Nikki Haley: “La maggioranza degli elettori non vuole né Biden né Trump!”

Ammettiamo sia vero quanto sostiene Nikki Haley ed è riassunto nel titolo.
Dato che seguendo le regole partitiche e proponendosi appunto nell’ambito del Grand Old Party, come si è visto e sarà confermato quasi sicuramente in modo definitivo dal Super Tuesday il 5 marzo, l’ex Ambasciatrice trova e troverà sbarrata la strada verso la Nomination il solo modo che le rimane per cambiare la situazione è dare un calcio al tavolo e buttare carte e fiches per terra.
Come?
Presentandosi quale terzo candidato indipendente.
Certo, assai difficile in questa ipotesi riuscire ad ottenere l’iscrizione al voto nei singoli Stati, il ‘Ballot Access’.
In molti casi, se scaduti i tempi indicati localmente, addirittura impossibile.
Potrebbe però invero Haley superare l’impasse presentandosi anche per il Libertarian Party che da questo punto di vista pare al momento essere formalmente in regola già in trentasei Stati, con l’aggiunta di altri cinque nei quali è consentito il ‘write-in’.
Un notevolissimo passo avanti, sarebbe.
Via a suo tempo percorsa, con altre mire, non assolutamente nell’intento di ottenere risultati concreti, dal Rappresentante repubblicano Ron Paul, correndo l’anno 1988.
Potrebbe nel caso verificarsi nuovamente quanto occorso nel 1824 (duecento anni fa, esattamente) allorquando nessuno dei candidati – essendo più di due coloro che erano stati in grado di vincere Stati raccogliendo voti di delegati – raggiunse la maggioranza assoluta nel Collegio Elettorale.
Normativa vuole che in tale situazione la competenza quanto alla nomina del Presidente passi alla Camera dei Rappresentanti che nei conseguenti ballottaggi vota per Delegazione contando alla pari, uno, ciascuno degli Stati a prescindere dal numero degli abitanti come fino ad un attimo prima invece.
Il precedente è qui ricordato – essendo di tutta evidenza oggi il momento per cambiare realmente la stagnante situazione – per le conseguenze storiche che ebbe: crisi e dissoluzione nel seguente quadriennio del governante partito (era il Democratico/Repubblicano che deteneva il potere esecutivo dal 1801), e
nascita di un nuovo movimento politico (il Democratico).
Una rivoluzione quale sarebbe necessaria oggi.
Seguo le campagne presidenziali americane dal 1948: è l’ora!

26 febbraio 2024

L’America e gli Americani secondo ‘Teddy’ Roosevelt

A
‘Il Discorso dell’Orso.
“Secondo me, l’orso grizzly è il vero simbolo degli Americani.
Forza, intelligenza, aggressività.
Forse è un po’ cieco, avventato, ma coraggioso in tutte le circostanze.
E ha un’altra cosa in comune con gli Americani: lo stare solo.
L’orso passa tutta la vita da solo.
È indomabile e invincibile, sempre da solo.
Non ha alleati, solo nemici.
Ma nessuno della sua mole.
E questo lo fa assomigliare agli Americani.
Il mondo non ci amerà mai.
Ci rispetteranno, forse.
Avranno paura di noi, ma non ci ameranno.
Perché noi siamo un popolo troppo audace e un po’ cieco, un po’ avventato.
Come l’orso”.

Nel 1902, sulle Montagne Rocciose, dopo una giornata di caccia, ai giornalisti al seguito.

B
“Non è colui che critica a contare.
Né chi indica quando gli altri inciampano.
O chi commenta che una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.
L’onore spetta all’uomo nell’arena.
L’uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue.
L’uomo che lotta con coraggio.
Che sbaglia ripetutamente.
Sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
L’uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo.
Che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo.
E che si spende per una causa giusta.
L’uomo che quando le cose vanno bene conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste.
E che quando vanno male, cade sapendo di avere osato.
Quest’uomo non avrà mai un posto accanto alle anime dei mediocri che non conoscono né la vittoria né la sconfitta!”

Il 23 aprile del 1910, alla Sorbona.

26 febbraio 2024

Presidenziali del 1812

Settime elezioni presidenziali, quelle del 1812.
Gli elettori comuni furono chiamati alle urne dal 30 ottobre al 2 dicembre.
I membri del Collegio Elettorale da scegliere erano duecentodiciassette e la maggioranza assoluta da raggiungere, per conseguenza, centonove.

