Robert Kennedy Jr. e la rimozione delle statue confederate

L’Associated Press riferisce che Robert Kennedy Jr ha ieri condannato la rimozione delle statue confederate, affermando di aver avuto una “reazione viscerale contro” la distruzione dei monumenti in onore dei leader del Sud della Guerra Civile.
Kennedy ha detto: “C’erano eroi nella Confederazione che non avevano schiavi. E, sapete, ho una reazione viscerale a questa storia distruttiva. Non mi piace. Penso che dovremmo celebrare chi siamo, le buone qualità di tutti a prescindere dalle appartenenze”.
Ha aggiunto che onorare solo le persone “completamente virtuose” significherebbe cancellare praticamente tutta la storia.

29 maggio 2024

I Presidenti: Bill Clinton

La scheda.
Nato nel 1946 a Hope (Arkansas), divenne, giovanissimo, Governatore democratico dell’Arkansas.
Presentatosi alle presidenziali del 1992 riuscì a battere il Presidente uscente George H. W. Bush (approfittando della crisi economica e dello spostamento fortemente a destra del GOP).
Inaugurando la cosiddetta Terza Via (un centrismo apprezzato da molti repubblicani moderati e attaccato invece dai liberal), Clinton avviò una politica fiscale di riduzione delle tasse per i ceti medi e bassi, cercando inoltre – senza successo – di attuare una riforma sanitaria.
Approvò poi il NAFTA, un trattato di libero scambio tra USA, Messico e Canada (suscitando critiche dalla sinistra e dall’ultraconservatorismo).
Dapprima favorevole a un disimpegno militare (in opposizione alla Foreign Policy di Bush), nel corso degli anni l’amministrazione, Clinton ha man mano sposato un interventismo particolarmente acceso (per quanto definito umanitario).
In questo quadro vengono infatti a collocarsi alcuni incisivi interventi bellici come il bombardamento dell’Iraq nel 1998 (fu Clinton il primo ad associare a Saddam Hussein il pericolo delle armi nucleari) e la Guerra in Kosovo nel 1999.
A causa dello scandalo Lewinsky, nel 1998 il Congresso avviò un procedimento di impeachment contro di lui, procedimento da cui peraltro si salvò.
Fu un Presidente molto popolare.
Dopo, si è mantenuto vicino al mondo politico, in particolare sostenendo la carriera della moglie Hillary come Senatrice, nelle primarie democratiche del 2008 e infine come candidata sconfitta nel 2016.

29 maggio 2024

Robert Kennedy Jr per il ballottaggio nello Stato di New York

Robert F. Kennedy Jr. afferma di aver soddisfatto i requisiti di firma per qualificarsi per il ballottaggio a New York, un altro progresso chiave della sua campagna in una roccaforte democratica che potrebbe rivelarsi fondamentale nella battaglia per la Camera.
Lo Stato con capitale Albany sarebbe il ventunesimo la qual cosa permetterebbe al candidato indipendente di incidere su una piattaforma di duecentosessantanove Electors su cinquecento trentacinque.
Molta, comunque, la strada da percorrere.

29 maggio 2024

Il Segretario di Stato dell’Ohio difende l’esclusione di Biden

Il segretario di Stato dell’Ohio Frank LaRose ha criticato i democratici sul Wall Street Journal per aver programmato la loro Convention non tenendo conto della scadenza statutaria del suo Stato quanto alla partecipazione dei candidati al ballottaggio presidenziale.
“La legge mi impone di rispettare il limite come determinato cosa che il Partito Democratico non sembra disposto a fare.
Se di conseguenza i candidati democratici alla Presidenza e alla Vicepresidenza non saranno presenti nel ballottaggio statale, sarà una scelta del partito non mia”.

29 maggio 2024

Secondo Politico, i democratici temono novembre

“Un diffuso senso di paura si è insediato ai massimi livelli del Partito Democratico per le prospettive di rielezione del presidente Joe Biden, anche tra i funzionari e gli strateghi che avevano precedentemente espresso fiducia nell’imminente battaglia con Donald Trump”, riferisce in data 28 maggio Politico.
“Fin dall’inizio, i democratici hanno vissuto faticosamente, senza gioia, la campagna elettorale 2024.
Ma ora, a quasi cinque mesi dalle elezioni, l’ansia si è trasformata in palpabile trepidazione, secondo più di una dozzina di leader e operatori del partito.
E il divario tra ciò che i democratici hanno detto e dicono in TV o sulla stampa e ciò che scrivono ai loro amici non ha fatto altro che crescere man mano che aumentavano le preoccupazioni sulle prospettive di Biden”.

