elettorale.
Clay prevalse in undici Stati con centocinque suffragi nel medesimo Collegio.
Considerato il fatto che il New York contava su trentasei delegati…

5 marzo 2024

La Corte Suprema alla unanimità ha deciso: Trump è eleggibile!

La Corte suprema degli Stati Uniti conferma all’unanimità – non solo quindi con i voti dei giudici conservatori – l’eleggibilità di Donald Trump in Colorado, uno dei 15 Stati che vota domani nel Super Tuesday.
I giudici hanno accolto il ricorso dell’ex presidente contro la decisione della Corte suprema statale di bandirlo per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill in base al 14/mo emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione.
La sentenza farà da precedente anche per tutti gli altri ricorsi pendenti negli altri Stati.

4 marzo 2024

Prima (e alla fine unica?) vittoria di Nikki Haley e domani il Super Tuesday

Una Primaria particolare quella tenuta ieri dal Grand Old Party nel Distretto di Columbia, sostanzialmente nella capitale federale Washington.
Laddove, cioè, i repubblicani sono una piccola minoranza e nelle elezioni, dal 1964 – la prima volta nella quale gli abitanti locali hanno avuto modo di esprimersi – vince sempre alla grandissima il candidato democratico, chiunque sia.
Laddove, per di più, la tendenza degli elettori GOP è più liberal (diciamo così) che altrove.
Orbene, in quest’ambito, domenica 3 marzo, Nikki Haley ha vinto con il 63 per cento dei consensi.
Ottenendo in verità solo un pugno di delegati ma interrompendo una sequenza decisamente infelice.
Donald Trump, commentando, ha al riguardo assolutamente esagerato arrivando a definire “cervello di gallina” la rivale.
(Non è stato forse lui a nominarla Ambasciatore all’ONU? Che diavolo di scelta fece allora?)

Oggi 4 marzo, ancora tra i repubblicani, si vota in South Dakota.
Il giorno dopo, per entrambi i partiti, l’attesissimo Super martedì con la bellezza di quindici Stati all’opera.

Per la cronaca, Haley non è data in vantaggio dai sondaggi da nessuna parte.

4 marzo 2024

L’immaginaria cordata Joe Biden/Nikki Haley

Si vocifera molto di questi tempi a proposito di strane, assai improbabili alleanze.
Il movimento No Labels si è dichiarato disponibile ad appoggiare una candidatura terza (contro Biden e Trump) di Nikki Haley a condizione che l’ex Governatrice accetti nel ticket un esponente democratico come Vice.
Ovviamente, netto il rifiuto (soprattutto per via di questa particolare condizione) dell’interessata.
Solo nel 1864, a Guerra di Secessione ancora in atto, nel ticket (1) vincente – come oggi vorrebbero fantasiosi media che parlano di una accoppiata Biden/Haley – effettivamente il candidato alla Presidenza e il Running Mate appartennero a due partiti differenti: Abraham Lincoln, incumbent e repubblicano, Andrew Johnson, in sostituzione di Hannibal Hamlin, Vice e asinello.
Questo per dimostrare che non tutti i democratici erano secessionisti.

(1)
Ricordo che il ticket candidato Presidente/candidato Vice è stato introdotto con un Emendamento nel 1904 e che appunto solo dallo stesso anno è in uso.In precedenza, il più votato tra gli eligendi approdava alla Executive Mansion e il secondo classificato lo affiancava anche se appartenente ad un diverso partito (nel 1796 fu eletto un federalista, John Adams, al cui lato sedeva un democratico /repubblicano, Thomas Jefferson).

4 marzo 2024