Furono quelle del 1812 le prime elezioni per la Presidenza USA che si svolsero nel corso di una guerra, quella denominata del 1812 (prese avvio il 18 giugno di quell’anno), e le uniche che abbiano mai avuto luogo nel mentre si combatteva entro i confini della Unione ove si escluda la Guerra di Secessione.
(Per inciso, la Guerra del 1812 vide gli Stati Uniti contrapporsi armi in pugno agli inglesi e nell’agosto del 1814 l’esercito britannico conquistare la capitale federale Washington e dare fuoco il 25 del mese ai principali edifici pubblici, palazzo presidenziale incluso).

Molti i motivi di contrasto fra il Presidente James Madison e il suo stesso Partito Democratico/Repubblicano, non ultimo, ovviamente, il fatto che buona parte dei suoi esponenti fossero in verità contrari al conflitto.
La lotta per la Nomination, pertanto, si svolse all’interno di quell’unico movimento politico.

Dal canto loro, i federalisti, dapprima intenzionati a convergere sul Presidente della Corte Suprema John Marshall, decisero infine di non proporre un loro uomo per la Presidenza, indicando peraltro l’Attorney General della Pennsylvania Jared Ingersoll come compagno di cordata del candidato democratico repubblicano alternativo a Madison, DeWitt Clinton.
Fu, infatti, l’ora citato Sindaco di New York e nipote dell’appena defunto Vice Presidente George Clinton il candidato dissidente prescelto.
Al fianco di Madison – morto come detto il Vice eletto nel 1808 – Elbridge Gerry , Governatore del Massachusetts.

L’esito elettorale fu favorevole a Madison ma decisamente per poco.
Il Presidente uscente vinse in undici Stati e riportò centoventotto Elettori.
Il rivale si affermò in sette Stati ed ottenne ottantanove delegati al Collegio.
In termini percentuali, Madison vinse per il cinquanta e quattro a quarantasette e sei dei voti popolari espressi.
Se la Pennsylvania – fra l’altro, lo Stato del predetto Ingersoll – avesse votato per De Witt Clinton questi sarebbe diventato Capo dello Stato.

Il Presidente confermato nell’occasione detiene il poco gradevole primato di essere il primo che nell’ottenere un secondo quadriennio di governo prende meno voti percentuali rispetto alla precedente tornata quando era arrivato al sessantaquattro e sette.
Lo imiteranno in futuro Woodrow Wilson nel 1816, F. D. Roosevelt nel 1940 e nel 1944 e Barack Obama nel 2012.

26 febbraio 2024

Trump vince in South Carolina. Haley ciò malgrado non si ritira

Sostanzialmente sessanta a quaranta per cento il risultato a favore di Donald Trump nella Primaria repubblicana del South Carolina.
Una vittoria decisamente rotonda, in qualche modo però diminuita perché non corrispondente ai sondaggi che davano il tycoon avanti di all’incirca trenta punti nello Stato ‘First in the South’ (primo tra quelli del Sud a votare).
Sottolineato che a Charleston al contrario la contendente Nikki Haley ha vinto addirittura sessantadue a trentotto confermando il fatto che i seguaci dell’ex Presidente sono decisamente meno numerosi nei centri urbani, va altresì detto che la votazione non era ‘chiusa’, riservata cioè solo ai repubblicani, ma ‘aperta’ potendo partecipare anche i rivali e gli indipendenti, la qual cosa permette a Trump di sostenere che tutto il partito è con lui e ad Haley di trovare un’altra ragione – oltre la sua determinazione – per continuare nella sfida: “Già domani sarò in Michigan”, (laddove si vota il prossimo 27), ha infatti detto.
Occorre ricordare che negli ultimi tempi la raccolta fondi le ha dato ragione avendo ottenuto i finanziamenti necessari per lottare almeno fino al Super Tuesday datato 5 marzo.
In quella circostanza, quindici i membri dell’Unione chiamati alle urne, sette dei quali nella forma riservata solo ai repubblicani.

25 febbraio 2024

‘Gate’

1962
Washington
Per conto della Società Generale Immobiliare – attiva fin dall’Ottocento nel campo dell’edilizia – il grande architetto e urbanista italiano Luigi Moretti progetta e realizza un complesso residenziale di particolare vastità e portata che viene denominato ‘Watergate’.