29 maggio 2024

Due approcci molto diversi ai dibattiti

Il prossimo 27 giugno sarà la prima volta che due uomini che hanno occupato lo Studio Ovale e intendano nuovamente farlo si incontreranno in un dibattito presidenziale televisivo.
Sarà l’occasione per confrontarsi sui programmi.
Il messaggio principale di Trump è ribadire che lui è forte e Biden debole.
Quello di Biden è che si preoccupa degli americani mentre Trump solo di se stesso.
I consiglieri del tycoon dicono che non ha bisogno di prove perché passa così tanto tempo a interagire con gli elettori e i media in manifestazioni come quella che ha tenuto nel Bronx, a New York la settimana scorsa, in interviste individuali e conferenze stampa quasi quotidiane presso il tribunale di Manhattan dove è sotto processo, nei ristoranti, ovviamente in tv, da essere più che pronto.

29 maggio 2024

Omaha deciderà le elezioni presidenziali 2024?

La mappa Polymarket 2024 Presidential Election Markets prevede la conferma di Joe Biden per duecentosettanta componenti il Collegio dei delegati eletti per la bisogna contro duecentosessantotto.
Il risultato sarebbe quindi determinato dal fatto che uno dei Distretti elettorali dei Maine e uno del Nebraska (i soli due Stati nei quali non si applica il winner take al method per l’attribuzione dei delegati di spettanza votandosi invece appunto per Distretto), esprimendosi difformemente rispetto agli altri e al complesso dello stesso Stato, si bilanciano.
Peraltro, se il Distretto di Omaha, collocato in un Nebraska fortemente repubblicano, per così dire, non dirazzasse come accaduto nel 2020, si arriverebbe ad un pareggio e l’elezione sarebbe decisa dalla rinnovata Camera dei Rappresentanti ai primi di gennaio 2025 con una votazione per Delegazione statale nella quale ogni Stato peserebbe uno a prescindere dal numero degli abitanti (per dire, il Wyoming, che ne conta meno in assoluto, e la popolatissima California sono nell’incombenza alla pari la qual cosa implica che il solo Rappresentante dello stesso Wyoming vale quanto i cinquantatre della California!).

28 maggio 2024

Voti elettorali (Electors) divisi nel Maine e nel Nebraska

In tutti gli Stati tranne due, gli Electors (con l’iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni visto che loro specifico compito è quello di eleggere effettivamente il Presidente) sono attribuiti con il ‘winner take all method’ (chi vince prende tutto).
Il candidato, cioè, che prevale per il voto popolare riceve tutti i voti elettorali ai quali quello Stato ha diritto.
Maine e Nebraska hanno però adottato un approccio diverso.
Utilizzando il metodo del Distretto Congressuale, questi Stati assegnano due Electors al vincitore del voto popolare locale generale e un altro al vincitore del voto popolare in ciascun Distretto (due nel Maine, tre nel Nebraska).
Ciò crea molteplici combinazioni in queste realtà che possono portare a un voto elettorale diviso.
Il Maine ha promulgato questa regola prima delle elezioni presidenziali del 1972, mentre il Nebraska l’ha promulgata a partire dalle votazioni del 1992.
La prima scissione è avvenuta nelle elezioni
del 2008.
Quell’anno, Barack Obama vinse il Secondo Distretto del Nebraska (Omaha e i sobborghi), ottenendo un voto elettorale democratico nello Stato per la prima volta dal 1964.
Il Maine ha avuto la sua prima divisione nel 2016, quando Donald Trump ha vinto il Secondo Distretto che copre la maggior parte dello stato lontano da Portland, Augusta e le vicine aree costiere.
In tutto lo Stato, il Maine aveva votato repubblicano per l’ultima volta nel 1988.
Nel 2020, ancora il Secondo Distretto in entrambe le situazioni è stato vinto dal candidato perdente del voto popolare in tutto lo Stato.
Era la prima volta che accadeva e i due suffragi si sono annullati a vicenda.
Si tenga presente che in assenza di un voto significativo da parte di terzi, è matematicamente impossibile per il vincitore del voto popolare dello Stato farlo senza prevalere almeno in un Distretto.

28 maggio 2024

La necessaria Rivoluzione Americana prossima ventura

“Vuoi diventare veramente ricco? Fonda una Religione!”. Ron Hubbard, uno che se ne intendeva visto che dalla sua opera letteraria del 1954, Dianetics, è nata Scientology.

È per questo che negli Stati Uniti le Religioni sembrano numerose quasi quanto i partiti politici?

“Sembrano” e “quasi”, perché il confronto alla fine è assolutamente impari.
L’ultima volta che mi sono divertito a contare i movimenti nazionali o supposti tali (non indagando in merito a quelli locali) sono arrivato a duecentoventiquattro.
E del resto, parlando solo delle candidature alla Executive Mansion – sia pure considerando che i due partiti maggiori schierano decine di aspiranti, gran parte dei quali perfino non identificabili, e che è possibile proporsi anche in un solo Stato superando lo sbarramento costituito dalle norme che regolano localmente il ‘ballot access’ – non si arriva ogni volta tranquillamente oltre le cinque/seicento?