1972, anno elettorale USA
(Il Presidente in carica Richard Nixon, repubblicano, conta di essere confermato alla Casa Bianca. Contro di lui, il democratico George McGovern).
Nel predetto complesso Watergate trova collocazione il Quartier Generale del Comitato Nazionale del Partito Democratico.
Nella notte del 17 giugno la polizia, chiamata da un sorvegliante, interviene e negli uffici del citato Comitato arresta cinque persone.
Apparentemente dei ladri, i cinque risulteranno in verità agenti collegati al Partito Repubblicano impegnati in un’opera di spionaggio politico.
Da questo, alla vista, poco significativo accadimento prende il via quello che sarà poi noto ovunque come lo ‘Scandalo Watergate’.
Conseguenza ultima dello stesso le dimissioni del Presidente Richard Nixon, le prime e finora uniche nella Storia di un Capo di Stato USA.
È da questo momento che i media, nel denominare i diversi seguenti scandali politici useranno invariabilmente il suffisso ‘gate’.
Per fare solo alcuni esempi, ‘Irangate’, ‘Whitewatergate’, ‘Datagate’ e ‘Russiagate’.
Senza fantasia.

25 febbraio 2024

Presidenziali del 1808

Nel 1808 si vota dal 4 novembre al 7 dicembre e gli Elettori sono centosettantasei, ragione per la quale la maggioranza assoluta nel Collegio che compongono è fissata a ottantanove.
Mentre il Partito federalista ripropone esattamente lo stesso ticket che aveva perso nel 1804 (Charles Pinckney/Rufus King), il Partito Repubblicano/Democratico soffre alquanto nel corso delle procedure per la scelta dei candidati che, dovendosi sostituire Thomas Jefferson che aveva rifiutato l’ipotesi di un terzo mandato, vede in lizza James Madison, James Monroe e George Clinton.
I tre hanno dalla loro gruppi di sostenitori poco disposti ad accettare una sconfitta.
Il Padre della Patria Madison, Segretario di Stato, prevale nel Congressional Caucus che dovrebbe decidere la Nomination.
L’ex Ambasciatore James Monroe, per quanto possa contare su una Nomination da parte di suoi seguaci, si ritira dall’agone.
Il Vice Presidente in carica George Clinton ottiene infine sei voti nel Collegio Elettorale.
A proposito di Clinton, va sottolineato che si tratta del primo Vice (il secondo sarà John Calhoun) che opera appunto come ‘secondo’ a Washington sotto due diversi Presidenti.

In soldoni, Madison/Clinton vincono in dodici Stati e ottengono centoventidue suffragi di Elettori, mentre Pinckney/King migliorano la prestazione precedente riportando cinque Stati e quarantasette voti al Collegio.

Annotazioni
Per quanto il Partito Federalista possa apparire (e sia, visto che non vince più le elezioni presidenziali) in decadenza.
Per quanto venga ritenuto composto da “un gruppo di vecchi brontoloni antiquati”.
Il declino – come sottolineano gli storici – fu graduale e si concluse solo dopo il 1820.
Nella tornata elettorale del 1808, proprio l’attivismo federalista provocò un deciso aumento del numero percentuale degli elettori.
Come riporta Maldwyn Jones, per dare un’idea in merito al fermento di quegli anni, comparando i dati nel Massachusetts del 1800 a quelli del 1808, i votanti salirono dal trentuno per cento al sessantaquattro.

25 febbraio 2024

Oggi 24 febbraio i repubblicani votano in South Carolina

Primarie del South Carolina ultima spiaggia per Nikki Haley?
Orbene, i più recenti sondaggi la danno al 32,9 per cento nelle intenzioni di voto contro il 63,6 di Donald Trump il quale, come sappiamo, ha vinto tranquillamente tutte e tre i precedenti confronti con l’ex Ambasciatrice all’ONU la quale, non va dimenticato affatto per avere il quadro completo della sua probabile debacle, è stata anche due volte Governatrice proprio dello Stato che sta per darle una sonora sberla elettorale.
Guardando ai precedenti, dal 2008 solo nel 2020 un candidato come il tycoon vincente in Iowa, New Hampshire e Nevada ha poi perso la Nomination: Bernie Sanders, in seguito sconfitto da Joe Biden.
Quanto ai delegati alla Convention finora conquistati, Trump ne ha 63, Haley 17 e i due candidati non da oggi ritirati DeSantis e Ramaswamy rispettivamente 9 e 3.

24 febbraio 2024

Quando il Sud perse il diritto di veto sulla scelta dei candidati a White House

Per acclamazione, ecco come Franklin Delano Roosevelt e il suo running mate John Garner – rispettivamente Presidente e Vice Presidente uscenti – ottennero la Nomination nella Convention democratica del 1936.
I lavori si svolsero a Philadelphia dal 23 al 27 giugno di quell’anno e, come ampiamente noto, il ticket democratico non ebbe a novembre difficoltà alcuna ad imporsi (oltre undici milioni di voti popolari in più del povero candidato repubblicano Alfred Landon – al cui fianco era schierato Frank Knox -, quanto agli Stati, perdendo solo nel Maine e nel Vermont e conquistando la bellezza di cinquecentoventitre delegati al collegio elettorale contro otto).

Ora, perché fra tutte occuparsi in particolare di questa, parrebbe, normalissima Convention (gli uscenti vengono riproposti e rivincono, nulla di più normale, appunto)?
In quanto, in quella occasione, le regole che portavano alla scelta dei candidati mutarono: non occorreva più avere a proprio favore i due terzi dei delegati bastando, allora e da allora, la maggioranza assoluta.

Di certo, alla decisione avevano portato anche i drammatici accadimenti relativi alle Convention del partito più recenti: votazioni infinite, accordi segreti di sovente disattesi a tradimento, scelte spesso di compromesso sicuramente perdenti e confermatisi tali nelle urne (F.D.R aveva sì vinto nel 1932, ma nel pieno della Depressione conseguente al crollo del 1929, in un momento, pertanto, favorevolissimo ai democratici in precedenza fuori da White House dai tempi del secondo mandato di Woodrow Wilson).

Altrettanto certamente, però, la nuova regola serviva al partito dell’Asino per sottrarsi, finalmente, al capestro derivante, quando la maggioranza necessaria era dei due terzi, dal ‘peso’ dei delegati del Sud il cui conservatorismo – diciamo così – specie in materia di diritti civili e delle minoranze, esercitato condizionando le decisioni, era asfissiante.

A ben guardare, giusto che una tale rivoluzione si verificasse praticamente al termine del primo mandato del secondo Roosevelt, mandato che se aveva deluso sul piano della lotta alla crisi economica (sarà in verità solo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che metterà in moto l’industria bellica a sistemare davvero le cose, e questo anche se ai sostenitori comunque e sempre di F. D. tale affermazione non piace), aveva invece, direi culturalmente, profondamente inciso – tra alti e bassi e spesso soffrendo la contrapposizione di una Corte Suprema a quei tempi presieduta da Charles Evans Hughes – avendo messo sul tappeto questioni lungamente trascurate dai repubblicani quali, per usare alquanto brutalmente, come avviene quando si semplifica, una sola espressione, quelle relative alla giustizia sociale.

Per inciso, fu altresì quella la prima Convention democratica che vide la presenza di delegati di colore.

Se poi guardiamo ai successivi accadimenti storici, è possibile sostenere che è a partire da Philadelphia 1936 che inizia quel lungo periodo, non solo elettorale, in cui il partito dell’Asino, riposizionandosi man mano – si pensi a Lyndon Johnson, alla sua ‘Great society’ e all’ancora oggi determinante sconvolgimento geopolitico del quale è motore e fruitore nelle votazioni del 1964, allorquando ‘conquista’ il Nord fino ad allora, dalla Guerra di Secessione in poi, sempre repubblicano – governa la Federazione e la società, periodo che, per quanto interrotto soprattutto per gli sconvolgimenti conseguenti al conflitto coreano e alla vituperata Guerra del Vietnam, dai mandati dapprima di Dwight Eisenhower, dipoi di Richard Nixon e del suo sostituto Gerald Ford, si può ritenere termini nel 1980 all’apparire di Ronald Reagan, non per niente, da infiniti punti di vista, un appartenente al Great Old Party del tutto diverso, adatto ai tempi, direi.