Ciò detto – e nuovamente affermato che i due partiti (il Democratico e il Repubblicano, se qualcuno avesse dubbi) che dal 1856 si giocano lo scranno presidenziale hanno messo in piedi un sistema difensivo delle loro prerogative e priorità tale che arrivare a revocare in dubbio un risultato a loro esclusivo favore risulta quasi impossibile tanto che il solo candidato che sconfisse uno dei due esimi Nominati (l’ex compagno di partito William Taft, finito terzo) fu un già Presidente di straordinaria autorevolezza quale il repubblicano Theodore Roosevelt che comunque nel 1912 non prevalse (si impose il democratico Woodrow Wilson) – va dato atto a quella parte di movimenti e relativi candidati che, questi ultimi soprattutto, non si espongono per vanità o vanagloria come spesso, ad esempio, i ‘perennial’, della assai onorevole intenzione di rappresentare al loro meglio una idea, una ideologia, teorie politiche, sociali, economiche minoritarie spesso tramontate peraltro significative e in non poche occasioni storicamente importanti.

Constatato però che, oggi non da oggi per il vero ma più chiaramente, il sistema di selezione dei candidati (assai più di quello comunque pressoché blindato concernente le elezioni vere e proprie) dimostra gli anni che ha e gli affanni conseguenti (arrivano, diciamolo, nel corrente 2024 alla finale contesa novembrina due pretendenti che la maggior parte dell’elettorato non vorrebbe e questo solo per gli un tempo democratici e oramai perversi meccanismi di selezione interni ai due movimenti egemoni) viene da auspicare un radicale sommovimento.

Storicamente, quella che il sottoscritto ha a suo tempo definito “Seconda Rivoluzione Americana” è datata 1828/29.
Fu allora che una non ancora cosciente di se stessa borghesia – che trovò rappresentazione in Andrew Jackson – defenestrato l’ultimo esponente della ‘aristocrazia agraria’ (che aveva ideato e realizzato l’Unione, scritto Dichiarazione di Indipendenza, Carta Costituzionale, Bill of Right e, attraverso John Marshall, Chief della Corte Suprema, dettato regole giuridiche e giudiziarie pressoché definitive) John Quincy Adams, raccolta nel nascente e tuttora imperante Partito Democratico, cambiò, invano per pochi anni contrastata in specie dai Whighs, radicalmente la politica americana trovando poi, a partire dal 1854 anno di sua fondazione, un rivale alla fine, nei contrasti e nelle contrapposizioni, istituzionalmente (non hanno forse l’uno e l’altro, poco significanti le diversità, gli stessi collaudati meccanismi per arrivare infine condizionando le votazioni alla Nomination dell’in qualche modo – salvo Trump quindi percepito come nemico e alieno anche da molti dei teoricamente suoi – predestinato e si guardi alla fine fatta da Bernie Sanders quando cercò di buttare per aria il tavolo nel 2016 e 2020 – complice, il Partito Repubblicano.

Ciò detto, la “Quarta Rivoluzione Americana” (la “Terza” avendo avuto appunto rivoluzionariamente svolgimento, prima nel 2008 quando, inaudito, per la Nomination del Partito Democratico lottarono una donna, Hillary Rodham Clinton, e un nero, Barack Obama, e quest’ultimo prevalse poi a novembre, e in seguito nel 2016 allorché la medesima Signora arrivò addirittura alla Nomination e, sia pure sconfitta, allo scontro finale) che non solo auguro ma ritengo essenziale, necessita non della nascita o crescita di un terzo partito (aveva motivo Donald Trump di accusare nel corso della sua Convention il Libertarian Party di avere infine rinunciato a crescere per vivacchiare quasi nell’anonimato senza riflettere su come avrebbe potuto fare altrimenti?) ma di una implosione interna ad uno, meglio ad entrambi, dei due inaffondabili, cristallizzati e cristallizzanti vecchi movimenti egemoni.

Rivoluzione pacifica per carità indispensabile per fare sì che i due ormai lontanissimi popoli, che gli Stati contrapposti – cosa hanno a che fare, per dire, un californiano con un abitante dell’Idaho, un nuovaiorchese con un cittadino del Montana? – trovino nuova comunanza.

28 maggio 2024

Il percorso di Robert Kennedy Jr. verso il dibattito

Robert F. Kennedy Jr. ha la possibilità di partecipare al dibattito presidenziale di giugno, ma il tempo stringe mancandogli due dei quattro sondaggi nazionali favorevoli richiesti dal Comitato organizzatore.
Gli riuscisse, sarebbe il primo candidato presidenziale indipendente a salire sul palco del dibattito dal 1992, allorquando con George Herbert Bush e Bill Clinton si batté Ross Perot, e solo il terzo nella storia di questi confronti.

28 maggio 2024