24 febbraio 2024

Le Presidenziali del 1804

I seggi restano aperti dal 2 novembre al 5 dicembre.
Gli Elettori (iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni visto che il loro compito è nominare effettivamente il Capo dello Stato) sono centosettantasei e la maggioranza assoluta è fissata ad ottantanove.
Per la prima volta, in conseguenza dell’entrata in vigore nello stesso 1804 del XIV Emendamento, i partiti presentano in ticket i candidati alla Presidenza e alla Vice Presidenza.
In lizza il Partito Federalista – già sconfitto nelle precedenti elezioni e in calo quanto a consensi – e il Partito Democratico-Repubblicano che a seguito delle votazioni del 1800 occupa la dimora presidenziale.
Nell’intento di scalzare Thomas Jefferson – che i suoi candidano con entusiasmo – i federalisti propongono l’ex Ambasciatore a Parigi Charles C. Pinckney.
Con lui l’ex Senatore del New York Rufus King.
Nel ticket con Jefferson, il Governatore del medesimo New York George Clinton.
Ovviamente, non può essere ricandidato il Vice Presidente uscente Aaron Burr che ha appena ucciso in duello l’ex Ministro Alexander Hamilton.
Il Presidente uscente vince facilmente conquistando quindici Stati e centosessantadue Elettori.
Il rivale deve accontentarsi di riportare due soli Stati e quattordici delegati al Collegio.
Va segnalato che i più volte citato Jefferson resta nella storia americana l’unico Vice Presidente eletto e, attenzione, rieletto Capo dello Stato subito dopo avere esercitato appunto la Vice Presidenza.
Non così, per quanto molti lo pensino e lo scrivano, Richard Nixon perché, pur essendo stato Vice e due volte Presidente, non vinse nel 1960, la sua prima candidatura, ma nel 1968 e nel 1972.
Un’altra storia.

24 febbraio 2024

Hartford 1814: venti di secessione

Dicembre 1814.
Guerra del 1812 – che, come si vede, continuò ben oltre la fine di quell’anno – tuttora in corso.
I cittadini del New England – che dall’inizio avversano il conflitto che rovina loro gli affari e che sono arrivati al punto di continuare lungamente i traffici e i commerci con i ‘nemici’ inglesi e con il vicino Canada – inviano delegazioni a Hartford, Connecticut.
Non pochi tra i convenuti, gli estremisti, vorrebbero si arrivasse sic et simpliciter alla proclamazione della Secessione dagli USA dei cinque Stati della regione (New Hampshire, Vermont, Massachusetts, Connecticut e Rhode Island, dato che allora il Maine era ancora ricompreso nel Massachusetts).

Non si arriverà a tanto.
Verranno, invece, accettate alcune proposte di Emendamento costituzionale.
In primo luogo, l’abolizione della ‘Clausola dei tre quinti’ che rende estremamente difficile l’approvazione appunto degli Emendamenti che devono essere votati proprio dai tre quinti degli Stati (una soglia molto alta) per entrare in vigore.
Poi, la necessità che l’ammissione nell’Unione di nuovi Stati o la dichiarazione di guerre fossero votate nei due rami del Congresso con una maggioranza qualificata dei due terzi.
Ancora, divieto di decidere embarghi superiori ai sessanta giorni.
Limitazione ad un solo mandato (su tale linea, in seguito, il partito whig) della Presidenza.
Infine, divieto dell’elezione di un Presidente proveniente dallo stesso Stato del predecessore.

Alla radice di tali proposte, l’opposizione allo schiavismo (nuovi Stati collocati a Sud potevano facilmente essere invece favorevoli), il fastidio per il prevalere della Virginia (John Adams escluso, tutti i primi inquilini della futura Casa Bianca provenivano da quello Stato), la necessità che i commerci non fossero interrotti o vietati dagli embarghi.

Come finì?
Non se ne fece niente per una particolare ragione.
La Guerra del 1812 arrivò ufficialmente al termine, con il trattato di Gand, la vigilia di Natale del 1814, anche se i belligeranti, non essendo a conoscenza delle decisioni prese in Belgio, continuarono i combattimenti, tanto che la famosa battaglia di New Orleans vinta da Jackson ebbe luogo nel gennaio 1815, ad armi teoricamente deposte.

I delegati di Hartford (dove era stato anche deciso che se le proposte non fossero state accettate, in una successiva riunione da tenersi entro sei mesi, si sarebbe andati ben oltre), arrivati a Washington convinti di avere a che fare con un governo in piena crisi per il volgere negativo del conflitto, si trovarono invece di fronte un Madison in uno stato di gloria per l’improvviso volgere delle armi a favore dell’Unione.
Se ne tornarono quindi mogi, mogi nel New England e delle loro richieste come della ventilata secessione non si parlò più.

23 febbraio 2024